20. Gocce di pioggia

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Manuel e Simone cercarono di godersi appieno gli ultimi giorni che il destino gli concedeva.

Entrambi sentivano che il fato era stato crudele con loro, perché gli aveva donato una felicità perfetta che però aveva una scadenza troppo breve. Avevano trovato la persona giusta, ma gli mancava il tempo.
In realtà sapevano entrambi che in parte ciò dipendeva dalla loro testardaggine e dai dubbi che li avevano tenuti prigionieri così tanto a lungo, privandoli di due terzi del tempo a loro concesso.

Erano così rimasti con un solo mese insieme, per vivere pienamente il loro giovane amore. La partenza di Simone, che doveva rientrare a Glasgow per l'inizio del nuovo anno scolastico, era infatti fissata al ventisette agosto.

Trascorsero quelle poche settimane cercando di vivere appieno ogni istante, godendosi ogni attimo e suggellando con dolci baci i momenti più felici. Rimasero incollati tutto il tempo - Matteo non mancò di farlo notare, sottolineando la loro incredibile somiglianza con due polipi - perché ogni secondo passato distanti sembrava un prezioso attimo sottratto alla loro felicità.

Cercarono anche di fare più cose possibili insieme, in modo da creare ricordi indelebili a cui aggrapparsi quando sarebbero stati lontani e avrebbero sofferto per la distanza tra i loro cuori ormai legati.

Trascorsero buona parte del tempo in riva al mare prendendo il sole, giocando a carte con gli amici o semplicemente baciandosi illuminati dalle luci rossastre del tramonto. Simone suonò molto per Manuel, che rimase incantato dalle dita ancora chiare nonostante l'abbronzatura che scorrevano veloci ed esperte sui tasti d'avorio del piccolo pianoforte.

Visitarono tutta la zona che circondava Fregene, in sella al motorino di Manuel che però era guidato dal più piccolo, perché il proprietario preferiva sedersi dietro, per avere una scusa per stringersi forte al suo ragazzo. Risero e si divertirono come bambini facendo gare in bicicletta, che ricordavano a entrambi l'inizio della loro amicizia. Simone fece sempre vincere Manuel e gli offrì decine di gelati, che però finivano sempre per condividere.

Manuel portò Simone a Roma, per fargli conoscere sua madre. Anita adorò il più piccolo dal primo istante in cui lo vide, più per il sorriso che generava sul volto del figlio che per altro. Manuel preparò una carbonara "Come se deve, che tu là su ndo stai in Inghilterra nun n'avrai mai magnata una bona", e il minore dovette ricordargli che Glasgow era in Scozia, non in Inghilterra, e che pure se viveva lassù era romano anche lui, di nascita e di cuore. Il maggiore, ovviamente, lo ignorò, e dopo pranzo insistette per portarlo a fare un giro turistico della città, con bacio al tramonto al Pincio come conclusione. Simone non se ne lamentò.

Simone insistette per noleggiare un pedalò un giorno, fregandosene della titubanza di Manuel che, nonostante lo negasse fino alla morte, aveva un po' paura dell'acqua. Lo convinse addirittura a tuffarsi in acqua dal piccolo scivolo di plastica, o meglio lo spinse giù a tradimento, distraendolo con un bacio. Il maggiore risalì sulla barchetta a velocità record, i ricci bagnati appiccicati alla fronte e un broncio adorabile in volto. Broncio che però durò poco, giusto il tempo che Simone impiegò a raggiungerlo e a cancellarlo con un bacio. E presi a baciarsi caddero in acqua tutti e due.

Manuel giurò che non avrebbe fatto più una cosa del genere, ma in realtà per Simone avrebbe fatto qualsiasi cosa.

I due ragazzi vissero così i loro ultimi giorni insieme, cercando di ignorare l'avvicinarsi del giorno in cui le loro strade avrebbero dovuto dividersi, come se non pensandoci avessero potuto arrestare il corso inesorabile del tempo.

Ma il tempo purtroppo non fu clemente con i due amanti, continuando il suo corso inarrestabile. Fu così che senza che nemmeno se ne accorgessero arrivò il ventisette agosto, il giorno prima della partenza di Simone.

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