12. Le Spade Guardiane

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Al termine della settimana, Myrhiam e suo fratello si lasciarono alle spalle il campo di Shanai per la seconda volta, e risalirono il pendio della valle, guidati dalla sagoma di Feram in controluce.

«C'è qualcuno con lei» osservò Enorhik.

«Sarà Nelgon.»

Myrhiam aveva dormito abbastanza bene, ma le mancava ugualmente la forza di parlare. O forse era una questione di voglia. Ma che importava? L'essenziale era porre tra sé e Shanai quante più miglia possibile, nel minor tempo utile.

«Non è Nelgon» continuò Enorhik. «Sembra quasi...»

Myrhiam non gli fece caso, né si sforzò di sollevare lo sguardo verso la vetta. Volava a testa bassa, la fronte buia, i pensieri ingessati.

«Ma è papà!»

Enorhik aveva ragione: con Feram, ad aspettarli sul crinale, c'era Caillon, fermo e tranquillo come un ciliegio selvatico sul fianco della montagna. Per qualche ragione, il peso che Myrhiam avvertiva sul cuore sembrò rotolarle via dal petto.

«Papà! Cosa ci fai qui?»

Caillon sorrise con gli occhi. «Fata Feram vi condurrà a Shelrah. Lì, Myrhiam e io abbiamo un compito da svolgere.»

«Quale compito?»

Feram intervenne senza preamboli. «Rimandiamo le spiegazioni, vi supplico. Aspetto dei messaggeri dal Consiglio Supremo e vorrei evitare che conferiscano con Nelgon.»

«Vi racconto tutto dopo» ammiccò Caillon. «Tu come stai, Myrhiam?»

Le sue ali si afflosciarono. «Ti... ti racconto tutto dopo.»

«Al portale di Èsmera» incalzò Feram. «Andiamo.»

Si librarono in volo e viaggiarono in fretta, mentre il percorso tra i monti si ripeteva simile alla settimana precedente; a cambiare, semmai, fu l'accoglienza che i soldati a presidio del portale riservarono loro.

«Salute, Guardiano.»

«I miei rispetti, signore.»

«Onore a te, portatore di Astrel.»

Myhriam non era preparata alla reverenza che i soldati tributarono a Caillon, tanto che i suoi capelli furono più volte sul punto di arricciolarsi per l'imbarazzo.
La parte peggiore fu rendersi conto che, in un futuro non troppo lontano, le stesse attenzioni avrebbero potuto essere rivolte a lei.

«Portate i miei saluti a Fata Nyla» fece una voce maschile, distogliendola dai suoi pensieri.

Aveva parlato un militare attempato, la cui fisionomia rammentò a Myrhiam un volto quasi rimosso dalla memoria.

«Papà» sussurrò, avvicinandosi al viso di Caillon per non alzare la voce. «Mi sono appena ricordata di una cosa.»

«Cosa?»

«Quando sono stata mandata da Feram, ho incontrato un soldato nella Gola Biforcuta. Mi ha pregato di salutarti, ma mi sono dimenticata di riferirtelo.»

«Strano che ti venga in mente in questo momento.»

«Ho paura che salti fuori all'improvviso, e mi rimproveri di non averlo fatto.»

Caillon si volse con aria divertita. «Come si chiamava?»

«Capitano Deral, o qualcosa del genere. Non ricordo di preciso.»

L'espressione di Caillon cambiò. «Parli del capitano "Derhad"?»

«Mi sembra di sì.»

«Devi aver capito male.»

Le Sette Vie. Storia di una Fata della SperanzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora