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"Devi andare sempre avanti, finché reggono le gambe, finché il sangue non smette di gocciolare."

La sua mano lasciò il viso della piccola Arianna.

"Muori quando non c'è più sangue o quando quello che avevi l'hai reso sporco."

Iniziò ad allontanarsi dalla bambina calpestando i fiori che accompagnavamo gentilmente l'erba.

"Ma tu sei pura, piccola mia Ari."

La sua voce iniziò a sfocarsi.

"Finché reggono le gamb-" Un forte vento rese impossibile percepire le ultime parole.

"Nonno!" Arianna si mosse nel letto.
Ricordava ancora quando le aveva fatto quel discorso all'incirca cinque anni fa.
"Finché reggono le gambe." Glielo ripeteva sempre.

Si alzò è andò a prepararsi, si truccò e si mise un vestitino. Erano circa le nove di sera, si addormentò il pomeriggio come capitava spesso quando sua mamma non c'era per lavoro, saltando così la cena.

Di lì a poco sarebbe arrivata alla festa di un'amica di Matt.

"Tutto bene?" Le chiese appena entrò in auto.
"Perché?" Domandò in risposta. "Nulla sembri...scossa." Disse sono averla inquadrata.

Lo era eccome, quel sogno l'aveva destabilizzata.
"No, Tutto apposto."
"Sicura? Se non ti senti bene possiamo non andare, sai Evelyn è mia amica ma voglio prima assicurarmi che tu stia ben-"
"So pensare a me stessa Matt, tu pensa a guidare."

Il viaggio proseguì in silenzio, era decisamente un giorno no.

————

Erano passati venti minuti da quando Matt era sparito, Arianna si sentiva sola ed era ancora terribilmente scossa dal sogno. Prese un bicchiere di vino, poi due, poi tre fino a fermarsi alla metà del quarto per via di un conato di vomito che la portò a chiedersi in bagno.

"Cazzo." Le girava la testa, il cuore sembrava esploderle nel petto.

Sentì bussare pesantemente alla porta. "Vuoi aprire sta cazzo di porta? Sono dieci minuti che sei lì."

Arianna non ebbe neanche la forza di rispondere, qualcosa le stava divorande il petto, l'anima, il cuore, non voleva lasciarle niente.

"Fanculo." Sentì dire dall'altra parte. Chiunque fosse se ne era andato negli stessi passi con cui era venuto.

Ssntiva il respiro farsi irregolare.
Le mani tremare.
Il cuore accelerare.
Le lacrime implodere di uscire.
Il mal di testa aumentare.
Il vuoto al petto divenire voragine.
Girava tutto.
Sembrava di cercare tranquillità nell'ade.
È come se fosse il cuore ad urlare.

Decise di uscire fuori.
C'è gente che si sente al sicuro stando al caldo, davanti ad un camino, con una coperta o andando ad un semplice pub classico, stile indiano, con amici.
A lei no.
A lei tutto questo soffocava. Aveva bisogno del freddo per colmare il vuoto al petto, per far cessate l'attacco di panico. Ha bisogno del freddo, quello che in un batter d'occhio ti screpola le labbra, ti gela il cervello e ti rende difficile respirare.
Quel tipo di freddo.
Un po' come il suo cuore.
Lui non chiede, lui pretende. È in quel momento la stava dirigendo verso quello che sembrava essere un boschetto sopra l'autostrada.

In fondo tutti abbiamo bisogno di qualcuno, lui aveva trovato il suo simile. Cuore e ghiaccio.

Stava attraversando quando una forte fitta alla testa la fece piegare in due e la fece accasciare lungo i piedi della montagna che circondavano la strada.
Una macchina stava per investirla ma era troppo confusa per accorgersene.
Il dolore prese possesso di lei.
È come se fosse il cuore ad urlare.

La macchina si fermò e il guidatore si avvicinò a lei.
"Va male, va male...fa male." Iniziò a urlare.
"Perché è tutto così pesante?" Piagnucolò.

"Arianna?" Parlò. "Cazzo." Bisbigliò quando la ragazza perse i sensi.

"Finché reggono le gambe."
______

D'un tratto si svegliò e si trovò in una macchina, ancora non del tutto cosciente.Arianna stava guardando fuori dal finestrino.

La luna. Da lì era solo un piccolo pallino.

Pensò che era un piccolo lume di luce che non smetteva di seguirla. La illuminava, poco ma lo faceva. Le mostrava il cammino, sfocato e spento.Non sapeva dove poteva mettere i piedi ma la strada era lì davanti a lei e sapeva dove andare.

D'un tratto voltarono in curva ed ecco lì...

La luna venne coperta.

La luce è andata persa.

Non c'era più. Non poteva vederla.

Quando il suo cervello riprese a lavorare si drizzò nel sedile posteriore spaventata.

"Chi cazzo sei?"
"Ari tranquilla sono io, sono Cinque."

Arianna non capiva cosa ci facesse lui lì, non capiva cosa ci facessa ogni volta che ne aveva più bisogno.

"Adesso ti porto a casa, ci facciamo una doccia e ti prepararo una tazza calda di latte e caffè. Ti va?"Le sorrise e pensò che non ci fosse cosa che potesse scaldarla di più. Le sarebbe bastato lui per smetterla di raffreddarsi, forse.

Cinque sterzò.Ed è qui che si accorse che...

La luna c'era, era solo dietro di lei.

Lui era la sua luna, quella che spunta quando il sole si spegne. Per ogni cosa sapeva che aveva lui.

"È la consapevolezza quella che conta davvero."

Glielo avevo detto proprio lui, la sua luna.

In the end It's him and IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora