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Arianna si sentì spaesata. Un senso di consapevolezza le avvolse anche l'anima. Aveva veramente tradito Matt? Maledì se stessa per provare quelle sensazione perché sentiva che la stavano uccidendo. "Vi lascio da soli." Disse solamente Cinque prima di allontanarsi.

Non la gurdava. Aveva gli occhi fissi a terra. "Ari che cazzo hai fatto stavolta?" Sembrava non avere più la forza di alzare la voce. "I-io non credo di poter rimediare a questo tuo pasticcio." Adesso la stava guardando con gli occhi lucidi. "Non posso farlo."

Avrebbe voluto urlare. Abbracciarlo. Dirgli che lo amava ma non nel modo in cui lui amava lei. Dirgli che le dispiaceva ma che avrebbe rifatto ogni errore perché finalmente la sua vita sembrava avere un senso.

Il suo sguardò saettò nuovamente per Terra.

"Ti avrei già perdonata, se non vi avesse visti in sala." Le sorrise. "Lo guardi come non sei mai stata capace di guardare me."

"Sai qual è la cosa peggiore, Arianna?" Non osò alzare gli occhi.

"Che io a te non avrei mai fatto una cosa del genere." Il volto era ricoperto di acqua e le guance arrossate non facevano trasparire la sua sofferenza.

"Anche tu hai tradiro Evelyn con me." Perchè si, Matt era stato con lei ma smise nell'esatto momento in cui vide la possibilità ti poter stare con Arianna. La tradì perché acceccato da quelle labbra che aveva desiderato ardentemente. Non gli importava di Evelyn, si sarebbe fatto perdonare, valeva la pena mettere in balio la sua storia anche solo per un bacio suo bacio. Era innamorato perso di lei, da sempre.

Sgranò gli occhi. "Certo perché mi ero messo con lei per sfizio! Io volevo te per questo non mi è importato della sua sofferenza." Più pronunciava quelle parole più il volume della sua voce aumentava.

"È così anche per te?" Domandò insieme all'ultimo briciolo di speranza che gli rimaneva. "È così anche per te." Si rispose da solo.

"Non sarò mai il tuo Cinque, vero? Sarò sempre la tua Evelyn, come lo sono sempre stato."

Tante piccole goccioline le rigarono il volto. "Mi dispiace." Riuscì a spifferare tra un singhiozzo ed un altro.

Se ne andò anche lui e Arianna prese a camminare senza una meta precisa. Non poteva credere di avergli fatto una cosa del genere, di aver ferito l'unica persona che aveva sempre avuto al suo fianco, l'unica che era sempre rimasta.

Era profondamente delusa da se stessa e spaventata al pensiero che probabilmente non l'avrebbe rivisto mai più.

Presto si ritrovò in un campo asciutto e deserto. Doveva essere una vecchia collina usata per pascolare il bestiame visti i recinti rotti.

Un luccichio attirò la sua attenzione. Si avvicinò e vide un accendino poggiato fra l'erba secca.
Non doveva essere di quel tempo, era di un nero lucido e scritte che non comprondeva. Era una marca, forse, ma che non conosceva. Le emanava strane sensazioni.

Il resto fu veloce.
Aprì la clip. Accese il fuoco. Poggiò l'accendino per terra. Iniziarono le fiamme. Si rimise in piedi. Fissò le fiamme.

Sperò davvero di divenire una di loro, così potenti. Potevi spegnerle ma non toccarle, solo il loro opposto poteva farlo. Come il sole e la luna. Come lei e Cinque.

Era potenti insieme, ma lasciavano solo terra bruciata.

Cerco di liberare la mente creandole solo il passaggio perfetto per oscurarsi di ricordi.

FLASHBACK

Arianna stava saltellando come suo solito fare quando ritornava a casa dopo un'uscita con il suo migliore amico, Matt.

Si sentiva leggera e serena. Suo padre sarebbe rientrato a casa non prima che fosse passata almeno un'ora.La casa sembrava silenziosa. Aprì la porta.

La casa sembrava silenziosa, ed ecco perché. Il suo battito cominciò ad aumentare tanto da farle sentire il cuore fuori dal petto.

Fu lì che lo vide. Vide quello che le faceva come un visitatore, da fuori. Di fronte.

E le lacrime silenziose cadere delicate dal viso di sua sorella. DI SUA SORELLA. Suo padre stava violentando sua sorella proprio davanti ai suoi occhi e non se ne curava affatto.

La collera la resa viva per un attimo. Afferrò la lampada sul comò di fianco alla porta d'ingresso e la scagliò contro di lui. Doveva fermarlo.
Doveva lasciare sua sorella.
Doveva
Lasciarla
Andare.

La guardò piangere inginocchiata per terra mentre suo padre stava andando verso di lei stavolta. Gliela avrebbe fatta pagare, ed Eleonora non avrebbe fatto niente.

La spinse verso il muro violentemente. "P-per favore papà, scusami. Perdonami non volevo."
Non ottenne una risposta. Attraverso le palpebre chiuse riuscì comunque a intravedere il suo ghigno fiero di come l'avrebbe zittita, di nuovo. A suo modo. Non come un padre farebbe, non come un padre dovrebbe fare.

Arianna teneva gli occhi serrati mentre sentiva che la sua camicetta rosa veniva sbottonata.

No. Urlava dove poteva. No, basta. Ti prego! Rieccheggiava nella sua mente.

Si dimeneva fino a quando accidentalmente non gli diedi un calcio sulle parti basse.

Adesso si arrabbia. Pensò trattenendo le lacrime. Adesso lo fa più forte. Sembrava che il cuore battesse così forte per scappare e lasciarla sola ad offrantare tutto questo. Adesso mi fa veramente male.

Poco dopo venne spinta e si ritrovò scaraventata sul pavimento. Era spaventata, tremava, non riusciva a stare ferma per quanto pregasse di poterlo fare.

Non mi sta toccando. Non osava aprire gli occhi. Perché non mi sta toccando?

All'improvviso sentì qualcosa di caldo colarle sul collo e poco più giù. Le era venuto addosso. Ed era semplicemente andato via di casa.

Lanciò un ultimo sguardo a sua sorella sperando si alzasse per confortarla ma continuando a vederla piangere capì che anche quella volta avrebbe dovuto trovate da se stessa la forza di alzarsi e andarsi a pulire.

Di nuovo. Da sola.

In the end It's him and IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora