19. Trovare un senso

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Quando quel mattino Simone si svegliò, temeva che si fosse trattato di un sogno molto realistico.
Non riusciva infatti a realizzare ciò che era successo la notte precedente: gli sembrava così assurdo anche solo pensare che Manuel potesse ricambiare i suoi sentimenti, figurarsi che lo avesse baciato e che avessero poi fatto l'amore.

Per questo, quella mattina, si sforzò di rimanere ad occhi chiusi il più a lungo possibile. Voleva che quel meraviglioso sogno durasse ancora per un po', prima di infrangersi contro i duri scogli della realtà.

Solo dopo quelle che gli parvero ore trovò il coraggio di aprire gli occhi e di interrompere quella che credeva essere una semplice fantasia.
Quando schiuse le palpebre, però, la prima cosa che vide fu il viso ambrato di Manuel, ancora rapito dal sonno.

Il suo sogno era diventato realtà.

Simone si perse a lungo tra le curve morbide del viso del maggiore, lungo le dune degli zigomi e sulle labbra vellutate. Poi lasciò correre lo sguardo sul corpo nudo coperto in parte dal lenzuolo sottile, quel corpo perfetto che aveva avuto modo di esplorare e venerare la notte precedente, come fosse un'opera d'arte di inestimabile valore.

Ancora non convinto del fatto che tutto ciò fosse realmente accaduto, allungò una mano a sfiorare le gote arrossate di Manuel, le labbra che aveva avuto modo di assaporare e le ciglia che gli avevano celato gli occhi del maggiore al culmine della loro unione.
Un riccio ribelle ricadde sulla fronte distesa del ragazzo, e Simone si affrettò a riportarlo al suo posto come aveva fatto febbrilmente quella notte, mentre implorava Manuel di guardarlo e di farsi guardare.

Ancora non riusciva a credere che quel momento fosse stato reale.

Vide le labbra del ragazzo accanto a lui incurvarsi, fremere in un sorriso che segnalava si fosse svegliato.
A Simone quasi dispiacque: era un peccato distruggere quel quadro perfetto.

Gli occhi di Manuel si aprirono, rivelando quelle iridi scure che tanto amava, che si puntarono subito nelle proprie.
Era bello, ed era bello stare così con lui, stesi sullo stesso letto a fissarsi dopo una notte in cui si erano donati completamente l'uno all'altro.

Simone era sicuro che non avrebbe dimenticato quella notte tanto presto. Il solo pensiero lo faceva sentire accaldato.

"Buongiorno" mugugnò il ragazzo vicino a lui, destandosi definitivamente dal sonno.
"Buongiorno a te" non potè fare a meno di rispondergli, sentendo le farfalle nello stomaco anche solo con quella brevissima interazione.

"Me stavi a spià?"
Arrossì a quelle parole, tanto sfacciate quanto vere.
"Eri bello mentre dormivi..." cercò di giustificarsi, chiaramente nervoso per essere stato colto sul fatto.
Manuel dovette percepire il suo nervosismo perché si avvicinò a lui, sorridendogli dolcemente.
"Guarda che mica me dispiace eh." sussurrò, e Simone si sentì subito più sereno.
"No?"
"Direi de no." e confermò queste parole con un bacio.

Era tutto così perfetto, non riusciva ancora a crederci. Poter baciare Manuel in quel modo gli sembrava un'utopia, un sogno troppo bello per essere vero.

"Manu ma senti..." disse una volta che si furono separati, e il maggiore lo invitò a continuare. "Ma per te cosa è stato quello di ieri sera?"
L'altro lo guardò perplesso, come se non comprendesse appieno le implicazioni di quella domanda.
"Te devo fà 'n disegnino per spiegattelo, Simò? Eppure ieri sera me sembrava che avessi capito fin troppo."

Ancora una volta arrossì, ricordando la sera prima e tutto ciò che era successo, il modo in cui si era concesso pienamente a Manuel, perdendo ogni inibizione. Forse troppo.
"Scemo, non era quello che intendevo."
"E allora che intendevi, Simò?"

Wonderland | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora