«non hai paura di restare sola?»

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«arrivati» mi dice, togliendo la cintura ed io faccio lo stesso, seguendo i suoi movimenti.

«Charles dai accompagnami a casa» faccio incontrare le mie mani, in modo da pregarlo nel vero senso della parola.

«ormai siamo qui, e poi non ti accompagno dove non vuoi andare» scende dall'auto e viene ad aprirmi la portiera.

Non è grande come credevo, insomma è una casa normale. Ci sono ancora gli scatoloni in giro, l'unica cosa in ordine sono i mobili e alcune foto di famiglia esposte. Probabilmente all'interno delle scatole ci saranno le sue cose, forse altre foto, o qualcosa riguardante il lavoro.

«che ne pensi?» mi chiede spalancando le braccia, ed io ammiro la sua felicità nel vedere questa casa, forse acquistata con le sue stesse forze.

«è molto carina, probabilmente in ordine sarà molto più bella» dico e annuisce.

«non ho avuto tempo di mettere a posto questi scatoloni nella stanza dove ho tutti gli altri, ma li troverai solo qui» annuisco e successivamente li sposta in un altro luogo.

«hai fame?» chiede...probabilmente non mi crederebbe se gli dicessi che io vivo per il cibo.

«no» ok forse un po' si, ma non voglio che casa sua vada a fuoco...insomma l'ha appena comprata.

«vuoi fare una doccia?» spalanco gli occhi, e poi ragiono sul fatto che non me ne andrò tanto presto da qui.

«n-non mi sembra il caso Charles» ma ciò nonostante lui va a prendere una sua maglia che probabilmente dovrò indossare.

«il bagno è la seconda porta a sinistra, fai come vuoi» dice, ma alla fine decido di accettare la proposta, anche perché percepisco il sale del mare e la sabbia attaccati ovunque.

Mi rilasso sotto l'acqua calda, e sento che i pensieri scivolano via. Mi asciugo velocemente, lasciando i capelli bagnati, raccolti dal codino che avevo con me. Indosso la sua maglia, che scende lunga, e mi reco in cucina. Charles è intento a cucinare qualcosa, l'odore attraversa le mie narici non appena apro la porta del bagno. È a petto nudo e indossa solo un pantaloncino sportivo che mette in risalto il suo fondoschiena...se questo è il paradiso non voglio mai più uscire!

«so che sei lì» dice, senza voltarsi, facendomi sobbalzare...Dio, questa non ci voleva! «spero ti piaccia il french toast, è una delle cose migliori che mi riesce» menomale che ha cambiato discorso, sarei sprofondata presto dalla vergogna.

Mi metto nel lato destro, che è più vicino ai fornelli, e lo osservo cucinare. Ha un fisico bellissimo, una tartaruga perfetta. Sono sempre più convinta di essere morta e di essere arrivata in paradiso.
Anche lui rimane a guardarmi per diversi minuti e noto più volte un gesto che mi fa impazzire. Si morde il labbro inferiore con i suoi denti bianchi e perfetti.

«vuoi assaggiare?» mi chiede, nonostante lo stia ancora cuocendo. Annuisco e prende una forchetta, per poi tagliarne un pezzettino. Porta la posata verso di me e capisco la sua intenzione. Mi poso sull'isola per avvicinarmi di più e lui non perde occasione per guardare le mie gambe scoperte, e forse anche un po' di fondoschiena che si intravede.
Il pezzettino arriva sulle mie labbra, ed io lo mangio, con gli occhi incastrati in quelli di Charles che continua a mordersi il labbro. Mi ha appena imboccata!

«che te ne pare?» alzo il pollice, intenta ancora a mangiare il boccone e devo dire che in effetti è buonissimo.

Li mette in due piatti diversi e ci sediamo sugli sgabelli che erano lì. «sono davvero buoni, non li ho mai preparati» ammetto e lui spalanca gli occhi.

«mi deludi...poi ti insegno» mi dice con aria modesta che mi fa sorridere.

«non ne ho bisogno» rispondo e lui ride, continuando a mangiare.

«posso chiederti cosa ti ha portata qui?» alzo gli occhi verso di lui, e mi schiarisco la voce, bevendo poi un sorso di succo che mi aveva dato in precedenza.

«la necessità di allontanarmi dal passato, di capire me stessa, di smettere di stare male per persone che non lo meritavano» ammetto, sorseggiando ancora un altro po' di liquido arancione, ripensando a Philippe e al male che mi ha fatto.

«e ora sei felice?» manda giù un altro boccone mentre a me ormai è passato l'appetito. Tutte queste domande mi fanno male, ma non voglio ferirlo, ha fatto tanto per me.

«sto provando ad abituarmi a Monaco, non è facile, non ho amici e non voglio neanche averne se sono interessati solo a chi ha i soldi» affermo, e stranamente il monegasco annuisce.

«ora hai me» incastro i miei occhi nei suoi, che sorridono, insieme alle sue labbra sottili, ma dolci.

«non ne sarei tanto convinto, ancora mi sei antipatico per il quasi incidente» dico e lui ride.

«dovevi stare attenta, non è colpa mia» alza le mani in segno di difesa e io continuo a dirgli che invece è così.

Rimaniamo a parlare ancora per una mezz'oretta fino a quando sento la stanchezza che mi scorre sin dentro le ossa.

«dovrei tornare a casa Charles» ammetto, sapendo benissimo che non mi farà andare via.

«domani ti riaccompagno quando vuoi, ora devi riposarti; sei stanca, i tuoi occhi si chiudono da soli» passa l'indice sul mio viso, dalla tempia fino alla mascella, e posa lo sguardo sulle mie labbra carnose. Continua a mordere le sue, con forza, avrebbe voglia di baciarmi, ma si sta trattenendo dal farlo. È questo che mi fa capire.

Mi accompagna nella stanza degli ospiti, anch'essa abbastanza grande. «per qualsiasi cosa sono nella stanza accanto. Chiamami, non preoccuparti. Buonanotte Nicole» accenno un sorriso e lui apre la porta.

«grazie, notte Charles»

𝘾𝙝𝙤𝙨𝙚𝙣 𝙗𝙮 𝙙𝙚𝙨𝙩𝙞𝙣𝙮 | 𝘾𝙝𝙖𝙧𝙡𝙚𝙨 𝙇𝙚𝙘𝙡𝙚𝙧𝙘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora