27 - La verità

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"E tu, adesso che mi hai visto come sono veramente, riesci ancora a guardarmi?"
-George Orwell

Freaks - Surf Curse

Leila

Due giorni, sono passati esattamente due giorni da quando Axel e Izumi mi hanno tirato fuori di lì.

Dopo aver messo piede fuori dall'istituto, Axel non mi ha più rivolto la parola se non per dirmi che non potevo tornare alla mia vecchia casa. E ora mi ritrovo a casa sua, sul suo letto, a chiedermi perché lo abbia fatto. Perché è venuto a salvarmi? Sono stata solo una pedina di scambio per Nemesis?

Nemesis... cosa diavolo c'è dietro?

Mentre sono distesa sul letto, persa in questi pensieri, sento un leggero bussare alla porta.
«Chi è?» chiedo, cercando di mascherare la stanchezza nella mia voce.

La porta si apre lentamente, rivelando Willow, la sorella di Axel. I suoi occhi mi scrutano con dolcezza, ma anche con una certa preoccupazione.

«Posso entrare?» chiede sottovoce.

Annuisco e lei si avvicina, sedendosi sul bordo del letto. C'è un momento di silenzio, come se entrambe non sapessimo da dove iniziare.

«Volevo solo... ringraziarti» dice infine, rompendo il silenzio.
«Per avermi salvato la vita.»

Rimango sorpresa dalle sue parole. «Non l'ho fatto per essere ringraziata» rispondo, abbassando lo sguardo. «Non so nemmeno perché l'abbia fatto, forse volevo inconsciamente rimediare a qualcosa...» La mia voce si spezza mentre torno a pensare ad Axel, al fatto che conosca il mio vero nome e la mia identità. La consapevolezza mi stringe il cuore in una morsa di paura e incertezza.

Willow sembra percepire il mio turbamento e mi prende delicatamente una mano.
«Axel tiene a te, so che può sembrare difficile crederlo, ma l'ho visto nei suoi occhi. Qualunque cosa sia successa, qualunque cosa stia succedendo, dovresti parlare con lui.»

La mia mente si ribella all'idea, ma in fondo so che ha ragione. Devo rimediare e l'unico modo per farlo è affrontare Axel.

Con un sospiro, mi alzo dal letto. Willow mi sorride in modo incoraggiante mentre mi dirigo verso il salone, il cuore mi batte forte nel petto e mi sento quasi stupida per l'ansia che provo.

Quando entro nella stanza lo trovo disteso sul divano; sta dormendo, la sua fronte è corrucciata, come se i suoi sogni fossero tormentati.
Mi avvicino lentamente, osservando il suo volto con attenzione e non posso fare a meno di chiedermi cosa stia sognando, quali pensieri lo stiano turbando così tanto.

Senza pensarci allungo una mano e gli accarezzo il viso, tracciando con delicatezza i contorni della sua mascella, ma improvvisamente la sua mano scatta a fermare la mia, stringendola con forza. Il suo corpo si tende e nei suoi occhi verdi appena aperti vedo il riflesso di paura e rabbia.

«Sono io» dico subito, cercando di tranquillizzarlo.

La sua espressione si addolcisce leggermente, riconoscendomi, e la presa sulla mia mano si allenta. «Scusa» mormora, visibilmente in imbarazzo.
«Non volevo spaventarti.»

«No, scusami tu» rispondo, ritirando la mano.
«Non volevo svegliarti.»

Faccio per alzarmi, ma Axel mi trattiene per il polso, impedendomi di andarmene.
«Aspetta» dice con la voce roca.
«Non andare via.» continua come quasi a supplicarmi.

Jaguar - Il male è dietro l'angoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora