Dall'altra parte della porta del bagno vi era un ragazzo poco più basso di lui, che lo guardava perplesso. Simone pensò di avere in quel momento la stessa faccia da pesce lesso che vedeva riflessa sull'altro giovane.
Il ragazzo non era brutto. Aveva folti ricci castani che gli circondavano il volto, grandi occhi scuri e un velo di barba che gli adombrava il viso.
Eppure c'era qualcosa in lui che non lo convinceva. Forse era l'abbigliamento trasandato, la canotta da basket abbinata ai jeans strappati e agli anfibi nonostante le temperature sahariane. O forse era l'orecchino a sinistra, segno distintivo dei veri coatti, quelli con la C maiuscola, quelli che si credono i padroni del mondo pure se abitano in una casa popolare in un quartiere di merda.
In ogni caso, lo sconosciuto non gli piaceva affatto.Dopo un tempo decisamente troppo lungo trascorso ad osservarsi a vicenda, finalmente lo sconosciuto sciolse quell'espressione perplessa in un ghigno consapevole, di quelli fatti con solo metà viso. Simone ebbe la conferma del fatto che quel ragazzo fosse un pericolo per la sua stabilità e per la serenità della sua estate.
"Te devi esse Simone" disse, la consapevolezza dipinta sul suo volto a renderlo ancora più sfacciato.
"Ti ripeto la domanda: e tu chi cazzo sei?" sapeva di risultare molto aggressivo agli occhi dell'altro, ma francamente non poteva fregargliene di meno: non era lui l'intruso in quella casa."So' Manuel." rispose l'altro, e Simone si ritrovò a roteare gli occhi scocciato. Come se questo chiarisse tutti i suoi dubbi.
Lo sconosciuto - Manuel, evidentemente - parve comprendere che quel nome non risvegliava nulla nella sua testa, probabilmente anche grazie all'espressione molto poco sveglia che sapeva di avere dipinta in viso.
"Che c'è, tu padre e Lapo nun t'hanno detto niente?"
"Che cosa avrebbero dovuto dirmi scusa?". Simone cercò di soffocare l'istinto di protezione e la gelosia che lo avevano attanagliato sentendo lo sconosciuto usare il soprannome del fratello, che era sempre stato solo suo fin da quando erano piccoli.Il loro scambio di sguardi, che ora si era fatto decisamente carico di tensione, fu interrotto dall'arrivo di Lapo, perplesso nel trovarli faccia a faccia, gli occhi adombrati dalla tensione e l'aggressività palpabile nell'aria.
"Ah Simo, vedo che hai conosciuto Manu!"Simone iniziava veramente ad innervosirsi: cosa ci faceva quello in casa sua? Perché tutti davano per scontato che la sua presenza fosse normale? Cosa c'entrava quel mezzo delinquente con Lapo?
"E che ci fa qui questo Manuel?" chiese, rivolto ora al fratello. Inaspettatamente però, a rispondere al suo interrogativo fu l'altro ragazzo.
"Ce vivo. Almeno pe' st'estate, 'n teoria."E allora Simone capì. Quello doveva essere l'ennesimo pargoletto di suo padre. Dante Balestra aveva sempre avuto il complesso dell'eroe: in ogni scuola dove finiva a insegnare identificava subito i ragazzi che vivevano in condizioni difficili, quelli che la maggior parte dei professori etichettava come casi persi, e li prendeva sotto la propria ala. Si divertiva ad essere per loro una figura paterna, ruolo che non si era mai curato di ricoprire per i suoi figli, e a salvarli da qualsiasi situazione losca in cui andassero a ficcarsi. Per questa sua inclinazione aveva rischiato spesso provvedimenti scolastici e addirittura il carcere, ma questo non gli impediva di continuare a cercare di salvare quelle povere anime sporche.
Simone non aveva dubbi che Manuel fosse l'ennesima pecorella smarrita che suo padre stava cercando di salvare, l'ennesima buona azione volta al purificare la propria anima macchiata: ogni tassello risultava al posto giusto. L'abbigliamento trasandato e l'aria coatta gli davano una vaga idea del perché quel ragazzo fosse stato accolto a Fregene da suo padre. Era solo l'ennesimo mattoncino della sua facciata di buon samaritano.
"Manu è un mio compagno di scuola, Simò. Papà lo ha invitato a stare qua con noi per l'estate."
Ecco appunto, mezzo criminale e amico di Lapo. Il tipico obiettivo di suo padre. Era solo il nuovo mezzo catartico di Dante, che credeva di poter espiare le colpe che aveva nei confronti dei propri figli salvando quelli altrui. E ovviamente questo non poteva che portare casini per lui."Tu padre me adora, dice che n'c'ha mai avuto 'n allievo tanto preso da'a filosofia" Le parole uscirono fiere dalle labbra di Manuel. Si chiese, contorcendo il viso in una smorfia sarcastica, se il ragazzo credesse davvero di essere lì per la filosofia o se fosse consapevole delle vere motivazioni di quella vacanza gratis.
"Seh, vabbè. Mi chiedo comunque perché nessuno abbia pensato di chiedere il mio parere sulla questione. Ci devo vivere pure io qua, e non mi va molto a genio l'idea di dover condividere la casa con uno sconosciuto."
Ora fu Manuel a contorcere il viso in una smorfia divertita.
"Non ti va tanto a genio? Ma come cazzo parli?" disse ridendo, l'ilarità per la sfida dipinta nei suoi occhi."Ma fatti i cazzi tua".
Simone stava già stringendo i pugni, preparandosi a minacciare un attacco fisico, quando l'arrivo di suo padre lo costrinse a non fare ciò che avrebbe voluto.
"Vedo che vi siete conosciuti finalmente. E comunque -aggiunse rivolto al figlio- non sei stato interpellato perché questa casa è mia e della nonna, ed entrambi siamo stati ben felici di avere Manuel nostro ospite. Ah e a proposito, gli ho fatto sistemare le sue cose nella camera verde, perciò lascia le tue in quella blu."Simone vide rosso per un momento. Fin da quando erano piccoli, la camera verde al secondo piano era sempre stata la sua stanza a Fregene, mentre Lapo, per esigenze logistiche, si era sempre impadronito di quella rossa al piano terra.
La camera verde era grande il doppio di quella blu, nonostante entrambe si trovassero al piano più alto della casa, e aveva un grazioso balcone che dava sul mare. Ora, per colpa dello sconosciuto, non solo avrebbe dovuto condividere il proprio bagno, ma anche abbandonare il comfort della stanza verde per la ben più angusta stanza blu.Oltre che sconosciuto e coatto, pure usurpatore sto Manuel.
Avrebbe voluto ribattere, ma sapeva che ormai Dante aveva deciso e la sua scelta sarebbe stata inamovibile. Non gli restava che trascinare i bagagli nella stanzetta blu e sperare che per un miracolo divino Manuel fosse costretto a lasciare prematuramente il luogo di villeggiatura.
Salì quindi le scale scocciato, per fuggire all'usurpatore e al suo sorrisetto stronzo. Dopo aver sistemato le proprie cose ordinatamente nell'armadio celeste si buttò sul letto, deciso a non pensare affatto a suo padre, a Lapo che sembrava averlo tradito per quel Manuel e soprattutto a Manuel stesso, alla sua spavalderia, al suo da coatto e allo scherno che poteva leggere sempre nei suoi occhi quando lo fissava.
Ovviamente, il suo tentativo di non pensare allo sconosciuto fu ostacolato da questo stesso, che proprio in quel momento decise di farsi una doccia nel bagno che avrebbero dovuto condividere - altra cosa che Simone odiava - e di mettere come sottofondo musicale alla doccia un qualche strano album indie pompato a massimo volume.
Simone ne aveva avuto abbastanza. In una sola giornata, aveva ricevuto tanti affronti dall'altro ragazzo da bastare per un anno. Era stufo.
Senza pensarci, strappò un pezzo di carta da un quaderno che aveva accuratamente posato sulla scrivania e vi scarabocchiò sopra un messaggio per l'usurpatore, infilando poi il biglietto sotto la porta del bagno.
La prossima volta perlomeno metti musica decente, usurpatore.
La risposta non tardò ad arrivare, contro ogni aspettativa di Simone, scarabocchiata in modo quasi incomprensibile dietro il biglietto.
Carino usurpatore. E comunque forse sei tu che non capisci l'arte di Frah.
Sarebbe stata una lunga, lunghissima estate
Nota autrice
Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate, noi ci rivediamo Lunedì con un nuovo capitolo
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Wonderland | Simuel
Fanfiction"we found wonderland you and I got lost in it and we pretended it could last forever" Simone Balestra odia suo padre da sempre. Ha molte ragioni per odiarlo: una di queste è ovviamente l'incidente che ha cambiato la sua vita e distrutto la sua famig...