#015 Uno Scopo morale

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Il sangue si rovesciò ai piedi del ragazzo.
"Bloodborn" esclamò la donna.
Una figura con testa a forma di lupo, con mascella da squalo, ruggito di leone e corpo umano, fece la sua apparizione.
"Non essere spaventato, Diego."
Il ragazzo non ascoltò la donna e si ritirò, facendo qualche passo indietro.
"Devi sapere...come puoi pretendere di imparare e vivere senza sapere?" Si avvicinò piano piano. "Lo stand, ti aiuterà a capire."
Una figura robotica e snella uscì dal corpo del ragazzo.
"Bloodborn, toccalo!"
Lo stand della donna si avvicinò e allungò un indice insanguinato sulla fronte del ragazzo.
Quest'ultimo serrò gli occhi.
Si trovò davanti ad un corpo oscuro che andava ad alta velocità verso la luce.
Qualcuno lo prese, si sentirono persone piangere ed esultare.
"Ani, questo è nostro figlio?" Chiese una figura con voce roca.
"S-si, maestro Dio." Rispose la donna.
Il ragazzo guardò bene la donna e riconobbe proprio la signora di prima.
La figura innalzò il bambino verso l'alto. "Diego Brando, questo è il tuo nome." Esclamò.
Il ragazzo venne riportato in quella zona buia, vide attraverso la luce delle persone con un marchio a forma di stella sul collo.
Egli si toccò il collo, capii che c'era una motivazione profonda dietro.
Andò ancora avanti, vagando nella zona oscura.
"Yare Yare Daze" disse un ragazzo vestito con un uniforme giapponese e un cappello nero.
"Sun light YELLOW OVERDRIVE!" Esclamò ragazzo mentre colpiva ripetutamente un uomo.
"CEASAR!" un ragazzo in lacrime chiamò qualcuno, non ci fu risposta,  e lui cadde sulle ginocchia.
"Crazy Diamond" urlò un altro con una capigliatura allungata. "DORA DORA DORA"
"GOLDEN EXPERIENCE REQUIEM" urlò un altro ancora e fu seguito da un rumore assordante.
"Riprenderò il disco di mio padre, questa è una promessa" disse con voce ferma e solenne una ragazza.
Il ragazzo vide come in un televisore, dei combattimenti, figure chiamate Stand, parole e parole che riuscì ad imparare.
"I-io, dove sono? Dov'è Diego Brando?" Si chiese mentre gli girarono davanti tutte storie che non conosceva, relazioni per cui piangeva e sentimenti nuovi di cui apprese in pochissimo il significato.
Tutto si bloccò e poco dopo vide Dio, che prende in braccio Diego.
"Rockson, trasformalo." Ordinò ad un suo seguace che con uno stand trasformò in pietra il ragazzo.
L'ultima cosa che vide Diego è proprio il viso del padre.
Il bambino piangeva e così anche Dio fece per scendere una lacrima.
"La mia ora...potrebbe essere vicina, i Crusaders...stanno arrivando." Si confrontò con Rockson.
"Perché l'ha fatto mio signore?" Chiese lui.
Dio lo guardò per poi tornare sul bambino. "Mio figlio possiede uno Stand molto forte, non ne ho mai visto uno così."
"Che cosa può fare?" Domandò.
"Non lo so con certezza, ma il bambino ha cambiato la sostanza del mio vino...rendendolo solido." Affermò Dio.
Se ne andarono verso un'uscita, salirono le scale ma Dio lo interruppe.
"Nessuno deve sapere di questo fanciullo...Pucci dovrà trovarlo ed usarlo per aiutarmi ad raggiungere il Paradiso."
Diego aprì gli occhi.
"Cosa ho visto?" Domandò così a sua madre.
"Parli, ne sono contenta." Fece uscire un sorriso enorme, mostrando tutti i denti allineati.
"I Crusaders, Dio, Pucci...siamo tutti collegati?" Domandò.
"Si, figliolo, sei un Joestar, la stella porta con se una specie di maledizione." Sospirò lei.
"Mamma...voglio...vivere." Disse con tono inquieto, facendo scendere qualche lacrima.
"E lo farai" ella si avvicinò accarezzandogli la guancia. "Però devi sapere controllare questo tuo potere, il tuo Stand."
Lui si alzò e andò verso la finestra, l'alba stava arrivando.
"Io sono nato due volte in un giorno." Stavolta si espresse con voce tranquilla e volto rilassato come di uno che sa di essere pronto per qualcosa.
"Vendicherò mio padre, i Joestar...dovranno soccombere" affermò con voce seria.
La madre si alzò. "Conosco un modo..." disse lei.
"Le frecce? Giusto?" Domandò lui.
"Non solo...hai visto nelle visioni, il Carcere di Dolphin Street?" Chiese lei.
"Si...vuoi prendere dei possessori di Stand?"
"Si, però ho altro in mente."
Ci fu un attimo di silenzio.
"Mio padre...alla fine mi voleva bene." Si voltò verso la madre. "Anche se, mi voleva per i suoi scopi."
"È così, era felice il giorno della tua nascita, e-"
"E triste quando mi rinchiuse in quell'involucro di pietra. Si. Lo so."
Ancora un silenzio piombò, stavolta vi era un'aria solenne e intellettuale.
"Devo capire bene, sono nato oggi, non so ancora che fare di tutto ciò" indicò verso il sole che ormai piano piano era sorto.

"Finalmente Luce."

To be Continued...

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