Capitolo 15

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Ashton sbatté la porta dell'appartamento di Michael, trovandolo seduto sul divano con affianco un confuso Alex. Stavano in silenzio, come se cercassero un argomento di conversazione, e il rosso tinto ringrazió mentalmente il suo migliore amico per essere entrato proprio in quel momento. La situazione stava iniziando a diventare alquanto imbarazzante.

<<Ok tu ora mi dici che cazzo ci fai qui, perché cazzo sei tornato.>> il tono del riccio era autoritario. Se ne stava lì, in piedi davanti a loro, con le mani sui fianchi e un'espressione indecifrabile. Più che altro si stava trattenendo dal tirargli un altro pugno in faccia. Alex abbassò la testa e si torturó le dita, un gesto che faceva ogni volta che era nervoso e che i due ragazzi conoscevano bene.

<<Sono qui perché... voglio chiedervi scusa.>> Michael spalancò la bocca, incredulo, mentre ad Ashton caddero le mani lungo i fianchi. Si aspettavano tutto, ma non questo <<In realtà è una delle "prove della vita" che lo psicologo del centro mi ha detto di fare, una cazzata, che però avevo già intenzione di fare molto tempo fa.>>

<<Psicologo? Centro? Di che stai parlando?>> il rosso tinto era ancora più confuso di prima. Se ne stava seduto a gambe incrociate sul divano a fissare quel ragazzo nervoso davanti a lui, che non li aveva ancora guardati negli occhi. Lo videro sospirare e riprendere il discorso.

<<Quando è successo il fatto della ragazza i-io sono quasi impazzito. Voi due vi eravate allontanati da me, e io mi sono ritrovato da solo con quei tipi lì. Non sto dando la colpa a voi, anzi, la colpa è mia. Ho continuato a bere e fumare per anni, la mia vita è andata sempre più a rotoli. Non riuscivo a trovare un lavoro, una ragazza, perché ero costantemente fatto. Poi qualche mese fa mi sono svegliato da solo, dopo una forte sbronza, su un marciapiede. Puzzavo da schifo, avevo gli stessi vestiti da due giorni, due giorni di cui non ricordavo niente. E lì mi sono reso conto di aver toccato il fondo. Mi facevo schifo, ero a pezzi e solo, così sono andato in uno di quei centri di disintossicazione e ci sono rimasto per tre mesi. È stato un periodo durissimo, a volte pensavo di non farcela. Spesso speravo di morire, pregavo la sera di non risvegliarmi al mattino dopo. Mi sentivo così male con me stesso per quello che vi ho fatto...che ho fatto specialmente a te, Ashton, da voler mettere fine alla mia vita.>> l'ennesimo sospiro, e finalmente li guardò negli occhi <<Ma non so cosa mi ha dato la forza di andare avanti, giorno dopo giorno. Ho finito il mio percorso lì, ma ho continuato a vedere uno psicologo che mi ha dato delle "prove della vita" da compiere: chiedere scusa alle persone a me care. Ai miei genitori, ai miei parenti, a voi. E quindi sono qui, a scusarmi. A dirvi che mi dispiace e che sono veramente pentito per avervi buttato in quella brutta mischia. Sono contento che siate riusciti ad uscirne fuori, perché non ve lo meritavate. E nemmeno io ho mai meritato degli amici come voi.>> finì il discorso, asciugandosi gli occhi lucidi. Aveva tirato tutto fuori e ora che aveva finito si sentiva più libero.

<<Noi non siamo amici.>> sussurrò Ashton, incrociando le braccia al petto e voltandosi.

<<Ash...>> Michael si alzò in piedi, cercando di far ragionare l'amico. Non è che Alex fosse uno stinco di santo, e sicuramente non sarebbero tornati un trio da un momento all'altro, però non poteva comportarsi così per sempre.

<<No, Mike, va bene così. Non mi aspettavo niente, anzi già è tanto che mi abbiate ascoltato senza massacrarmi di botte.>> si toccò leggermente il naso, ancora dolorante <<Volevo solo farvi sapere queste cose, ora me ne vado.>> fece per alzarsi, ma Michael lo prese per il braccio.

<<No, fuori è buio e non è il caso di metterti a guidare. Di sopra ho una stanza per gli ospiti, dormirai lì.>> mentre parlava continuava a guardare la schiena di Ashton, che non si era ancora girato. Alex gli sorrise, un sorriso sincero.

&quot;What about us?&quot; • Michael Clifford •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora