Capitolo 31

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Quando Calum uscì di casa, quella mattina, non si stupì del fatto che stava piovendo forte. Già dalla sveglia aveva intuito che la giornata sarebbe stata una merda. Si era alzato senza voglia, cadendo quasi dal letto, dato che si era incastrato tra le pesanti coperte, e aveva provato a mangiare la colazione preparata dalla sorella, fallendo. Sentiva lo stomaco chiuso, e un senso di ansia percorrerlo per tutto il corpo. Quello era un giorno particolare. Sarebbe andato al cimitero, per visitare la tomba dalla madre. Di solito, ci andava quando era l'anniversario, non essendo abbastanza coraggioso da andarci spesso, ma quell'anno era stato diverso. Si era ubriacato al punto da dimenticarsene completamente, e il giorno dopo si era sentito in colpa. Come poteva andare lì, davanti la tomba della madre, dopo essersi comportato come un completo coglione ubriacandosi in quel modo? Ma Ashton, dopo una lunga chiacchierata durante la cena, lo aveva convinto ad andare.

L'unica cosa positiva era che il suo ragazzo aveva deciso di accompagnarlo, per non farlo stare da solo, e dopo il cimitero, insieme, avrebbero fatto una visita a Francesca, la ragazza dell'incidente. Il riccio aveva finalmente preso il coraggio di andare da lei e di chiederle scusa. E in quel momento lo stava aspettando in piedi vicino la sua auto, con un ombrello a ripararlo dalla pioggia insistente. Indossava degli skinny jeans, una felpa nera e tra i capelli aveva una bandana bianca, per tenere a bada i ricci scuri che quel giorno sembravano ancora più ribelli. Doveva aver dormito poco e male, dalla faccia stanca e pensierosa che aveva.
Appena vide Calum uscire dalla porta di casa, gli si avvicinò, con un leggero sorriso. Il moro gli lasciò un bacio a stampo, accoccolandosi un po' a lui in un semi abbraccio.

<<Sei pronto?>> gli sussurrò il professore, accarezzandogli i capelli e spostandogli una ciocca che usciva fuori dal disordinato ciuffo che il ragazzino aveva provato a fare. Il più piccolo annuì.

<<Cal, devi tornare a casa per cena.>> una voce li fece sobbalzare, e si staccarono velocemente. Erano così concentrati l'uno verso l'altro, abbracciati, con il rumore della pioggia in sottofondo, da essersi completamente dimenticati che la porta era rimasta aperta. E in quel momento David Hood li stava guardando con un sorrisetto allegro sulle labbra, poggiato allo stipite della porta solo con una spalla. Aveva visto come Ashton aveva accarezzato i capelli del figlio, incastrando le dita tra i capelli neri, e aveva visto anche lo sguardo dolce che gli aveva riservato durante quel gesto, quindi aveva subito capito che non doveva preoccuparsi di questo ragazzo. Voleva, però, assolutamente conoscerlo meglio. Infondo era comunque suo padre, e il fatto che suo figlio avesse trovato una persona che amava, come lui aveva trovato anni prima sua moglie, lo rendeva felice e curioso.
Calum deglutì, girandosi verso il padre.

<<Papà...>> passò lo sguardo dal padre al suo ragazzo, <<P-posso rimanere a dormire da Ashton stanotte? Così possiamo stare un po' insieme. Domani mi accompagnerà lui a scuola.>> chiese di getto, sotto lo sguardo ancora stralunato del maggiore, che non stava capendo niente di quella situazione.

<<A casa per cena.>> ripeté gentilmente, facendo un occhiolino al figlio e chiudendo la porta.

<<Dai, ci ho provato.>> Calum si girò verso Ashton, che lo guardava come se fosse un alieno. Il padre del moro aveva visto il figlio abbracciato ad un completo estraneo, che era anche più grande di lui di qualche anno, e non aveva battuto ciglio.

<<Tuo padre sa che io...che noi...>> sentiva le parole bloccate in gola, e un rossore colorargli le guance.

<<Gliel'ho detto subito dopo la gita. Siamo sempre stati una famiglia unita, gli ho sempre detto tutto di me e non volevo nascondergli te. Tranquillo, hanno reagito bene.>> Ashton non parlò, semplicemente si avvicinò a lui e lo baciò. Calum lo riteneva così importante da rischiare tutto e parlare di lui alla sua famiglia. Sentiva le farfalle nello stomaco, e strinse a se quel ragazzino che lo faceva sentire la persona più importante dell'universo.

&quot;What about us?&quot; • Michael Clifford •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora