«volevo pranzare con te»

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Apro gli occhi a causa del suono insistente del campanello di casa. Accendo il cellulare e noto che sono le undici. Ah bene...direi che è presto.

Indosso una T-shirt siccome in estate sono solita dormire in reggiseno e mutanda e scendo le scale in legno per aprire la porta.

«finalmente credevo fossi...» Charles. Le sue parole si fermano quando si rende conto che avevo solo una T-shirt bianca e molto trasparente addosso.

«fossi cosa?» lo incito a continuare, ridendo sotto i baffi per come aveva perso il filo della frase.

«morta...si, volevo dire morta» annuisco e lo invito ad entrare.

«e invece sono viva...allora, come mai qui?» chiedo mentre si appoggia alla porta.

«volevo pranzare con te» accenno un sorriso dolce per come ha emesso quella frase...con gli occhi rivolti verso il basso e le mani che giocavano con i bracciali.

«devo cambiarmi, mi sono appena svegliata» incrocia il suo sguardo nel mio, e lì noto un meraviglioso prato verde. I suoi occhi hanno il colore delle cose belle e delle mie cose preferite.

«fa' con calma» continua, ma quando mi incammino per andare in stanza noto che mi segue.

Il problema non è tanto questo, quanto il fatto che io sia in mutande, e salendo le scale...insomma, godrebbe di un bel panorama.
Mi sorpassa salendo per primo. Ha capito i miei complessi senza che io glieli abbia esposti.

Arriviamo in stanza, e Charles si stende tranquillamente sul mio letto, iniziando a smanettare con il cellulare, mentre io rimango per interi minuti a fissare l'armadio per decidere cosa mettere. Alla fine opto per un top e un pantaloncino.

Mi cambio in bagno, per poi truccarmi dinanzi lo specchio della stanza. «non mettere troppe cose, ti preferisco naturale» mi volto verso di lui, che ha gli occhi fissi ancora sul dispositivo, ma ciò nonostante mi ha detto quella frase dolcissima. Per le ragazze una frase così vale forse più di una dichiarazione d'amore. Essere apprezzate naturalmente non capita tutti i giorni.

Mi porta in un ristorante molto carino, per niente lussuoso, e sinceramente lo preferisco. Odio quelle cose troppo pacchiane e amo la semplicità. Ecco perché con Charles mi trovo bene, lui è un ragazzo semplice anche se gira con vestiti firmati e con una Ferrari invidiata da tutti. In realtà conoscendolo si capisce che non è un tipo che si vanta di tutto quello che ha.

Il proprietario di questo ristorante viene a salutarci. Probabilmente conosce Charles da una vita, perché attraverso le parole riesco a capire quanta stima reciproca ci sia.

Ordiniamo da mangiare, parlando come nostro solito del più e del meno. «posso chiederti perché mi hai chiesto di pranzare insieme?» domando, e noto un sorriso sul suo volto.

«se non scopri le cose non ti senti te stessa, eh?» chiede retorico e devo dire che ormai ha imparato a conoscermi. «volevo ringraziarti per ieri, per avermi aiutato a fare shopping» continua ed io alzo un sopracciglio.

«tutto questo solo perché ti ho accompagnato a fare shopping?» chiedo...insomma alla fine non è stata neanche una tappa chissà quanto lunga e soprattutto non mi è dispiaciuta affatto.

«tutto questo? È solo un pranzo normale in uno dei miei ristoranti preferiti nel mondo. Nulla di così eccessivo» risponde, senza sapere che io in realtà non sono mai stata trattata così. Un pranzo per una tappa di mezz'ora non me l'aveva mai offerto nessuno. I momenti in cui io e Philippe mangiavamo da soli erano davvero rari, la maggior parte del tempo la passavamo con i ragazzi.

«vale tanto per me Charles, sei il primo che si comporta così nei miei confronti...e siamo solo, amici?» cosa siamo in realtà? Conoscenti? Non so dare una risposta.

«si, amici» mi sorride ed io ricambio; la sua dolcezza mi scioglie. Mi fissa con quei suoi occhi verdi come due smeraldi, con tale intensità da farmi rabbrividire.

Sembra voglia scavarmi l'anima.

«vieni voglio mostrarti una cosa» una volta usciti dal ristorante, mi prende per mano, e raggiungiamo il porto, per nulla distante.

Attraversiamo una passerella di legno, fino a quando ci fermiamo dinanzi ad un piccolo yatch, davvero bellissimo.

«prometto di portarti a fare un giro, dimmi solo quando» spalanco la bocca quando capisco che questa piccola meraviglia è sua.

«ma davvero questo yatch è tuo?» noto un piccolo sorriso da parte sua, probabilmente per la mia goffaggine nel porgli questa domanda.

«è uno dei miei tanti bambini» risponde ammirandolo, e nei suoi occhi capisco quanta felicità ci sia nell'aver acquistato queste cose con i suoi stessi sforzi.

«wow Charles, non ho parole è incantevole» affermo, guardandolo meglio. È un misto tra nero e marrone, con dettagli bellissimi, che lo rendono più incantevole di quanto non lo sia già.

Mi riaccompagna a casa dopo un pomeriggio trascorso a girare per Monte Carlo. Mi ha mostrato i posti dove trascorreva più tempo quando era piccolo, e mi ha raccontato dei momenti che gli sono rimasti nel cuore. Ascoltarlo è stato come una di quelle canzoni vecchie che sentiresti in loop per tutta la vita senza stancarti mai. Ecco, lo avrei ascoltato per ore e ore senza annoiarmi.

Quell'accento francese lo rende dannatamente elegante, credo non riuscirei mai ad ascoltare una persona parlare questa lingua senza pensare a lui. Mi sono sentita parte del suo mondo, per un tempo che sembra essere trascorso in un attimo.

Rileggerei all'infinito il libro della sua vita, ma so che c'è ancora altro che non mi ha detto, qualcosa che i suoi occhi vogliono urlare, ma lui non espone.
Quei suoi occhi verdi hanno tanto altro da raccontare, per quanto provi a nasconderlo, so che è così. Quello sguardo colmo di sofferenza ma anche di tanta felicità. Nasconde dietro la maschera, una vita che più volte gli ha trafitto il cuore. Non sono mai stata brava a leggere gli occhi, ma i suoi sono diversi, sono per me qualcosa da scoprire, a piccoli passi, senza ferirlo. I suoi occhi mi stanno urlando qualcosa, e voglio capire cos'è.

𝘾𝙝𝙤𝙨𝙚𝙣 𝙗𝙮 𝙙𝙚𝙨𝙩𝙞𝙣𝙮 | 𝘾𝙝𝙖𝙧𝙡𝙚𝙨 𝙇𝙚𝙘𝙡𝙚𝙧𝙘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora