Un biglietto accartocciato venne buttata nel cestino.
"Che cos'era Joe?" Chiese Kyle arrogando la fronte.
Joe si sedette sul divano rosso di casa loro. Lo guardò e replicò con "Non ti preoccupare, era un volantino che non mi interessava" dopodiché chiuse gli occhi.
"Ok amico...ok." Rispose Kyle mentre frugava nelle tasche, dove trovò i suoi auricolari, li attaccò alla porta del cellulare, e fece partire la sua canzone preferita da Spotify "Don't let me down" dai Chainsmokers, entrò in camera sua lasciando la porta accostata e lanciò per terra la sua cartella, facendo così scivolare uno su l'altro tutti i libri.
Joe era ancora sul divano, stavolta aveva spalancato gli occhi, si grattò la fronte con la mano destra mentre con la sinistra produceva un ticchettio sul tavolino da caffè davanti a sé.
Lo sguardo era fisso.Contemplava. Faceva girare quelle manovelle nel suo cervello, forse qualche ingranaggio provava a rispondere a due domande. "Chi era Zeppeli? Devo andare dal maestro?"
Si alzò con impeto, sussultando il tavolo, posizionandosi davanti ad una finestrella che dava sul suo piccolo quartiere.
Vide la pioggia che fino a poco tempo fa era assente, osservò l'acqua che scendeva sul vetro davanti a sé. Plink, Plink. Udì questo suono. Plink, Plink. Si accorse che la finestra era accostata. Così la bloccò con il manico al lato sinistro.
Continuò a contemplare, facendosi ora altre domande. "Jotaro, tiene a me? Non mi hanno chiamato ne fatto sapere nulla."
I suoi occhi erano socchiusi, quasi tristi o malinconici. "Che stia esagerando?"
Fino a quando, i suoi occhi si spalancarono di nuovo dallo stupore, sì scansò dalla finestra per mettersi dritto e scrutò bene nella nebbia, unica di Londra, e nel palazzo posto dall'altra parte del suo, vide una figura fin troppo familiare, il suo colore beige era ben distinguibile assieme al suo ombrello rosso.
Sembrava Simone.
Preso da un dubbio corse versò il cestino, buttandola a terra, scansando tutta l'immondizia non necessaria, tra cui una buccia di banana, bustine del te, ed eccolo!
Aveva tra le mani un piccolo pezzo di carta accartocciato, lo ricompose, stando attento a non strapparlo.
"Via Kennedy n. 57." Sussurrò.
Ritornò verso la finestra, sbloccandola, fondandosi fuori dalla finestra con la testa e mettendo la mano sopra la fronte, facendo da scudo.
Mise a fuoco la vista.
Simone era tra il numero 56 e il numero 58.
"Simone è stato invitato dal maestro Chin Chu?" Si domandò per poi prendere il cellulare dalla tasca e vedere l'orario. L'ora indicava le 17:20.
"Ho ancora 4 minuti."
Indirettamente Joe, aveva deciso di partecipare all'incontro del maestro Chin Chung.
Si trovò all'entrata del suo appartamento mentre cercava un ombrello, che sia il suo o di Kyle non gli importava.
Alla fine prese proprio il suo, color verde bosco, scese le scale, nel mentre che il suo io razionale cercò di fermarlo e provare a riflettere, lui era già uscito dal palazzo.
Aprì l'ombrello, la pioggia si fece ancora più intesa e la nebbia divenne ancora più fitta.
Le gocce d'acqua cadevano come veri e propri mattoni, la sua testa ne risentì però rimase immobile, era determinato a capire, a scoprire perché. Quelle gocce lo facevano riflettere.
Ormai non riuscì più a vedere Simone, però il portone era davanti a lui. Era di quercia, sembrava antico, l'acqua non lo toccava minimamente grazie ad una piccola tettoia di pietra.
Avanzò la mano per bussare, ma non fece in tempo che la porta si aprì da sola e una strana armonia oscura lo pervase.
Era come se lo invitasse ad entrare ma allo stesso tempo gli stesse dicendo. "Stai attento Joe."
I suoi occhi non esprimevano sentimenti, un po' se lo aspettava.
Joe entrò comunque a testa alta, poggiando l'ombrello bagnato dentro il palazzo.
La porta si chiuse con un cigolio inquietante.
Non c'erano altro che scale davanti a sé, scale che portavano giù, non sa dove, non riuscì a scorgere la fine, ne una luce, ne un suono.
Inquietante, certo. Ma si sentiva sempre più attratto, provò una scarica di adrenalina che andava da una parte all'altra del suo corpo.
Passo, dopo passo, non si azzardò a fare rumori, volle capire che cosa c'era sotto.
Ancora un altro passo, le sue domande sparivano piano piano e altre fiorirono.
Un altro passo, finalmente poté vedere la luce, una specie di pallina in fondo a quella discesa di scale. E si chiese subito come avrebbe fatto a salire, sarebbe stato sicuramente faticoso.
Joe si grattò gli occhi, per la troppa polvere nell'aria.
E si rese conto che mancava un solo scalino. Altre domande saltando fuori
Vi era una stanza enorme, più o meno di 20 metri, con pareti e pavimento gialli, una specie di cerchio rosso vi era al centro, sembrava in tutto e per tutto un campo di combattimento.
I suoi occhi andarono a destra e nulla, ma poi a sinistra e vide una figura girata di spalle.
Quella si voltò. "Joe?" Chiese.
A Joe si spalancarono gli occhi. "S-Simone?"
"Allora era davvero lui..."
Si sentì un clap.clap.clap. Dalla parte destra del campo era apparso Chin Chung, con un nuovo kimono, stavolta sul verde prato, con un albero al centro di esso.
"Joe, dalla faccia di stamattina non mi sarei aspettato di vederti, ma eccoti."
"Chi sei tu? Che cosa vuoi?" Rispose Joe avvelenato.
"Il mio nome lo conoscete già, ma io sono un maestro Hamon. Ho insegnato tante tecniche a discendenti di utilizzatori Hamon" rispose con calma.
"Quindi vecchio...cosa vuoi?" Chiese anche Simone.
"Non tutti meritano i miei insegnamenti, solo uno di voi potrà averli e per questo dovrete combattere, colui che rimane in piedi vince tutto il mio sapere sull'Hamon, dovete guadagnarvelo."
"Mi potrò scontrare con Joestar? Uh?" Si chiese Simone scacciando una risata. " Finalmente..." continuò lui scrocchiandosi il collo.
"Non voglio avere nessun insegnamento" Joe si girò per tornare alle scale, ma venne colpito. Un pugno di colore grigio e nero lo prese dritto nello stomaco.
Chin Chung rise. "Non ti sembra strano? Un campo così grande e un palazzo così strano?" Rise ancora. "Joe, Simone, non potete scappare finché qualcuno vincerà la battaglia, e questo è il mio Stand."
Una figura apparve alle spalle dell'anziano, con collo allungato, vestito in kimono da Karatè, con il disegno di una tazza di tè, con strisce nere e grigie.
"Lui è Atlante."
Joe ebbe la faccia sconcertata e sconvolta, e un misto tra dolore e odio lo pervase.
Simone invece guardò lo stand e ad alta voce quasi urlando chiamò il suo. "Groot!"To be Continued....
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Jojo-Power at Hand Fan Fiction ITA
Hayran Kurgu2016. Dopo gli eventi di Stone ocean, Jotaro e Jolyne Kujo ritornano alla loro vita quotidiana. Tutto ok fino a quando una missione a Londra li porterà a conoscere un membro perduto della loro famiglia. ------ Fan fiction tratta dall'opera di Araki...