11 - Le lunghe chiacchierate

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"Giaguaro.
Il nome di questo animale deriva dalla parola yaguar, nome attribuitogli dagli indios guaraní e che significa 'colui che uccide con un balzo'. "

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Axel

Non riesco a chiudere occhio da quando Lilith mi ha detto cosa le è successo. Non sono andato al bar in questi giorni ma so che è tornata a lavoro, lo so perché Izumi si occupa di perlustrare la zona quando io non ci sono.

Eppure non riesco a smettere di pensare a quello che ho fatto: l'ho baciata così, senza pensarci due volte, inventandomi la scusa degli attacchi di panico.

In realtà un qualcosa dentro di me che non sono riuscito a fermare mi ha dato la spinta per baciare quelle labbra morbidissime.

Perché non riesco più a chiudere occhio da quando conosco quella ragazza? Perché la mia mente vaga fino a lei per tutta la notte? Che sia rabbia o stupore o semplicemente avere un'immagine vivida di lei nella mia mente, lei non mi dà pace.

È solo un lavoro, devo solo scoprire chi è realmente. È solo una preda che dovrò lavorarmi piano piano fino ad avere la sua completa fiducia, anche se quello che le è successo quel giorno non mi aiuta per niente.

Lei così fragile ed io che sto recitando la parte di un ragazzo che ci tiene davvero, scoprendo pian piano atteggiamenti che non mi sarei mai sognato di avere.

Esco di casa sbattendo la porta, dirigendomi verso quella zona, la sua cazzo di zona. Alla fermata dell'autobus tutti i presenti si spostano di qualche passo vedendomi fermo in attesa del mezzo, come ad allontanarsi da un pericolo.

"Meglio essere temuti che essere amati" le parole di Vinz mi ronzano in testa. L'amore non ha mai salvato la pelle a nessuno, il rispetto sì.

Una volta sul bus prendo posto nei sedili infondo, lontano da tutti mentre non riesco a smettere di pensare ai suoi occhi persi nei miei dopo quel bacio, quegli occhi che bruciano seppur fatti di ghiaccio.

Perso nei miei pensieri non mi accorgo di essere già nella zona sud, così scendo velocemente dal vecchio catorcio e, caricandomi di rabbia, inizio a camminare per le strade in cerca di qualche marmocchio.

Per chissà quale volere divino incrocio proprio un ragazzetto in particolare, quello che solo a incrociare il mio sguardo trema di paura.

«Tim! Mio carissimo e vecchio amico Tim» in due falcate sono già al suo fianco mentre lui cerca di divincolarsi dal mio braccio che gli cinge le spalle.

«Come va la mano?» gli chiedo fingendomi interessato, quando in realtà sono compiaciuto di me stesso.

«Che cazzo vuoi, Axel» ringhia cercando di spostarmi con uno strattone ma fallendo nella sua impresa.

«Dov'è Samuel?» Sentirmi nominare il nome del suo boss per lui è uno shock, sa che non sono qui per parlare civilmente ma per dargli quello che si merita.

«Non ti dirò» non finisce la frase perché si ritrova sbattuto al muro di un vicoletto cupo. I suoi occhi scuri mi guardano come se fossi la personificazione del male e questa cosa mi piace da morire.

«La prima volta che ci siamo incontrati ti ho preso a calci, la seconda volta ti ho sparato ad una mano e fatto cadere un dente» Faccio una pausa mentre mi godo lui che deglutisce rumorosamente guardandomi terrorizzato.
«Ti serve qualche altra dimostrazione del fatto che quando faccio una domanda pretendo una risposta?!» nega con la testa velocemente.

«Allora portami da lui» non osa fiatare, inizia a camminare verso un bar poco lontano da lì. Spalanco la porta e con mia grande sorpresa nel locale ci sono solo due persone: Samuel e Vinz seduti ad un tavolo dal lato opposto del locale.

Jaguar - Il male è dietro l'angoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora