Il cuore della verità

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-Ti conviene parlare della notte al molo, Granger- disse con tono repentino, mentre la guardava dalla sua imponente altezza.
Si sentiva così piccola di fronte a lui..
Deglutì.
-Professore, non so di cosa stia parlando- tentò di dire con tono quanto più sicuro possibile, mentre il battito già accellerato di Hermione ebbe un'impennata.
No, non era possibile che fosse giunto a quella verità. Chi poteva averglielo detto?
Ginny quel giorno era stata con lei e ci avrebbe messo la mano sul fuoco rispetto alla sua lealtà. E poteva pensare della stessa cosa nei confronti della McGranitt.
-Non mentire, con me non funziona questo giochetto. Te lo ripeto per un'ultima volta: parla-

Hermione strizzò gli occhi.
Si.
Lo aveva capito.
Ed ora era nei guai.
Contava di dirgli la verità una volta uscita da quel castello, a studi completati.
E invece era lì, due mesi dopo l'inizio delle lezioni, con il terrore di non arrivare viva alla mattina seguente.
O la prospettiva poco alettante di un anno scolastico difficile, tra le grinfie di quel Professore.
Poteva già prevedere gli insulti, le punizioni e i punti tolti alla sua casa, non appena le capitasse a tiro.
Ma proprio in quel momento un pensiero si fece strada in lei: un uomo con un passato travagliato, dall'infanzia violenta, da un amore non corrisposto, dall'adolescenza rovinata da una scelta sbagliata e dall'obbligato ruolo di doppiogichista, meritava ancora il silenzio e le bugie?
No.
Ed era ora che il mago potesse essere ricambiato di tutti i sacrifici compiuti.
Anche se solo mosso dall'amore per Lily.

Aprì gli occhi, prendendo coraggio e fissando quell'uomo apparentemente imperturbabile, apatico.
Si alzò dalla sedia, avvicinandosi a lui e ponendovisi di fronte.
-Ha ragione, Professor Piton. Sono stata io a salvarla quella notte-
Per la prima volta in vita sua, Severus trattenne stupefatto il respiro. Per intuizione e logica era arrivato a lei, ma quella conferma fu come una doccia gelata.
Si guardarono per interminabili minuti negli occhi, senza pronunciare una sola parola, mentre l'unico rumore in quella stanza apparteneva ai rispettivi respiri.

-Dovevi lasciarmi morire-
Poche parole.
Lapidarie.
E di nuovo le stava dando del tu.
Hermione quindi si sentì in potere di fare altrettanto.
-Ho sentito la conversazione tra te e Silente, di quando ti chiese di ucciderlo. Ho mantenuto il segreto, ma non potevo lasciarti morire in quel posto putrido, non lo meritavi.-
Severus fu nuovamente stupito nel sentire quelle parole, pronunciate con fermezza.
Non riconobbe più quella ragazzina dal tono fastidiosamente saccente, immersa nei libri e con una chioma ribelle.
No.
Davanti a lei c'era una donna.
E per la prima volta qualcuno lo aveva avvalorato. Una sensazione tutta nuova, che gli portava non poco disagio.
Ma nonostante ciò non si scompose, continuando a guardarla negli occhi.
-Salvandomi hai decretato un prolungamento della mia tortura, Hermione-

La ragazza sussultò sul posto.
Sentire il proprio nome pronunciato dal Potion Master, fu alquanto strano e qualcosa nel suo cuore si smosse.
-No, ho deciso di darti una seconda opportunità di vita- quanto avrebbe voluto terminare la sua frase proferendo il suo nome!
Ma la paura che vi si ritorcesse contro era tanta, troppa. Aveva già osato fin troppo, dandogli del tu e non voleva approfittare troppo della Dea bendata.

Il Potion Master ignorò quell'ultima affermazione, ignorò anche il fatto che la ragazza si fosse presa la libertà di quel tono fin troppo confidenziale. Proiettò la propria attenzione su una domanda impellente.
-Come hai fatto?-
Hermione sorrise amaramente.
-Semmai come ABBIAMO fatto- marcò il verbo plurale, facendo poi una breve pausa e riprendendo -Fanny ha percepito la tua lealtà verso Silente e ha versato le sue lacrime sulle tue ferite. Io ti ho portato al San Mungo e ti hanno sottoposto ad una trasfusione-
Aveva volutamente omesso il dettaglio che in quel processo di trasfusione vi fosse anche lei.
Il mago la scrutava così attentamente che si accorse ben presto del gesto della ragazza: per pochi secondi aveva chinato la testa all'altezza della piega del gomito, passandosi involontariamente un dito.
"È stata lei a donarmi il suo sangue"
Non disse nulla, continuando poi a guardare il volto di quella ragazza.

All'inizio si era detto pronto ad offendere liberamente chiunque fosse stato l'artefice di quel stupido salvataggio.
Ma ora?
Era ammutolito.
Teso.
Provava un profondo disagio.
Si pentì di averle dato quel mese di punizione. Non tanto per il fatto che in quel momento non avrebbe voluta punirla per il suo "atto eroico", quanto per quella tortura quale la vicinanza fisica.
Vicinissima.
Quella stessa ragazza che, segretamente, gli aveva smosso una qualche gradevole forma di sentimento.
Quelle stesse labbra che lo avevano riportato vicino al concetto di vita, con un semplice e casto bacio.
E solo ora, costretto a tenere un certo distacco data l'ovvia gerarchia di ruoli, ammetteva che qualcosa fosse cambiato in lui, attraendolo con una potente ed invisibile forza verso di lei.
E come se la ragazza gli avesse letto la mente, fece un passo verso di lui.
Quel gradevole e dolciastro profumo di ciliegia lo avvolse come in un abbraccio, sentendone i benefici.
Rimase impassibile, guardandola con quegli occhi neri come la notte, in cui ci si poteva perdere.
Un altro passo verso il Potion Master.
E le distanze si annullarono.

Legame indissolubile - snamioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora