«dove ti fa male?»

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Alla fine ieri sera il dolore alla gamba è aumentato sempre di più, e stamattina non è migliorato. La botta non sembrava così tanto forte da provocarmi tutto questo dolore, sarà che non avevo capito bene cosa stava succedendo in quel momento.

Mi sono data da fare stamattina. Per non annoiarmi mi sono dedicata alla faccende domestiche e sono andata a fare un po' di spesa. Non è stato facile con questo dolore, ma non posso gettarmi sul letto a non fare nulla. I calciatori giocano con la febbre, perché io dovrei stare a letto per un po' di male alla gamba?

Sto cercando lavoro qui a Monaco, voglio svagarmi un po', ma non è chissà quanto facile. Mia zia, conoscendo molte persone qui, mi ha consigliato diversi posti, ma nessuno mi interessava realmente tanto. Si, sono una tipa molto particolare.

Ora lei è a lavoro, mentre io sono seduta ancora una volta sullo sgabello della cucina, a smanettare con il cellulare. Sento bussare alla porta e questa cosa è alquanto strana. Anche qui come a Parigi vengono a fare pubblicità alle loro aziende porta per porta?

Quando apro in realtà trovo lo stesso ragazzo di ieri, quello che mi ha quasi investita con la sua Ferrari, nuovamente parcheggiata qui fuori. Come fa a sapere dove vivo? E se fosse una specie di stalker?
«ciao» mi dice semplicemente, accennando un sorriso magnifico, a cui non si può dire di no.
Ok Nicole, non cedere!

«non ho la minima intenzione di voler sapere come tu abbia scoperto dove abito, vattene via e facciamo finta che tu non sia mai venuto» affermo schietta, senza giri di parole. E perché poi sarebbe venuto? Insomma che cosa vuole? Non gli è bastato avermi quasi investita ieri?

«volevo solo sapere come stavi dopo ieri sera» entra con nonchalance nei miei confronti, e si reca in cucina senza che nessuno gli abbia detto di farlo.

«e perché ti interessa?» chiedo, controllando i suoi movimenti che mi sembrano di una persona normale, quasi come se questa fosse casa sua. No dico, fa' pure.

«ti ho quasi investita» apre il frigorifero e tira fuori tranquillamente un succo iniziandolo a bere. No ok adesso seriamente, chi gli ha dato il permesso?

«la vuoi smettere? Entri in casa mia, fai tutto quello che vuoi, quasi come se fosse la tua abitazione. Non ti hanno insegnato le buone maniere? Il succo si chiede, non si prende dal frigo con questa libertà. Chi ti ha dato questo tipo di permesso?» gli strappo il succo da mano e lo appoggio sul mobile affianco a me, e noto il suo divertimento nel vedermi così nervosa.

«prima cosa non è casa tua; seconda cosa tua zia mi ha dato il permesso di fare tutto questo» ma cosa c'entra mia zia? Perché la conosce? Anzi la vera domanda è, perché la conoscono tutti? Ma insomma, mi spiegate chi è questo ragazzo?

«in questa casa ci vivo prima cosa; seconda cosa quando ci sono io questi tipi di atteggiamenti non li usi e soprattutto questi toni da "io posso fare quello che voglio". Vattene, ho solo un dolore alla gamba ma passerà» gli apro la porta per farlo uscire, ma al contrario lui va a sedersi sul divano, e osserva casa mia.

«che scopo hai? Vuoi che ti mandi via a calci in culo?» chiedo sbuffando. Questo ragazzo ha davvero toccato i miei limiti, sono ad un punto cruciale in cui lo manderò via con forza.

«siediti qui» da' qualche schiaffetto sul divano, per indicarmi il posto in cui devo sedermi.

«non faccio quello che dici tu e poi non conosco neanche il tuo nome» dico avvicinandomi al divano ma restando in piedi con le braccia conserte ad osservarlo.

«Charles» che nome elegante, proprio come lui. Si abbina perfettamente alla sua persona; al suo viso dolce e al suo modo di vestirsi. «e il tuo?»

«Nicole» rispondo; sarà forse l'unica parola che ho detto senza essere antipatica, ma in realtà lui lo merita. Sembra un saputello e un creduto.

«dai Nicole vieni qui» mi siedo ma molto più distante da lui, che ovviamente non perde occasione per avvicinarsi. «dove ti fa male?» chiede appoggiando la mano sul mio ginocchio nudo, a causa del fatto che stavo indossando un pantaloncino. Sale pian piano sempre più sopra facendo pressione. Il suo tocco è dolce, le sue mani calde sono una beatitudine sulla mia coscia, nonostante i 35 gradi presenti fuori. Arriva quasi al limite e proprio quando tocca dove mi fa male sussulto.

«e quindi è qui. Ti fa male tanto?» domanda, mentre tiene ancora salda la sua mano sulla gamba.

«no, ora puoi anche andare via» per quanto stessi impazzendo per quel gesto non potevo spingermi così oltre. La vera me aveva anche resistito fin troppo. Gli prendo la mano e lo porto fuori dalla porta, ma lui si avvicina a passi lenti.

«sicura?» preme di nuovo forte su quella parte di gamba ed io urlo dal dolore, non pronta a questa cosa.

«Cristo!» alzo la testa verso il soffitto, stringendo forte i denti. Si dirige ancora una volta verso la cucina tirando fuori dal congelatore del ghiaccio. Mi trascina di nuovo verso il divano, e appoggia la mia gamba sulle sue, mettendo poi il ghiaccio sulla parte dolorante.

«perché lo fai?» chiedo notando quanto si stesse preoccupando per me.

«perché sei la nipote di Camille» ah bene...che bella risposta!

«e perché conosci mia zia?» forse è il momento che io apprenda qualcosa di questo strano ragazzo.

«siamo amici, da molto tempo direi» amici...da molto tempo...inizio a preoccuparmi.

«che tipo di amici?» posso aspettarmi tutto da mia zia, anche che porti a letto un ventenne.

«non il tipo di amico che pensi tu, non mi porto a letto tua zia, al massimo porterei te»

«sei il solito ragazzo ricco che fa il casca morto con tutte...complimenti, metodo d'approccio definitivamente da cambiare» dico, roteando gli occhi verso il cielo per la frase detta in precedenza.

«era solo per sdrammatizzare» bel modo di sdrammatizzare devo ammettere...

«esistono altri modi per farlo» dico sbuffando, forse un po' nervosa per le sue parole.

«non prenderla sul personale, stavo scherzando» accenna un piccolo sorriso che mi scioglie il cuore.

Quando incrociamo i nostri sguardi noto meglio i suoi occhi verdi, limpidi, di un ragazzo che ha tanto da dire, da raccontare, da dimostrare. Non lo conosco, non so cosa fa nella vita, e probabilmente neanche mi interessa saperlo, però i suoi occhi dicono tanto. Lui ha molto dentro, tutto chiuso in una gabbia, nella sua gabbia, chiamata cuore.

«va meglio?» chiede, togliendo il ghiaccio dalla gamba, e accarezzandone solo un tratto.

«forse si» ammetto, e noto che è molto fiero del suo lavoro.

«bene, io devo andare. Metti il ghiaccio anche più tardi. Buona giornata Nicole» mi saluta, uscendo dalla porta e io la lascio aperta per aspettare che vada via.

«lo farò; buona giornata Charles e grazie» alzo la mano, accennando un sorriso, che lui ricambia. Sale nella sua Ferrari, incredibilmente bella, e poi va via, lasciandomi lì, ferma sulla porta ad osservarlo correre verso chissà quale destinazione.

𝘾𝙝𝙤𝙨𝙚𝙣 𝙗𝙮 𝙙𝙚𝙨𝙩𝙞𝙣𝙮 | 𝘾𝙝𝙖𝙧𝙡𝙚𝙨 𝙇𝙚𝙘𝙡𝙚𝙧𝙘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora