L'intimità dei ricordi

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Era uscita da quella sala rumorosa tenendo un basso profilo. Aveva deciso di seguire il suo sesto senso, rimasto come retaggio della guerra appena trascorsa.
Svoltando l'angolo vide il Professore varcare il portone d'ingresso del castello.
Lo seguì di nascosto fino alla radura appena fuori dai confini, percependo il freddo di fine ottobre arrivarle sotto la pelle.
Si strinse sulle braccia, continuando imperterrita a tenere d'occhio l'uomo.
Lo vide smaterializzarsi.
Dove poteva essere andato?

Riflettè per cinque buoni minuti, mentre il suo cervello tentava di connettere le informazioni tra loro.
Forse Spinner's End?
Decise che avrebbe provato a vedere.
Non si domandò del perché di quel moto di apprensione, agì d'istinto.
Si concentrò sulla meta e la fastidiosa sensazione dello strappo all'ombelico l'avvolse.
Si ritrovò di fronte alla sua casa, ma pareva fosse completamente chiusa, buia.
La ragazza comunque tentò di entrare.
Non si fermava mai alle apparenze, approfondiva tutto, sempre e non solo nello studio, ma anche nella vita.

Entrò in quella casa piccola, mentre un prepotente odore di muffa le invase le narici, notando il pulviscolo aleggiare nell'aria, illuminato dai raggi della luna filtrati dalle finestre.
Decisamente quella casa era desolata.
Si guardò attorno interrogativa.
Poi, d'improvviso, un pensiero le pervase la mente.
Il 31 ottobre.
La data della morte di Lily e James Potter.
Ricordava bene il momento in cui, con Harry, era andata a depositare sulla loro tomba una ghirlanda di candidi gigli.
Godric's Hollow.
E ricordava bene quando Harry, tornata a casa dal ricovero al San Mungo, le aveva raccontato dei ricordi del Professore.
Non ci pensò due volte, smaterializzandosi di fronte alla casa dei genitori di Harry.

Quella casa fatiscente apparve davanti ai suoi occhi, mentre tentava di riprendere fiato dalla smaterializzazione.
L'intonaco del muro sgretolato era, per buona parte, ricoperto dall'edera, quasi volesse sorreggere la casa stessa, in un abbraccio protettivo.
Vide il cancelletto socchiuso, ma non fece molto caso. I vandali o i saccheggiatori non erano una novità, da quando la guerra era iniziata.
Con la bacchetta pronunciò un Lumos ed entrò nella casa.

All'interno di quelle mura gli arredi erano rimasti intatti, intrappolati dalla polvere, testimone della desolazione di tanti anni.
Temeva di toccare qualsiasi cosa, persino i muri. La paura di trasformare con un semplice tocco quegli oggetti in minutissime particelle, era tanta.
Si guardò attorno, immersa nel buio, illuminata dalla fioca luce della bacchetta.
Alzò poi lo sguardo sulla scalinata che portava al piano superiore, notando uno strano chiarore.
Salì cautamente le scale. Forse qualche vandalo era entrato in casa, appropriandosi indebitamente di quello spazio.
Arrivata in cima alle scale girò piano l'angolo, spegnendo la bacchetta e rimanendo di pietra.
Una sagoma fin troppo riconoscibile, imponente e soprattutto nera era ferma in mezzo a quella polverosa stanza.
Lame di luce lunare s'infrangevano contro il volto del Professore, rivelando l'espressione degli occhi straziata dal dolore.
Aveva guardato a terra, vicino a quel lettino così fragile, per poi alzare lo sguardo sulla finestrella, contemplando il paesaggio esterno.

Hermione capì subito che non era una buona idea rivelarsi in un momento così delicato e intimo, quindi arretrò di qualche passo.
Nel compiere quell'azione però, non guardò a terra, schiacciando alcuni detriti vitrei.
Si bloccò all'istante sentendo, flebile ma ben udibile, il tipico suono di rottura delle schegge.
Rimase immobile, pensando di esser passata inosservata, ma d'un tratto una luce abbagliante accecò i suoi occhi, ritrovandosi la punta della bacchetta davanti al proprio naso.
-Granger!- disse irritato il Professore, ma sottovoce quasi volesse mantenere immacolato dalla sua rabbia quel delicato templio di dolore.
-Professore- disse incerta la ragazza.
-Cosa ci fai qui?!-
-Potrei farle la stessa domanda-
-Granger- ora il suo tono appariva decisamente minaccioso -mi hai seguito per caso?- la domanda fu posta con una certa ironia.
-I...io...beh..-
-Vattene-
-Professore..-
Non la lasciò parlare -Ho detto di andartene, Granger!-
-Non può cacciarmi da qui!-
Da dove aveva preso tutto quel coraggio?
Aveva trattenuto il fiato, dopo quell'affermazione.
Il mago non disse nulla.
Semplicemente la superò, ignorandola.
Lei lo seguì con lo sguardo, per poi corrergli dietro a gran velocità.

Il mago senza voltarsi, percependo la presenza della Grifondoro dietro di lui, disse solamente -ti sei smaterializzata senza alcun consenso da parte della scuola, domattina informo la Preside e presto sarai sul treno di ritorno-
-Aspetti, Professore!-
Ma parve non voltarsi.
-Aspetti!-
Di nuovo nulla. Nessun suono da parte di lui.
Il terrore di venire espulsa le fece compiere un ultimo e disperato gesto.
-Aspetta, Severus!-
In quel preciso istante l'uomo si fermò, quasi fosse stato pietrificato sul posto.
Lei lo raggiunse, riprendendo poi fiato reggendosi sulle ginocchia.
Si voltò lentamente verso la ragazza, socchiudendo pericolosamente gli occhi.
-Come mi hai chiamato?!- proferì incredulo.
Hermione aveva capito.
Aveva capito che quello era il punto di non ritorno. D'altronde prima o poi la questione sarebbe saltata fuori. Sperava solo con un ritardo che coincidesse con la fine dei M.A.G.O.
Prese un respiro profondo e, prima che il Professore la riempisse di insulti, parlò.
-Ero preoccupata per lei. Non ho capito fin da subito dove fosse andato, ma poi ho ricordato dell'anniversario di Lily Potter-
Il mago si avvicinò pericolosamente all'alunna.
I loro visi vicinissimi. Troppo vicini.
Hermione poteva sentire l'alito caldo del Professore sfiorarle la fredda pelle del viso, in una piccola condensa.
-Tu...non sai nulla...-
Aveva pronunciato quell'affermazione carica d'odio e dolore.
-Ho obliviato i miei genitori, so bene cosa vuol dire perdere qualcuno di caro-
-Granger..- disse incerto il Professore, il quale provava una certa repulsione verso le rivelazioni delle persone. Lo mettevano in difficoltà.

E d'istinto la ragazza, senza dire nulla, si sporse di quei pochi centimetri. Riempendo quel piccolo ma immenso vuoto presente tra loro.
Fu un gesto fatto con il cuore.
D'istinto.
Senza pensare alle conseguenze.
Senza pensare alla differenza d'età.
Ma, esaurita quella magia impulsiva, la ragazza si staccò dal mago, come scottata. Portandosi la mano sulle labbra e sbarrando incredula gli occhi.
Aveva baciato un Professore.
Non un Professore a caso.
Aveva baciato Severus Piton.

Legame indissolubile - snamioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora