33. La Rimembranza di Manthad

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«Tais peean dom an Laoh-Shathám anois

L'incantesimo di Manthad non era stato pronunciato in un Elfico impeccabile, notò Myrhiam, eppure le fiamme reagirono come richiesto: davanti alle braccia innalzate del Centauro si levarono lingue di fuoco tanto alte da lambire il soffitto e, quando si ritirarono, decine di volute di fumo profumato pervasero la stanza. Invece di riempirla di nebbia soffocante, i vapori del braciere assunsero le forme più svariate, aleggiando come spettri di un paesaggio sognato: alberi, animali selvatici, nuvole e la riva di una lago si stagliarono tutt'attorno, impalpabili e in perenne trasformazione come i nastri di fumo che esalano dall'incenso.

«Il Lago Specchio» spiegò Feram, con una pacatezza che rivelava la sua familiarità con un tale incredibile spettacolo.

«La foresta è serena, e il Lago mormora tranquillo» sentenziò Manthad. «Se foste ora laggiù non correreste alcun rischio, e avreste facoltà di esplorarne indisturbate gli anfratti. Ma usiamo cautela e seguitiamo a scrutare.»

Quelle parole furono accolte da un rapido cambiamento; non appena il Centauro mosse le dita come chi sfoglia un libro, le fiamme del braciere furono agitate da un'improvvisa folata di vento, che deformò le sagome immateriali tutt'attorno, rendendole oblunghe e sinistre.

«Le sue acque saranno presto turbate» annunciò il Centauro, senza scomporsi. «Il Lago non sarà un luogo sicuro ancora per molto.»

«Per quale motivo?» intervenne Feram, facendosi guardinga e nervosa. «Chi le agiterà?»

«Non è facile a dirsi. Banshee... oppure Orchi. La visione non è limpida. Guardiamo avanti» replicò il Centauro, sfogliando altre pagine invisibili. «Tais peean dom nam inyon-ha Dryad nis danaan

Il fumo cambiò di nuovo aspetto, riempiendo la capanna col miraggio di un salone dai soffitti altissimi, che si perdevano nell'oscurità, e apparve persino una fontana zampillante. La visione era indiscutibilmente molto suggestiva, ma Myrhiam fu colta da vertigini: nulla di ciò che vedeva era solido, definito e reale, e tutte quelle illusioni cominciavano a farle perdere l'orientamento.

«Ah» riprese Manthad, rivolgendosi a Feram. «Andrai a Nordian, dunque. Li condurrai alla presenza di B'doli. E lo farai molto presto.»

«Lo farò molto presto solo perché Shelrah rischia un'invasione.»

«Non è un rischio. È una certezza. Tais peean dan tham Grihan

Ancora una volta, Manthad provocò uno sconvolgimento che rivoluzionò l'aspetto della stanza: al posto di ritrovarsi in un ambiente chiuso, la Fatina ebbe d'un tratto l'impressione di trovarsi tra le fronde più alte della foresta a contemplare il sole che sfolgorava allo zenit.

«La tempesta ci colpirà a mezzogiorno» commentò il Centauro. «Non abbastanza. Ne concludo che non visiterete il Lago.»

«No, non lo visiteremo» rifletté Feram. «Ma abbiamo ancora un po' di tempo. Potrei mostrare loro lo spiazzo dell'Arengo.»

Le mani di Manthad si alzarono in un gesto imperioso, e tutto il fumo si radunò sopra il braciere, plasmandosi in un'imitazione perfetta dell'Altare di Biancagemma.

«Oppure questo ambasciatore racconterà una storia tramandata dalle Rimembranze.»

La Fatina considerò che Feram non sembrava affatto preparata a quella proposta. Ne osservò curiosa la reazione.

«Una storia sull'Altare?» mormorò. «Adesso?»

«Una storia sui fratelli delle Driadi» precisò Manthad, manipolando l'aria come se fosse stata da mescolare, «da raccontare alle figlie delle Driadi.»

Le Sette Vie. Storia di una Fata della SperanzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora