Quando quella sera Simone rientrò alla villa, seppur stanco morto, lo fece pensando ancora alle parole di Matteo di quella mattina.
Avevano trascorso una bella giornata: dopo la colazione erano stati al mare, dove lui si era naturalmente scottato completamente nonostante fosse rimasto sempre all'ombra e avesse utilizzato un'adeguata protezione solare, e poi a cena fuori. I ragazzi erano addirittura riusciti a convincerlo ad andare a ballare in uno di quei localini in riva al mare, quelli con le lucine appese ai fili e l'open bar scadente.
Nonostante non fosse il suo tipo di serata, doveva ammettere di essersi divertito.Ora però, rientrato a casa dopo mezzanotte, voleva solo infilarsi dei vestiti più comodi e mettersi a letto.
Salì le scale cercando di essere il più silenzioso possibile. Non voleva svegliare suo padre, sua nonna o Lapo, anche se probabilmente anche lui era tornato da poco. Sembrava essersi fatto un nuovo gruppo di amici quell'anno, anche grazie all'usurpatore, e usciva con loro quasi ogni sera. Non sapeva cosa ci trovasse in quel tipo di compagnia, ma non stava a lui giudicare.Rientrato in camera si levò velocemente la camicia bianca e i jeans, infilandosi un paio di pantaloncini da basket che non sapeva nemmeno di avere e una maglia larga con il logo della sua squadra di rugby di Glasgow. Si tolse le lenti a contatto, infilandosi gli occhiali da vista che odiava portare ma che spesso doveva indossare a casa, e si recò in bagno per lavarsi i denti prima di buttarsi finalmente a letto.
Fu proprio mentre si risciacquava la bocca dopo aver passato lo spazzolino che si rese conto che la luce del balconcino della camera verde era accesa. Non c'erano dubbi su chi potesse essere l'occupante del terrazzino che un tempo era stato suo.
Si ritrovò ad essere combattuto sul da farsi: era talmente stanco che gli occhi gli si chiudevano da soli, ma allo stesso tempo era curioso e un po' preoccupato dal fatto che l'usurpatore fosse ancora sveglio. Chissà cosa stava facendo da solo sul balcone a quell'ora.
Probabilmente qualcosa di losco, pensò.Alla fine il suo istinto da ficcanaso ebbe la meglio sulla stanchezza che gli appesantiva le palpebre e si ritrovò ad attraversare a grandi falcate prima il bagno e poi la camera verde, quella che un tempo era stata sua.
Nell'attraversare la stanza si ritrovò ad analizzare le cose che l'usurpatore aveva apparentemente lanciato fuori dalla valigia scura ai piedi del letto. Ovviamente non si era preso la briga di riporre i propri vestiti nell'armadio come una persona normale, ma li aveva lasciati tutti arrotolati in giro per la stanza. Sul letto vi era una quantità di abiti tale che Simone si chiese come facesse l'altro ragazzo a dormirvi.
Sulla scrivania che un tempo lo aveva visto leggere interessanti libri di fisica ora erano adagiate decine di libri di filosofia -alcuni, li riconobbe, di suo padre- e una piccola agenda scura. Sulla sedia erano adagiati un paio di pantaloncini del costume celesti e un asciugamano che sembrava essere ancora umido.
Povera camera verde, decisamente non si meritava tutto quel disordine.Attraversando la stanza, giunse al balconcino che era stato la sua meta fin dal primo momento.
L'usurpatore era seduto per terra a gambe incrociate, nonostante il divanetto posizionato contro il muro. Gli dava le spalle, ma Simone poteva chiaramente vedere una piccola nube di fumo intorno al capo del ragazzo."Spero quella sia una sigaretta e non altro." esordì. Ovviamente l'usurpatore non si aspettava la sua presenza, quindi sobbalzò leggermente, rischiando di far cadere il libro che, ora poteva vederlo, aveva poggiato sulle ginocchia.
"Cristo Simò, te pare 'l caso de venì qua così?". Si girò a guardarlo, e Simone non potè fare a meno di notare come la sua pelle riflettesse il chiarore della luna.
"Innanzitutto non sono il tuo migliore amico, per te sono Simone. E comunque ti devo ricordare che questa è casa mia, perciò posso entrare e uscire quando voglio."L'altro ragazzo sbuffò, guardandolo. Sembrava aspettasse qualcosa da lui.
"Hai intenzione de sta' lì a fissamme o te voi sedè?"
Simone soppesò attentamente l'invito: non voleva trascorrere del tempo con l'usurpatore, ma avrebbe dovuto pensarci prima. Sarebbe stato molto strano ora tornare in camera senza scambiare almeno due frasi di circostanza col ragazzo. Perciò si sedette accanto a lui sul pavimento piastrellato del terrazzino.Rimasero in silenzio per un po', un silenzio decisamente imbarazzante. Probabilmente nessuno dei due voleva davvero stare lì.
"Vuoi?" gli chiese dopo un po' Manuel, allungandogli la sigaretta che teneva tra le dita. Belle mani, pensò Simone, poi lo guardò poco convinto.
"Chi m'assicura che quello è tabacco?" chiese, provocando una reazione scocciata da parte dell'altro.
"Te pare che me metto a fumà altro 'n casa de tu padre? Nun je vojo porta 'e guardie se nun serve." disse, come se fosse scontato. Per Simone, onestamente, non lo era affatto."Vuoi farmi credere che sei un santarellino che non fuma nulla di più forte del tabacco?"
"No, quello no. Ma nun je la porto in casa a tu padre, la fumo co' gli amici mia."
"Con gli amici tuoi e di Lapo." lo corresse Simone, e il solo pensiero che suo fratello si drogasse in compagnia di certa gente lo disturbò profondamente. Sicuramente uscendo con loro aveva fumato almeno una volta, e questa cosa lo faceva imbestialire. Soprattutto perché il ragazzo di fronte a lui non faceva niente per impedirlo."Tu' fratello è più che capace de prende 'e sue decisioni." lo liquido Manuel, come se gli avesse letto nel pensiero. "Comunque dovresti provà pure tu, me sembri sempre così impostato, c'hai bisogno de rilassatte 'mpo."
Simone gli sorrise, sarcastico. Non aveva certo bisogno di fumare per essere rilassato. Ciò che lo rendeva nervoso era proprio la presenza dell'altro ragazzo in casa sua, il fatto che avesse invaso i suoi spazi e corrotto suo fratello."Ne faccio volentieri anche a meno, grazie."
"Madò, sei proprio un perfettone."
"Ma come ti permetti, scusa?"
"No, no, ma mica lo dicevo come 'na cosa negativa eh, anzi."Rimasero in silenzio per un po'. Simone fremeva dalla voglia di chiedere chiarimenti all'altro riguardo alla sua ultima affermazione. Non capiva cosa volesse dire quell' "anzi". Non che gli interessasse l'opinione che Manuel aveva di lui, eh, ma voleva capire quali implicazioni ci fossero dietro a quel semplice commento.
Ma il suo orgoglio, fortunatamente, gli impedì di chiedere: non voleva che l'altro pensasse di avere una qualsiasi rilevanza nella sua vita. Decise quindi di deviare la conversazione su un argomento più sicuro."Che leggi?"
"Kant, Critica alla ragion pratica. Tu' padre t'avrà parlato della legge morale, no?"
Probabilmente sì, ma non lo ascoltava mai quando sproloquiava di filosofia.
"Più o meno"
"Kant dice che tutti noi dobbiamo obbedire a 'na cosa che se chiama legge morale. Questa legge morale deriva dall'universalizzazione di ogni azione. Cioè, se io faccio 'na cosa sbagliata 'na volta nun crolla 'l mondo, no? Ma se tipo te pensi la stessa cosa, e pure tu' fratello, e tu' padre, e tutto 'l mondo pensa che facendo sta cosa sbagliata nun cambia nulla viene fuori un casino. Quindi per Kant dobbiamo obbedire a quello che se chiama imperativo categorico."Ascoltò la spiegazione quasi rapito. Era strano sentire qualcuno parlare di filosofia senza gli sproloqui di suo padre.
"E tu pensi di rispettarla questa legge morale?"
Il viso dell'altro ragazzo si rabbuiò di colpo.
"Ce provo, ma mica è facile."Rimasero ancora in silenzio per un po'. Simone era stupito da questo nuovo lato di Manuel che non aveva mai visto prima: era difficile per lui associare quel ragazzo all'usurpatore sfacciato che gli aveva occupato il bagno giusto quella mattina.
"Mi sa che io vado a dormire." disse, un po' imbarazzato, alzandosi.
"Vabbene, 'notte." rispose l'altro, spegnendo la sigaretta e posandola nel posacenere davanti ai suoi piedi.
"'Notte usurpatore."Era già quasi rientrato in camera quando si sentì chiamare.
"Ah Simò." Si trattenne dal riprenderlo per aver utilizzato quel nomignolo.
"Sì?"
"Carini gli occhiali."Mentre si sentiva arrossire, gli tornarono in mente le parole di Matteo quella mattina.
Chi disprezza compra.
Ma dove finiva il disprezzo e iniziava il desiderio?Nota autrice
Scusatemi se aggiorno tardi ma sono al mare e non prende nulla.
Simone già sotto come un treno mi dispiace.
Ci risentiamo lunedì, fatemi sapere cosa ne pensate!
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Wonderland | Simuel
Fanfiction"we found wonderland you and I got lost in it and we pretended it could last forever" Simone Balestra odia suo padre da sempre. Ha molte ragioni per odiarlo: una di queste è ovviamente l'incidente che ha cambiato la sua vita e distrutto la sua famig...