Capitolo 14

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<<Ti fa molto male?>> Michael passò del ghiaccio avvolto in uno strofinaccio al ragazzo che aveva aiutato a mettersi seduto sul divano. Quando Ashton gli aveva tirato un pugno, era uscito dal suo appartamento preoccupato per il rumore, e aveva trovato Alex Jackson steso a terra dolorante, con una mano premuta sulla faccia. Lo aveva aiutato ad alzarsi, con le mani sotto le spalle, e lo aveva portato in casa del professore di matematica, che lo aveva guardato completamente incazzato.

Alex Jackson era il loro migliore amico. Anzi, il loro ex migliore amico. Lo avevano conosciuto in quarta elementare, era un bambino vivace, con una enorme passione per la musica e un gran sorriso, da cui si intravedeva la mancanza di un dente. Voleva mettere su una band e aveva chiesto a lui, lo strano ragazzino fissato con i videogiochi e i fumetti, e ad Ashton, il misterioso nuovo arrivato, di collaborare. Contro tutte le aspettative dei loro genitori e di alcuni professori, si era creato un bel gruppo, avevano iniziato a suonare delle cover tra di loro, poi a scuola, durante le assemblee, e qualche volta nei bar. Erano un trio inseparabile, medie e superiori insieme, ma per alcuni avvenimenti si erano separati. Ashton in primis si era allontanato da lui, per colpa di Alex aveva dovuto affrontare delle brutte esperienze, e ritrovarselo davanti era stato troppo per lui.

<<Non gli fa male Mike, può alzare quel culo da imbecille che si ritrova e andarsene via da qui.>> commentò Ashton, stringendo forte i pugni, sentendo quasi un prurito sui palmi. Voleva tirargli un altro pugno in faccia, e cacciarlo immediatamente da casa sua.

<<Ash, lo hai fatto male sul serio, fermati.>> Calum aveva parlato senza pensarci, trovandosi subito dopo sommerso dagli sguardi dei presenti. Specialmente da quello di Michael Clifford che non si era reso conto della sua presenza.

<<Che cazzo ci fa Calum Hood con la camicia sbottonata in casa tua?>> aveva quasi urlato, indicando il ragazzino con una mano, che pregava di scomparire nel pavimento. Probabilmente Ashton lo avrebbe ucciso.

<<Ripetizioni di matematica.>> disse il professore, incrociando le braccia al petto e alzando il mento.

<<Pensi che io sia stupido? E non guardarmi in quel modo Ash.>> Michael fece il giro del tavolo, trovandosi di fronte al suo migliore amico <<Avevamo deciso di non fare cazzate dopo quella volta, non possiamo permetterci di finire di nuovo nei guai.>> nella testa gli comparve il viso di Marlene, e si rede conto che la cazzata l'aveva fatta anche lui.

<<Quale quella volta? >> chiese Calum confuso, richiudendosi la camicia. Michael e Ashton lo guardarono, rimanendo però in silenzio.

<<Penso che sia colpa mia.>> mormorò Alex, che intanto aveva posato il ghiaccio sul tavolo, rivelando un piccolo livido violaceo sul naso che fece sorridere Ashton.

<<Cioè?>>

<<Ok, e questo è tutto. Hood, ci vediamo a scuola. Hai ancora delle...carenze con le espressioni.>> Michael rivolse uno sguardo scocciato ad Ashton, che completamente rosso in viso, aveva infilato le mani in tasta.

<<No, voglio sapere. Sembra una cosa seria.>>

<<Lo è. Anche se è un fatto vecchio ormai.>> Alex si era alzato, per controllare di non essersi rotto niente quando aveva sbattuto sul pavimento.

<<Jackson, fatti i cazzi tuoi. Hood, vattene via. Ora.>>

<<Perché? Non sono un bambino Ashton, e non pensare che non mi sia accorto di niente.>> Ashton lo guardò con un sopracciglio alzato, confuso, mentre si sistemava la bandana bianca tra i ricci.

<<Oh, andiamo. Non ti fidi delle persone, sei scostante con tutti e tutto, sembra che a volte non provi emozioni. Per nessun essere umano. Casa tua è immacolata, letteralmente sembra che non ci abiti nessuno, non hai foto né niente, e sono tutte cose piuttosto strane.>> Calum guardò negli occhi Ashton, Michael guardava Calum e Alex passava il suo sguardo fra i tre ragazzi, per poi rivolgersi al rosso tinto.

&quot;What about us?&quot; • Michael Clifford •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora