Insicurezza, rabbia, tristezza e angoscia

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POV'S Todoroki
Poco dopo che Bakugo si era allontanato per rispondere al telefono, ero andato alla macchina a prendere il cambio d'abito che facevo tenere per sicurezza nel porta bagagli, per poi recarmi in bagno in modo da potermi togliere il costume da hero. Una volta fatto mi riavvicinai alla stanza di Yukiko iniziando di conseguenza a fare avanti e indietro per il corridoio, in quanto ero in ansia visto che i dottori ancora non erano usciti da li dentro e quando finalmente decisi di fermarmi davanti alla porta, vidi Endeavor avvicinarsi e dirmi di andare con lui.
Non avevo nessuna intenzione di seguirlo, anzi tutt'altro l'unica cosa che volevo fare in quel momento era entrare in quella maledetta stanze e vedere con i miei occhi come stava Yukiko.
Avevo proprio il desiderio impellente di abbracciarla, di risentire il suo odore sulla mia pelle, sui miei vestiti e di sentirla tranquilla tra le mie braccia.

Avevo comunque intuito che nel mio comportamento e nel mio modo di fare, c'era qualcosa che non andava, per questo una volta ritornato a casa, mi ero ripromesso di capirne il motivo.
Comunque ad essere sinceri non ricevevo nemmeno un grande aiuto da parte dal mio alpha interiore, perché da quando l'avevo vista per la prima volta non voleva saperne di stare fermo e tranquillo...aveva sempre il folle desiderio di tenerla lontana dalle altre persone. Di fatto quando i dottori erano entrati in quella stanza, ho dovuto dar fondo a tutto l'autocontrollo di cui disponevo, per non sfondare la porta che mi separava da lei e staccare a tutti i presenti la testa. Quindi anche se mi costava ammetterlo, dovevo ringraziare Endeavor se ciò non era avvenuto, perché è riuscito a portarmi via da lì prima che iniziassi a mettere realmente a soqquadro tutto il piano.

Non so dove eravamo diretti, ma continuavo a seguirlo senza troppi se o troppi ma. Per lo meno questo stava avendo un esito positivo su di me, in quanto il mio alpha interiore sembrava essersi momentaneamente tranquillizzato, portandomi di conseguenza a riavere il pieno controllo della mia mente.

Continuammo a camminare per non so quanto ed essendo troppo preso dai miei pensiero, non mi accorsi nemmeno del fatto che Endeavor si fosse fermato a pochi centimetri di distanza da me, tanto che senza volerlo gli andai letteralmente addosso.

"Sentì Shoto, mi devi dire qualcosa?"
"No, tu piuttosto perché mi hai fatto venire qui?" gli domandai leggermente stranito
"Sembravi star per perdere il controllo lì dentro e ho pensato che era meglio portati qui fuori"
"Non stavo perdendo un bel niente"
"Shoto posso chiudere un occhio su tutto, ma non ammetto le pese per il culo e lo sai bene."
"Se come no"
"Sentì Shoto puoi dire tutte le cazzate che ti pare, ma te sei legato a quella ragazza che ti piaccia o pure no"
"Io non...."
"ORA BASTA SMETTILA DI DIRE CAZZATE.... QUELLA RAGAZZA DOPO CIÒ CHE HA SUBITO SI È FATTA TOCCARE SOLO DA TE E LO SAI BENE, PERCHÉ QUANDO MI CI SONO AVVICINATO IO HA INIZIATO A TREMARE COME UNA FOGLIA O NON TE LO RICORDI"
"E allora?"
"E ALLORA....E ALLORA! SENTI SHOTO SE MI VUOI FAR INCAZZARE, STAI SULLA STRADA GIUSTA....PERCHÉ CONTINUI A MENTIRE A TE STESSO..SAI PERFETTAMENTE CHE È LA TUA COMPAGNA, E SAI ANCHE CHE SE NON TI AVESSI PORTATO VIA DA LÌ, AVRESTI BUTTATO GIÙ QUELLA MALEDETTA PORTA, PUR DI ENTRARE E STARE CON LEI. STAVI QUASI PER PERDERE LA RAGIONE...NON TI SEI NEMMENO ACCORTO DI AVER CHIUSO LE MANI A PUGNO E DI AVER INIZIATO A RINGHIARE COME UN MATTO. QUINDI SI PUÒ SAPERE PERCHÉ MENTI A TE STESSO? CONTINUANDO COSÌ POTRESTI PERDERLA E QUESTO TI FAREBBE PIÙ MALE, CHE ESSERE TRAPASSATO A PARTE A PARTE DA UN FERRO ROVENTE. VEDI DI RAGIONARE FIGLIOLO"

Prima di rispondergli puntai i miei occhi nei suoi e riuscì a scorgere per la prima volta nel suo sguardo la sofferenza... come se avesse realmente paura di ciò che mi sarebbe potuto accadere e ne rimasi sorpreso, perché capì che non erano solo parole quelle che disse un anno fa sul voler cambiare, lo stava facendo realmente, stava cambiando per essere quel padre che non era mai stato.
Di conseguenza non riuscì a non mandarlo a quel paese e nemmeno a urlargli contro come aveva fatto lui poco prima con me, anzi parlai fin troppo cautamente.

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