Crazy Lovers [Omegaverse]

Ci siamo noi

"Allora Kirishima vieni oppure no?" disse Todoroki con voce calma richiamando il rosso dai suoi pensieri.
"Si eccomi"
Dicendo quelle parole si allontanò da Izuku e Bakugo, per avvicinarsi a Shoto andando a posizionare la sua mano sulla maniglia della porta. Per poi fare entrambi successivamente un grande  sorriso,in modo da sdrammatizzare un po' la situazione in cui sicuramente si stava trovando Yukiko. Sfortunatamente però questo scomparve nell'esatto momento in cui sentirono, una volta entrati, Yukiko piangere disperatamente.
Vedendola in quelle condizioni bloccarono come meglio poterono la fuoriuscita dei loro stessi feromoni, in modo da non spaventala e da non traumatizzarla inutilmente, soprattutto dopo quello che aveva passato e subito.

Dopodiché si allontanarono cautamente dalla porta, per poi richiudersela alle spalle. In quanto nessuno dei due voleva far vedere agli altri, in che condizioni si trovava Yukiko, né tantomeno volevano allarmare inutilmente i suoi genitori, già visibilmente scossi per l'accaduto. 
Per di più entrambi non sapevano come comportarsi, non sapevano sé parlare, sé avvicinarsi ulteriormente a lei, sé restare dove erano, sé uscire e lasciarle la privacy che meritava, così da potersi sfogare liberamente senza vergognarsi, o sé liberare leggermente dei feromoni calmanti in modo da tranquillizzarla.

Avevano paura!

Paura di riportarle alla mente ciò che le era stato fatto, non perché erano degli alpha, ma perché erano dei ragazzi, quasi degli uomini, proprio come quel viscido villan che l'aveva rapita. Ma non solo...vedendola in quelle condizioni avevano il terrore che gli sarebbe successo qualcosa, dopotutto non sapevano esattamente cosa avessero detto i dottori dopo che erano usciti da quella stanza, visto che uno era stato trascinato via dal padre prima che potesse fare qualcosa di avventato e stupido, mentre l'altro era arrivato lì da poco e non sapeva nulla su cosa era realmente alla ragazza...ma nonostante questa piccola "lacuna temporale" erano certi che, dopo un trauma del genere i dottori volevano come minimo che Yukiko non subisse stress inutile e non si agitasse, ovvero tutto il contrario di quello che stava succedendo in questo preciso momento.

Ma cosa potevano fare?

Nessuno dei due si stava muovendo, anzi sembravano quasi pietrificati sul posto completamente immersi nei loro pensieri.

Io non credo di riuscire a tranquillizzarla... con il carattere che mi ritrovo potrei andare solo a peggiorare la situazione....io...io vorrei fare qualcosa perché non posso vederla così, ma forse è meglio che se ne occupi Kirishima dopotutto è riuscito in poco tempo a diventare il migliore amico di Bakugo, per non parlare del fatto che riesce sempre a sdrammatizzare qualsiasi situazione gli si pari davanti.

Ma allora se non ho intenzione di fare nulla, perché sono qui? Perché il mio corpo si è mosso, se non ho nemmeno il coraggio di avvicinarmi a lei? Perché non posso essere espansivo come Midoriya o Kirishima?

Mi da fastidio ammetterlo, ma quando Endeavor diceva che ero una nullità...beh non aveva tutti i torti a questo punto, anche se allora mi chiamava così perché non volevo usare il mio lato sinistro.
Accidenti e io che volevo entrare per poterla abbracciare, per parlarci, per risentire il suo odore su di me e per aiutarla in caso del bisogno e invece non riesco a muovere nemmeno un muscolo, sembro quasi uno stoccafisso.

Accidenti al mio stupido carattere e accidenti a Endeavor, perché è soltanto colpa sua se mi ritrovo ad avere questo carattere di merda.  Non potevo avere un genitore normale, no è? Era chiedere per caso l'impossibile?

Forse è meglio che esca, probabilmente peggioro solo la situazione se resto qui...dopotutto se ha bisogno di sfogarsi lo farà con chi l'ha salvata e sa cosa le è successo. Per di più non voglio che sia costretta a raccontarmi ciò che le è accaduto se non vuole, perché gli causerei solo altro dolore. Quindi credo che sia meglio, che resti Todoroki con lei. In fin dei conti lui saprà come rassicurarla e farla di nuovo sorridere, diversamente da me.