«da quando fumi?»(1/2)

860 34 18
                                    

Oggi non ho la minima voglia di andare a lavoro. Ho chiamato il mio capo e mi sono data malata, anche se non lo sono.

Non ho chiuso occhio tutta la notte; mi ha scritto migliaia di messaggi a cui non ho risposto. Ho pianto insistentemente, non so esattamente per cosa...forse semplicemente per una serie di cose.

Il timore di perderlo, unito al bacio per la paura di non essere più sua, al litigio, al mio "vaffanculo", alla sua incontrollabile gelosia, fino al fatto che sta stravolgendo completamente la mia vita. A tratti in positivo, a tratti in negativo.

Spengo il cellulare che continua a vibrare. Faccio una doccia, cercando di far scorrere tutti i miei pensieri e le mie paure con l'acqua, ma non vogliono abbandonarmi.

Vorrei scusarmi con John per ieri sera, ma non ho la minima idea di come fare. Non ho il suo numero, ne il suo indirizzo di casa, ne il nome dell'hotel in cui potrebbe essere...a meno che non sia già a Nizza, o addirittura in Australia.

Trascorro la mia giornata a letto, a pensare, a provare a dormire, a leggere i suoi messaggi. «sono un coglione mi dispiace» «Nicole perdonami, non ti merito» «mi manchi, una giornata senza di te è una giornata vuota, inutile. Vorrei venire a casa tua, ma so che ci rimarresti solo male a vedermi lí» il minimo di tutte le cose che mi ha scritto.

«Nicole...hey tesoro stai bene?» mia zia entra come suo solito senza bussare. Avrò sicuramente gli occhi rossi e gonfi a causa dei pianti.

«non mi sento tanto bene» affermo, falsamente. Noto che non ci crede molto, ma me la lascia passare. Ecco cosa amo di mia zia, non chiede, semplicemente rispetta la mia privacy, a volte.

«stasera avremo ospiti a cena, ti voglio carichissima» si alza dal letto, tirando fuori dal mio armadio dei vestiti.

«posso chiedere chi sono queste persone?» recupero tutto quello che stava lanciando, cercando di tenere in ordine la mia stanza.

«Patrick e Charles» a sentire il suo nome mi si gela il sangue. Stasera lui verrà a cena qui. Stasera ci rivedremo. «li ho incontrati prima, così ho proposto questa cosa. Va bene per te?»

Annuisco forzata, non posso di certo dirle di no. Questa non è casa mia, tantomeno non può disdire un invito già accettato.

«come primo piatto ho in mente la gramigna alla salsiccia, uno dei piatti preferiti di Charles, e come secondo invece il pollo. Che te ne pare?» prima di ora non sapevo quale fosse il suo piatto preferito, o uno dei tanti.

«si, è ok» affermo semplicemente, mentre non smetto di pensare che lui tra poche ore sarà qui. Come dovrei comportarmi dopo quello che è successo?

«preparati dai, vado di sotto» esce dalla mia stanza, così recupero alcuni vestiti e inizio a prepararmi.

Metto molto trucco; dovevo coprire le cicatrici del mio volto, gli occhi rossi, le occhiaie, i morsi sulle labbra, e i suoi succhiotti sul mio collo.

«ben arrivati» sento dire da mia zia, proprio quando metto piede sulle scale. Scendo lentamente, con la costante tentazione però di tornare sopra.

«oh...ecco Nicole» accenno un lieve sorriso prima di incontrare i suoi occhi. Tristi, delusi, proprio come i miei.

Le sue occhiaie sono evidenti, le mie sono nascoste. Ha delle ferite sulle mani, di piccolo taglio, ma sono fresche. Le vene sono più visibili; questa volta è agitato. La sua eleganza nel vestirsi non fallisce mai, anche stasera, come sempre, è incantevole.

«ciao Nicole» Patrick viene ad abbracciarmi. Inizialmente rimango immobile a questo gesto, ma alla fine mi sciolgo anche io.

Restiamo in silenzio per un tempo indefinito, il gelo tra noi era tanto, forse troppo. «vi va un bicchiere di prosecco prima di cenare?» chiede mia zia.

«certo che si» risponde Patrick, seguendola verso la cucina, rimanendo me e Charles da soli in sala da pranzo.

Vorrei correre ad abbracciarlo, piangere sul suo petto, cullarmi del suo dolce tocco, ascoltare la sua voce, sentire il suo profumo, accarezzare i suoi capelli e la sua pelle scoperta, dirgli che ha un mondo nei suoi occhi, che hanno un colore raro e bello, proprio come lui. Ma no...semplicemente ho lo sguardo fisso sul pavimento.

«ci accomodiamo ragazzi?» mi faccio strada verso la mia sedia, bevendo velocemente il bicchiere di prosecco, che mi ha gentilmente fornito Patrick.

Sfortunatamente è di fronte a me; ogni volta che alzerò gli occhi sarò costretta ad incrociare il suo sguardo.
Questo mi uccide...

«controllo la cottura della pasta» mia zia si alza, ritornando di nuovo in cucina.

«allora Nicole, che mi dici di te?» mi chiede Patrick, portando nuovamente alle labbra il bicchiere di bollicine.

«dipende cosa vuoi sapere» accenno un sorrisino non appena alzo lo sguardo dal piatto di fronte a me.

«come mai ti sei trasferita qui?» non si aspetta mica che gli racconti tutta la storia?

«ha sofferto per la separazione dal fidanzato» afferma mia zia, subentrando nella stanza. Perché non si fa mai gli affari suoi?

«non è questo, più che altro avevo bisogno di cambiare aria» aggiusto i capelli dietro l'orecchio, ed inizio a toccarli nervosamente.

«oh credimi Patrick, anche per quello. Lei era follemente innamorata del suo principe azzurro, stavano insieme da anni, erano la coppia perfetta, insieme ad ogni evento, sempre l'uno affianco all'altra, mai litigi in pubblico, sempre composti.

A volte erano noiosi, non hanno mai provato l'ebrezza di fare qualcosa di non molto lecito davanti agli altri...sai un po' come noi da giovani. Erano davvero carini, per l'amor di Dio, ma lui era un santarellino e sinceramente Nicole, sono contenta che te ne sia liberata, non era per te e tu avevi davvero bisogno di respirare un'aria diversa dalla sua»

il mio sguardo è rivolto verso lei...in conclusione non ho più niente da dire. Vorrei solo andare via, ma mi sembrerebbe scortese nei confronti di Patrick. Lei non si è mai interessata della mia vita; ha descritto in modo completamente sbagliato Philippe.

«volevo aprirmi a un mondo sconosciuto, affrontare le giornate belle e quelle tempestose. Semplicemente ci tenevo a navigare in mare aperto, lontano da quella concezione strana di "casa". Non c'è altro da dire, se non che questa è la vera versione dei fatti» affermo con veleno, tornando a giocare con gli elastici e i bracciali che avevo sul polso.

«si...beh è vero, a volte fa bene navigare in mare aperto, cambiare aria, indipendentemente dal perché. Credo che tu abbia fatto bene, Monte Carlo è una città incantevole» mi sorride, ed io annuisco.

Patrick e zia Camille sono probabilmente amici da una vita. Per tutto il tempo non fanno altro che riempire quella stanza delle loro chiacchierate e risate. Negli occhi di quell'uomo, noto qualcosa in più di una semplice simpatia.

Le fa complimenti, la asseconda, le dà ragione. La guarda in un modo indescrivibile; con una luce nei suoi occhi rara da trovare. È innamorato di lei, ormai ne sono consapevole.

«Nicole non hai toccato nulla, non ti piace?» mi chiede mia zia, facendo spostare tutti gli occhi su di me.

«ho lo stomaco chiuso, non ho fame. Scusatemi» mi alzo, andando fuori per prendere un po' di aria.

Tiro fuori una sigaretta dal pacchetto di mia zia, che teneva sul tavolo in giardino, e la accendo. Ho sempre odiato il fumo, fino a quando ho capito che forse può essere uno sfogo.

«da quando fumi?»

𝘾𝙝𝙤𝙨𝙚𝙣 𝙗𝙮 𝙙𝙚𝙨𝙩𝙞𝙣𝙮 | 𝘾𝙝𝙖𝙧𝙡𝙚𝙨 𝙇𝙚𝙘𝙡𝙚𝙧𝙘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora