6. Pariolini

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Dopo la serata al lido, tra Simone e Manuel era cambiato tutto. Simone sosteneva fosse una questione di coerenza: non potevano trascorrere una serata a ridere insieme, ignorando il resto del mondo, e poi fingere la mattina dopo che non fosse successo niente. Non sarebbe stato corretto.

E così i due si erano avvicinati, iniziando a trascorrere più tempo insieme. Lo avevano fatto lentamente, approfittando del forte legame comune che entrambi avevano con Lapo. Era stato così più semplice per entrambi trovare una giustificazione per quel loro improvviso passaggio dall'odio -che forse a ben vedere tra loro non c'era mai stato- ad un rapporto pacifico.

Tutto procedeva ora a gonfie vele: i due ragazzi avevano messo da parte rivalità e dissapori, Manuel aveva smesso di infastidire Simone di proposito -almeno la maggior parte del tempo- e Simone si era liberato di quelli che ora riconosceva essere stati semplici pregiudizi. Stavano bene.

Stavano talmente bene insieme quando uscivano con Lapo che si ritrovarono presto entrambi a desiderare di trascorrere del tempo insieme per conto loro. Non era un'offesa al fratello Balestra: semplicemente sentivano entrambi nel profondo di desiderare un momento per conoscersi più a fondo, per decidere fino a che punto quella loro strana amicizia potesse arrivare.
Ma nessuno dei due avrebbe mai ammesso di volere una cosa del genere: rimanevano entrambi ragazzi estremamente orgogliosi.

Fortunatamente per loro, tutti in casa Balestra volevano favorire la nascita di quell'amicizia, seppur per motivi diversi. Se Jacopo, infatti, voleva che suo fratello andasse d'accordo con il suo migliore amico, Dante cercava solo la tranquillità in casa, e sapeva di non poterla ottenere con i costanti litigi dei due ragazzi. In quanto a nonna Virginia... Beh lei forse aveva capito qualcosa che era già nell'aria ma che nessuno, nemmeno i diretti interessati, era ancora riuscito a percepire.

E così, per una provvidenziale serie di coincidenze, il martedì successivo all'uscita al lido i due ragazzi furono inviati dal padre e dalla nonna a ritirare un libro in libreria e a comprare delle nuove sementi per il giardino. E sempre per una enorme casualità proprio quel giorno Lapo aveva un impegno improrogabile con Chicca e non poteva andare con loro.

Così i due ragazzi si ritrovarono quel giorno ad inforcare le biciclette e a sfrecciare per le vie di Fregene alla ricerca del libro per Dante e delle calendule per Virginia.

All'inizio la pedalata fu molto imbarazzante: nessuno dei due sapeva bene di cosa parlare. Avevano trascorso talmente tanto tempo a prendersi in giro come due bambini che ora non sapevano comportarsi da adolescenti maturi.

Ma in fondo perché avrebbero dovuto comportarsi in modo maturo? Fare i bambini era molto più divertente.
Per questo Simone non ci pensò due volte quando vide l'altro aumentare il passo e voltarsi a fargli la linguaccia dopo averlo superato.
"Chi arriva ultimo offre il gelato all'altro" lo sentì urlare, e non potè fare a meno di sorridere prima di premere a sua volta con più forza sui pedali.

Ovviamente Manuel vinse la gara e Simone trascorse tutto il tragitto dalla piazza alla libreria a lamentarsi di come avesse barato. L'altro ragazzo, in risposta, trascorse il tragitto dalla libreria al vivaio cercando di smentire le accuse.

"Non ho barato. Semplicemente ho deciso il gioco mentre lo facevo."
"E tu non lo chiami barare questo?"
"Direi proprio de no, signor perfettone."
"Ao, perfettone a chi?"
"Mah, me pare che 'l nome inizi co la esse e finisca co "imonebalestra", ma potrei sbagliamme."

Simone si limitò a tirargli una pacca sul coppino sorridendo e ad indicargli una gelateria poco distante da loro.
"Lo vuoi riscuotere sto premio o no?"
Manuel sorrise.

Uscirono dalla gelateria poco dopo con due coni medi offerti da Simone: pistacchio e fondente per lui e fiordilatte e nocciola per Manuel. Mentre il più grande ancora decantava le lodi del dolce, che a detta sua aveva il sapore della vittoria, si sedettero su un muretto poco distante per gustare i loro gelati.

Mangiarono in silenzio per un po', poi ancora una volta fu Manuel a rompere la quiete.
"Ma quindi tu 'ndo abiti? Tu padre me l'ha detto ma nun me lo ricordo."
"A Glasgow."
"E 'ndo sta?"
"In Scozia, Manu."
"E ce vivi solo co tu madre là?"
"Sì, solo io e mia madre. Ormai sono sette anni."
"Perché Lapo nun è venuto con voi?"
"Ha deciso di restare qua con nostro padre. Non ho mai capito perché abbia fatto una scelta del genere."

Manuel sembrava perplesso riguardo al suo commento. In fondo ai suoi occhi Dante doveva apparire come un idolo, una figura perfetta, un eroe che probabilmente lo aveva salvato dai casini e che quindi andava idealizzato e imitato. Peccato che Simone sapesse bene che tutto ciò era falso.

"Tu invece? Dove vivi?" chiese, per evitare che il discorso si spostasse completamente su Dante.
"So de Roma, che 'n se sente?"
"Cretino. -rise- Intendevo che zona di Roma, ovviamente."
"San Basilio. Nun credo sia zona pe quelli come te."
No, infatti, non lo era. Simone non era mai stato in quel quartiere, così lontano sia fisicamente che culturalmente dalle zone che era solito frequentare, e Manuel lo sapeva bene.

"O sapevo io, sei proprio 'n pariolino!"
Simone sgranò gli occhi, incredulo. Non poteva credere che Manuel fosse arrivato a tanto, l'epoca dell'odio tra loro era ufficialmente tramontata, almeno in teoria. Quell'affronto era intollerabile.
"No, parliamone. Posso accettare che tu mi ritenga troppo serio. Posso accettare che tu mi dica che sono sempre troppo abbottonato e forse potrei anche farmi piacere "perfettone". Ma pariolino... Mai. È l'affronto peggiore che tu mi possa fare."

Entrambi scoppiarono a ridere fragorosamente, rischiando addirittura di sbilanciarsi e cadere dal muretto perché scossi dal riso.

"Va bene, signor "non pariolino". Non oserò mai più insinuà na cosa del genere."
"Ti conviene, o conoscerai la mia ira."
"Nun te ce vedo a menà, sincero."
"Ao guarda che io sono rugbista, ci sono cresciuto in mezzo alle mischie."

Manuel lo guardò poco convinto, alzando un sopracciglio come a dire "tu? quandomai".
"Ma i rugbisti nun dovrebbero esse alti tipo tre metri e larghi sei? Te me pari mpo piccoletto."
"Ma se sono il doppio di te!"
"Appunto, nun ce vole tanto a esse sinceri."

Su questo Simone doveva dargli ragione. Manuel era decisamente minuto per la sua età: era più basso di lui di una quindicina di centimetri e la sua corporatura, non avvezza all'allenamento come quella di Simone, era piuttosto esile. Eppure sapeva che in uno scontro fisico l'altro sarebbe stato un avversario temibile.

"In ogni caso non ti conviene farmi incazzare, ti farei fuori in dieci secondi."
"Mi sottovaluti, Simò."
Era vero, ma non nel senso che credeva Manuel.

"Vabbè -Simone si tolse dal silenzio imbarazzato in cui era caduto dopo l'uscita di Manuel- quindi stai a San Basilio con la tua famiglia, immagino."
"Con mi madre." lo corresse Manuel "Lei è tutta la famiglia che c'ho."

Simone annuì, comprendendo quelle parole, seppur diversamente. Lui aveva in realtà una grande famiglia, ma era una famiglia così spezzata e divisa che spesso faceva fatica a notarne l'interezza. Sapeva di avere Lapo e, a modo suo, anche suo padre, ma il burrone tra loro era così profondo che nei momenti più grigi anche lui vedeva in sua madre l'unica sua famiglia.
Questo evitò di dirlo a Manuel, però: gli sembrava un pensiero egoista da fare di fronte a chi una famiglia non l'aveva per davvero.

"Forse dovremmo tornare a casa." disse, notando che effettivamente si era fatto tardi e probabilmente il resto della famiglia li stava attendendo per cenare.
"Me sa de sì." concordò Manuel. "È stato bello però. Passà 'l tempo co te, intendo."

Per qualche strano motivo Simone si sentì arrossire.
"Sì, pure per me. Potremmo... rifarlo prima o poi, se ti va."
Manuel sorrise.
"Controllo la mia agenda ma penso de potè trovà 'n buco pe te"

Iniziò così, un martedì di fine giugno, la loro amicizia.

Nota autrice
Scusatemi se non ho aggiornato venerdì ma ero via e ho avuto un po' di casini.
Non so se questo capitolo è decente, spero di sì.
P. S. Scusatemi per il romano maccheronico ma sono di Milano lol

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