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L'adrenalina scorreva nelle vene. Sentivano che potevano toccarla. "Cazzo, Klaus fermati!l'abbiamo seminato." Il fiato era corto e i polmoni si dilatavano più che potevano per prendere più aria possibile. Un gridolino di euforia ed eccitazione non tardò ad arrivare dal ragazzo.
"Ragazzi..." Riusciva a malapena a respirare. "Siamo arrivati." Alzarono gli occhi e si resero conto di essere di fronte ad una villa enorme, un po' vecchia e malandata ma che esaltava il suo passato. Era bellissima. Il prato era più che altro terreno e veniva contornato da una piscina.
"Cazzo."
"Si, puoi dirlo forte."
Cinque di girò verso Arianna che non aveva ancora proferito parola. "Tutto bene?" La ragazza lo guardò senza un espressione precisa e poi avanzò verso la casa. "È qui che sono tutti, Klaus?"
"Si. Siamo tutti qui, di nuovo."

Varcarono la porta in silenzio e con tale ascoltarono passi appartenenti a diverse persone avvicinarsi a loro. "Arianna?" Una risata incredula le scappò dalle labbra. "O Mio Dio, Arianna!" Prese passo verso di lei per abbracciarla ma venne allontanata. "Non capisco." Disse perplessa. Gli altri erano rimasti a fissare la scena. Arianna sentiva la testa pulsare e avvertiva una sensazione strana guardandoli. "Non sa." Cinque prese parola. "Non ancora."

Si rivolse verso di lei, ignorando gli sguardi spaesati dei fratelli che gli cadevano pesanti. "Ti accompagno su. Staremo qui per un po'."

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"Perché mi hai portata qui?" La tensione sembrava poter avere la forza di far scoppiare le pareti. "Capirai pre-" Provò a tranquillizzarla ma venne interrotto da una voce rotta. "e quando Cinque? Quando?" Alzò la voce mentre le lacrime imploravano di uscire. "Te lo prometto, tutto avrà un senso. Devi solo fidarti di me." Si avvicinò a lei e strinse le mani alle sue. "Fidati, ti prego." Appoggiò la testa nella sua. "Cinque io-"

"So quello che senti." Portò una mano all'altezza del suo cuore, senza però toccare. "Qui." La guardò negli occhi e si perse in essi. "Lo sento anche io."

"Perché sento che posso farlo?"
"Fare cosa?"
"Posso provare a fare quello che mi dici, posso controllarmi."
"Puoi fidarti?"
"I-io non so cosa significhi."
"Significa questo."

Arianna sentì la sua mano sul fianco e il suo bacino avvicinarsi. Sussultò di sorpresa per via di quella sensazione piacevole. Non credeva più che avere le mani di qualcuno addosso potesse essere qualcosa di bello, di voluto.

"É la prima volta che qualcuno ti tocca da quando..." lasciò la frase in sospeso.

Ma come in un attimo tutto svanì.

Quanto sapeva? Si domandò Arianna.

Non sentì più le sue mani ma le sue. I ricordi iniziarono a viaggiarle nella mente facendola irrigidire più di quando non lo fosse già. Un senso di amarezza le imprigionò il cuore.

"Si." Lo sentì avvicinarsi ancora di più. "Ma non voglio che sia tu a farlo."

Tutto si fermò, i loro respiri si fermarono. Cinque arretrò i passi, la fissò e scosso si limitò ad uscire dalla stanza senza proferire parola.

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Se un colore è nero, non potrà mai scrivere bianco. No?

Non riusciva a smettere di chiedersi cosa si aspettasse effettivamente, che si fosse concessa a lui? Un tale estranio. Ai suoi occhi era quello e niente più.

Si sentiva inutile, rifiutato, illuso, usato e di poco volare e lo odiava. Non le avrebbe più permesso di trattarlo così, come se fosse una cosa da niente. Aveva fatto così tanto per lei.

Tolse le scarpe, i calzini e lasciò i suoi piedi avere quel contatto che tanto desiderava avere da lei. Era fredda, l'acqua, però era sempre pronta a lasciare che il sole la riscaldasse un po' per renderla piacevole, stabile. Quanto desiderava che la sua Arianna fosse così semplice.
"Tutto bene?" Perso nei suoi pensieri non si accorse che qualcuno lo aveva raggiunto mettendosi nella sua stessa posizione.
"Vorrei fosse più facile."
"La vita non è mai una passeggiata."
"Non stavo parlando della vita."
"Lo so." Disse solamente.
"Dimmi un po', cosa sei venuto a fare qui?"
"Avanti, non fare lo stronzo e parlami."
Ottenne solo uno sbuffo in risposta ma fece finta di non aver urtato così tanto suo fratello.
"Pensa a come sarebbe se non fosse così difficile."

I loro sguardi erano rivolti alle poche nuvole presenti. "Riuscirei a dialogare con lei senza metterci così tanto sforzo, riuscirei a sapere come si sente senza supplicarla di parlarmene. Vorrei non fosse così fottutamente riservata con me.
Vorrei non fosse così difficile comprenderla. Vorrei non fosse così fredda e sgorbutica."
"Si. Tutto sarebbe più bello." Sorrise.
Cinque sembrava voler disintegrarlo con lo sguardo.
"Ma se fosse stato così, non ti saresti innamorato di lei."
"Cosa?" Chiese ancora incredulo.
"Andiamo Cinque, da quando percorri le strade facili?"
"Non riesco proprio a capire quello che vuoi riferirmi." Sembrava volesse davvero ucciderlo e fingere che non fosse mai esistito. I pugni stretti erano ben saldi ai bordi della piscina, come se si stesse trattenerlo dall'aggredirlo.
"Se non fosse così enigmatica, non ti avrebbe mai interessato. Se non fosse così fredda non ti avrebbe mai attratto e se non fosse che devi pregarla per aver qualcosa che sai avrai solo tu..." prese un sospiro e continuò. "...beh, non l'avresti mai amata."

Cinque sembrò davvero riflettere su quelle parole e capì che non aveva fatto di tutto per meritare un posto nel suo cuore inutilmente. Comprese che era uno stupido se pensava che l'avrebbe riavuta indietro così facilmente e si sentì tanto fortunato quando si accorse che lei si fidava già di lui, solo di lui. Che infondo, nonostante tutto fosse andato perso, aveva ancora l'esclusiva. Perché Cinque ne era sicuro, lei l'avrebbe sempre preferito a chiunque...anche senza conoscerlo, anche senza saperlo.

Sentiva l'aria più pacifica, l'acqua lo accarezzava, il cielo si tinse di mille splendide sfumature che non trovò mai più belle di quel momento. "Grazie, Luther."

In the end It's him and IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora