Abisso sublime

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L'alba che si stagliava dietro le montagne, risultava disperatamente bella, quella mattina.
E dei colori rosati si riflettevano sulla placida e nera superficie del Lago Nero.

Hermione osservava assorta le piccole increspature schiumose delle onde a riva, ripensando a ciò che era accaduto la sera precedente. Si ripeteva costantemente che non poteva essersi innamorata dello stesso uomo che le aveva brutalmente dichiarato di non provare nulla.
Come poteva essere la stessa persona che, a Natale, le aveva regalato quella fine ed intarsiata collana, che celebrava il suo nome? Che le aveva tolto il fiato con quei baci dolci e appassionati? Che le aveva esaudito il desiderio di presenziare alla cena di Natale, solo per lei?
Pianse silenziosamente, piegandosi a terra e mischiando le proprie lacrime a quell'acqua scura.
Di una cosa era certa.
Si era innamorata, perdutamente.
E lui l'aveva rifiutata per l'ennesima volta, utilizzando tutta la cattiveria che possedeva.
Non l'avrebbe più rivisto, dopo i M.A.G.O.
Sarebbe divenuta una delle tante e anonime donne che aveva incrociato.
Non avrebbe nemmeno acquisito la cattedra di Pozioni. Non voleva vederlo ne frequentare le sue lezioni.

Strinse ancor di più le palpebre, mentre il ricordo delle ultime frasi si insinuava nella sua mente in modo subdolo.
"lo vuoi un resoconto dettagliato di ciò che, durante la carriera, ha compiuto un mangiamorte come me?"
Quella frase rimbombava dolorosamente nella propria testa. Non voleva immaginare l'uomo che amava, in preda agli impulsi più primitivi, con altre donne.
Finirono le lacrime, quando il sole oramai era sorto tra le vette imponenti.
Ed era rimasta immobile con gli occhi puntati su quell'acqua scura.
Così scura da avvolgerti.
Così fredda da mozzarti il fiato.
Così dolce nel cullarti verso il sonno eterno.

In uno stato di trance, tolse il proprio mantello e la divisa della scuola. Camminò verso la riva con passo lento.
Non appena i piedi toccarono l'acqua, un brivido intenso le percorse tutto il corpo.
"Sarà veloce"
Un altro passo. Sentì in lontananza gli studenti intenti ad iniziare le lezioni.
Terzo passo. La consapevolezza di non essere amata la investì in pieno.
Quarto passo. Desiderava dolcezza e forse l'avrebbe trovata tra le acque gelide del lago.
Quinto passo. Sprofondò nell'oscurità del Lago, senza avere il tempo di metabolizzare ciò che stava accadendo.
In quei vasti fondali, spiccava l'esile figura della ragazza, illuminata da tenui raggi di luce.
E come una foglia in un giorno d'autunno, si depositò in modo leggero sulla superficie solida di quel specchio d'acqua.
Ammirava con occhi socchiusi ciò che la sovrastava, mentre percepiva l'acqua invaderle i polmoni e portarla in uno stato di incoscienza.
Prima del buio, rivide gli occhi neri del Potion Master guardarla con una dolcezza mai vista ad ora.

Il patronus del Potion Master riapparve nel giro di pochi minuti che, nella percezione del Mago, parvero infiniti. Quella vivace luce azzurrognola gli fece intuire di seguirla e così fece, finché non si fermarono di fronte agli effetti personali della ragazza, vicino al lago, e questa svanì nel nulla.
Severus si guardò attorno, notando che non vi fosse anima viva ma, dalle fresche orme rinvenute vicino alla riva, intuì l'accaduto.
Si precipitò di getto nel lago, togliendosi il mantello e provando una gelida e spiacevole sensazione a contatto con l'acqua.
Senza esitazione nuotò sott'acqua, guardando con occhi socchiusi il panorama circostante.
E poi la intravide.
Pallida, cadaverica, distesa su quel fondale.
Nuotò con fatica, sentendo l'atrofizzazione dei muscoli dovuta alle basse temperature.
Ma la volontà di salvarla era assai più forte.
Non voleva perderla.
La prese con se, riportandola quanto più velocemente possibile in superficie.

Dopo essersi riversato sulla riva, trascinò Hermione lontano da quell'acqua infernale.
Guardò subito il suo viso, prendendolo tra le mani.
Non reagiva.
Le labbra violacee risaltavano su quella pelle troppo bianca.
Provò a scuoterle le spalle, ma ancora nessuna risposta.
Di fretta evocò nuovamente il proprio patronus, ordinandogli di andare ad avvisare tempestivamente Minerva, ignorando tutti i potenziali rischi del caso.
La cosa più importante, in quel momento, era salvare quella ragazza.

Hermione giaceva sul letto dell'infermeria, mentre Madama Chips si apprestava a somministrale la Pozione ricostituente alla Mandragola.
Piton e la McGranitt erano rimasti per tutto il tempo ad osservare la ragazza e, solo quando l'infermiera aveva chiesto loro di uscire, iniziarono a parlare.
Rimasero poco distanti dalla porta d'entrata. Sul viso della Preside vi si leggeva chiaramente dell'apprensione.
-Severus, come credi sia potuto accadere?-
Il Professore poteva facilmente intuire il motivo di quel gesto estremo, ma liquidò quella faccenda rispondendo -non ne ho idea. Quando la Signorina Granger si sveglierà, lo sapremo-
-È stato provvidenziale il tuo sesto senso, se non l'avessi cercata...per Godric, non voglio pensarci-
La discussione stava prendendo pieghe imbarazzanti. Per fortuna, ad interrompere quel pericoloso discorso, vi fu l'entrata irrompente della piccola Weasley.
-Dov'è?- chiese allarmata.
-In infermeria, Signorina Weasley- disse atono il Professore -ma non può entrare-
-Ma devo vederla!- sbottò lei, incurante di chi avesse di fronte.
S'intromise l'anziana strega -Signorina Weasley, finché Madama Chips non darà il consenso, è inutile rimanere qui ad aspettare, appena avremo aggiornamenti, la chiameremo-
La rossa se ne andò sconsolata.
-Devo andare- proferì sconfortata la Preside, lasciando solo il Professore che, dopo un'ultima fuggente occhiata al letto di Hermione, fece altrettanto.

Legame indissolubile - snamioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora