2 - Gli uccellini

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"Non è il potere che corrompe, ma la paura.
Il timore di perdere il potere corrompe chi lo detiene e la paura del castigo del potere corrompe chi ne è soggetto."
-Aung San Suu Kyi

No Good - KALEO

Axel

Bianco o nero, destra o sinistra, luce o oscurità, bene o male. La vita non è fatta per chi sta al centro, questo è quello che mi hanno sempre detto.

Sono coricato sul letto, a pancia in sù da circa un'ora e non ho intenzione di alzarmi. Il sole entra dalle tapparelle di quella stupida finestra della mia stanza ridotta in un porcile, non riesco a non pensare a quella mocciosa insolente che ieri ha avuto le palle di rispondermi male.

Si vede che non è della zona, che non sa chi sono. Si vede lontano un miglio che non fa parte dei bassifondi, ha uno sguardo da persona che non ha mai visto lo schifo del mondo e che non sa che qui si vive solo se si parla poco.

Ha l'aria di essere una ragazza troppo stupida.

Sento il bip incessante dell'apparecchio nell'altra stanza così sbuffo e con un balzo scendo giù dal letto. Quando arrivo sulla soglia della stanza Mary è già lì.

«Buongiorno caro»
Mugugno in risposta mentre mi appoggio allo stipite di legno. La donna anziana è china sul quell'affare infernale che non ha intenzione di smettere con questo maledetto allarme.

Mi perdo a guardare la figura minuta della donna, i capelli bianchi sono come sempre raccolti in una coda e gli occhi color cielo sono coperti da degli occhiali così spessi da sembrare fondi di bottiglia.

«Qui ci penso io, tu vestiti piuttosto che oggi devi andare alla villa» mi riprende mentre picchietta con l'indice su una siringa. Annuisco e ritorno in camera mia con i coglioni girati, non mi va proprio di andare in quel posto dimmerda, sarà perché mi ricorda la mia infanzia, sarà perché odio tutti lì dentro o sarà perché so già che mi toccherà fare qualche lavoretto per lui.

Velocemente metto una t-shirt bianca e con altrettanta velocità indosso i soliti jeans neri e le scarpe dello stesso colore, mi lavo velocemente il viso e afferro dal comodino il pacchetto di sigarette e l'accendino per poi riporli dentro la tasca dei pantaloni.

«Io vado, non mi aspettare per pranzo» urlo camminando lungo il corridoio della catapecchia che osiamo chiamare casa. Una volta arrivato all'ingresso aspetto la risposta della vecchia che esce subito dopo dalla stanza alla sinistra.

«E dove mangi? Che mangi? Hai almeno fatto colazione? Sei già uno stecchino, se non mangi finirai per volare con un soffio di vento» eccola che riparte con le solite domande, può essere premurosa quanto vuole ma rompe le palle come nessuno.

Alzo gli occhi al cielo e sventolo una mano in aria come a dire "Ci penso io, tu fatti gli affari tuoi". Sbuffa alzando le spalle con fare di resa, subito dopo mi saluta ritornando a prendersi cura di mia sorella.

🐆

Arrivo di fronte il cancello nero dell'enorme villa, pieno di ghirigori e alto quasi 3 metri. L'uomo di guardia non si azzarda neanche a rivolgermi la parola quando alzo il mento intimandolo ad aprirmi, e presto il cancello si divide in due in modo molto meccanico.

Quando sono sicuro che lo spazio è abbastanza largo da poter passare mi avvio, pronto a vedere cosa vuole ancora da me Vinz.

Di fronte a me si apre un'enorme distesa di prato che circonda la villa bianca in stile moderno. Più mi avvicino più mi accorgo di non aver mai notato che ci sono più vetrate che muri in questa maledetta abitazione.

Jaguar - Il male è dietro l'angoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora