Da quando Manuel aveva rivelato a Simone i suoi trascorsi criminali e il motivo per cui si era rifugiato a villa Balestra, la fiammella di speranza nel cuore del più piccolo non aveva fatto altro che crescere, alimentata da sguardi e parole.
Dopo quell'abbraccio condiviso tra le sicure mura della camera di Manuel e dopo quella confessione a cuore aperto Simone aveva iniziato a credere di essersi sbagliato sul conto dell'amico.
Forse si era dato per vinto troppo presto. Forse anche Manuel provava ciò che provava lui.C'erano tanti piccoli indizi che alimentavano quel fuoco in lui: il maggiore si lasciava abbracciare da lui più frequentemente quando erano soli, gli rivolgeva sguardi enigmatici e più di una volta Simone lo aveva colto nel fissarlo. Il più grande cercava più spesso un contatto fisico, o almeno così pareva a Simone, non riuscendo a mantenere un contatto visivo quando le loro pelli si toccavano.
Ma soprattutto, Manuel aveva chiuso qualsiasi cosa ci fosse stata con Flaminia.
Simone non sapeva di preciso cosa fosse successo. L'amico gli aveva semplicemente detto di aver compreso che la ragazza non faceva per lui.
È bella ma nun me piace e nun vojo che se faccia i film, erano state le sue parole. Peccato che a farsi i film, in quella situazione, fosse il ragazzo più piccolo.La situazione era grave: persino Laura gli aveva detto che si stava illudendo troppo presto di qualcosa che vedeva solo lui. Ma Simone era genuinamente convinto ormai di avere una possibilità, seppure minuscola, e il suo sguardo, ostacolato dalle lenti rosa dell'amore, non riusciva proprio a vedere quello che gli amici cercavano di fargli notare.
Avrebbe dovuto sbatterci la faccia contro per rendersene conto.Accadde un pomeriggio di metà luglio, qualche giorno dopo la rissa e la confessione di Manuel.
Simone era rimasto alla villa tutto il giorno: Lapo e Manuel erano andati in spiaggia con Chicca e Giulio ma lui aveva preferito rimanere ad aiutare sua nonna, che voleva dedicare quella giornata alla potatura delle rose.
Simone amava poter essere utile a sua nonna, in particolare con il giardino: trovava la cura delle piante un'attività estremamente rilassante. Gli piaceva stare in mezzo alla natura, da sempre lo aveva aiutato a tenere a bada i suoi problemi.
In ogni caso, Simone era convinto di avere tutta la giornata per sé. Suo fratello e il suo migliore amico sarebbero rientrati solo quella sera, suo padre era a Roma per sistemare alcune faccende e sua nonna era una compagnia silenziosa e poco invadente. Il giorno perfetto per rilassarsi.
Fu quindi stupito quando vide Manuel rientrare verso le quattro e senza Lapo.
Abbandonò il cespuglio di rose che stava potando non appena udì il rumore del motorino che si faceva strada sulla ghiaia del cortiletto. Si fece strada tra le piante, trovandosi davanti Manuel seduto a cavallo del motorino.
Bello era l'unico termine che poteva utilizzare per descrivere il maggiore in quel momento. Il casco integrale sollevato a scoprire il viso non riusciva a domare i ricci ribelli che gli ricadevano sulla fronte. Il costume da bagno scuro che indossava era ancora umido, come se fosse uscito da poco dall'acqua salata. Anche la maglietta chiara leggermente incollata al petto, più esile del suo ma comunque ben definito, lasciava intendere che il maggiore avesse da poco terminato il suo bagno. La pelle del viso e delle braccia aveva assunto un bagliore dorato a causa del sole.
Ma soprattutto, Simone notò, era felice. Non era solo allegro come lo aveva visto tante volte prima. Era genuinamente e puramente felice. Si vedeva dalla luce che gli illuminava lo sguardo, dal sorriso che raggiungeva quasi gli occhi scuri, rendendoli così brillanti da sembrare più chiari. Si vedeva dal modo in cui, non appena vide Simone, non esitò a scendere dalla moto e a corrergli incontro.
"Che succede Manu? Non ti aspettavo fino a stasera. E Lapo?"
"Lapo è con Chicca, Simò. E io sono libero."Quelle parole lasciarono Simone perplesso. Non riusciva a capire da cosa Manuel fosse finalmente libero.
"Libero da cosa, Manu?"
"Hanno arrestato quel bastardo, Simò. Marcirà in carcere per un bel po' d'anni. E io sono libero, Simò. Libero!"Ora Simone capiva effettivamente l'euforia dell'amico. Quell'uomo che lo aveva sfruttato, malmenato e terrorizzato, che aveva reso la sua vita un inferno per un anno intero, non era più un pericolo. Grazie anche a suo padre ora Manuel avrebbe potuto vivere la vita serena che si meritava, senza avere più paura di essere ucciso da un criminale folle.
"Ma è stupendo, Manu! Sei libero di fare quello che vuoi senza più paura!"
Sentì le braccia del maggiore stringersi attorno a lui, saltellando per l'euforia del momento.
Avrebbe voluto vederlo per sempre così."Sono libero, Simò! Potemo fa quello che ce va, io e te. Posso portatte dove voglio senza pensà allo stronzo. Posso portatte nel mio posto preferito senza temè che te possano spaccà a faccia. Potemo fa quello che volemo ora!"
Simone sentì il proprio cuore tremare all'idea. Manuel aveva detto che potevano fare quello che volevano, insieme. La sua felicità derivava anche dal fatto di poter condividere la propria libertà con lui.
Alzò gli occhi. Il viso del maggiore davanti al suo era illuminato di una luce nuova. Si sentiva invincibile, Simone poteva leggerlo nel bagliore dorato nei suoi occhi. Il suo sorriso era il più bello che avesse mai visto: il sorriso di chi sta toccando il cielo con un dito.
Ma quegli occhi erano la cosa più bella: erano brillanti, tanto che il legno scuro delle sue iridi sembrava aver preso fuoco, mutandosi in oro.
Non ci pensò nemmeno. Non fu un'azione razionale, la sua: probabilmente aveva perso il senno settimane prima, nel momento in cui aveva trovato Manuel, scocciato e spavaldo ma bellissimo come sempre, dall'altra parte della porta del suo bagno.
Non lo sapeva, ma era certo che il suo cervello avesse smesso di funzionare nel momento in cui aveva visto quegli occhi dorati.Il viso di Manuel si fece sempre più vicino al proprio, le ciglia socchiuse finirono contro le guance di Simone nello stesso momento in cui le sue labbra incontrarono il sorriso del maggiore.
Per qualche secondo, Simone non potè fare altro che sentirsi in paradiso. No, quello era il paradiso. Non c'era altra spiegazione. Era tutto troppo bello per essere vero: le braccia di Manuel che ancora lo stringevano e le sue labbra morbide contro le sue.
Impiegò qualche secondo per comprendere che Manuel non stava ricambiando il bacio. Per comprendere di aver mandato tutto a puttane.
Si staccò dall'altro che lo guardava con gli occhi spalancati, come incapace di formulare un pensiero coerente sulla situazione.
"Simo ma che?" fu l'unica cosa che l'altro riuscì a dire. Probabilmente era in uno stato di shock per quello che era successo.Simone comprese allora di aver fatto la più grande stronzata della propria vita, perché era evidente che Manuel non ricambiasse i suoi sentimenti. E dire che lo sapeva e che Laura lo aveva ammonito a riguardo, ma lui aveva continuato ciecamente a sperare, ad illudersi. E ora, sicuramente, avrebbe perso Manuel in ogni senso possibile.
"Scusa." riuscì solo a dire, le lacrime agli occhi per l'ennesima volta in quella terribile estate. "Mi dispiace, è meglio se me ne vado."
E con queste parole si allontanò dal suo migliore amico, dal ragazzo che amava. Dandogli le spalle si allontanò, cercando inutilmente di fermare le lacrime che gli scivolavano via dagli occhi, fornendo nutrimento alle piante di sua nonna.
Ignorò i frequenti richiami del maggiore. Non voleva più parlarne, non voleva affrontare quel discorso da cui sicuramente sarebbe stato ferito.
Continuò a dare le spalle all'altro ragazzo. Non si accorse che Manuel era rimasto a guardarlo con le dita premute sulle labbra.
Nota autrice
Just some drama :)
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Wonderland | Simuel
Fanfiction"we found wonderland you and I got lost in it and we pretended it could last forever" Simone Balestra odia suo padre da sempre. Ha molte ragioni per odiarlo: una di queste è ovviamente l'incidente che ha cambiato la sua vita e distrutto la sua famig...