37. Koishar

37 8 26
                                    

«Ci siamo tutti e tre, giusto? Bene. Datemi un istante.»

Feram voltò le spalle ai suoi allievi e richiuse con cura il portale, badando che i lembi di paesaggio aderissero perfettamente; ogni traccia di Nordian scomparve dietro al cielo azzurro e senza nubi di Scentyo.

«Fatto. E ora, verso Koishar.»

Si spolverò le mani sul vestito arancione e sospirò brevemente; sembrava che avesse finito i mestieri, non che fosse appena fuggita da una Dimensione invasa dagli Orchi. Puntò risoluta in direzione del sole e volò rapida tra le dune roventi. Myrhiam la seguì in silenzio; non si spiegava come facesse a mantenere il sangue freddo, visto che lei era pervasa da un tremito incoercibile.

«So che fa caldo, ma non siamo lontani. Le Chiavi sono precise e sono certa di aver visualizzato bene la Città delle Serre.»

La voce di Feram arrivò alle orecchie della Fatina, che però era troppo tesa per rispondere. Aveva dovuto abbandonare Gondre diverse volte a causa dei Pixie, ma non si era mai trovata tanto vicino allo scontro da udire le lame sguainate e i gridi di battaglia: Lerbag a parte, era la prima volta che la violenza irrompeva nella sua vita così all'improvviso. Probabilmente fu per questo che nemmeno il calore che si levava dalla sabbia riuscì a riscuoterla dall'agitazione, e che i colori netti e puri del deserto non risvegliarono in lei alcuna ammirazione.

«Koishar dovrebbe trovarsi oltre questa cresta. Fate attenzione a stare su, planare bassi è pericoloso.»

Non appena si ersero al di sopra della collina di sabbia su cui erano apparsi, dinnanzi a Myrhiam si palesò una vista inaspettata: a poche miglia sorgeva una città a misura di Fata, o quasi. L'insediamento era installato su tante piccole isole rigogliose, avvinte dalle spire di un torrente vorticante e collegate fra loro da ponti.

«Le cupole di vetro sono le serre» spiegò Feram, «mentre le strutture di pietra ospitano le ambasciate, i luoghi di culto e la Piazza dell'Assemblea. Nelgon, vola più in alto! Il suolo di Scentyo pullula di Karelan-Itha.»

Nel vedere la meta del loro trasferimento, lo spavento provato a Nordian cominciò ad allentare le sue morse, lasciando che la curiosità prendesse gradualmente il posto della paura; ciononostante, Myrhiam non ebbe sufficiente presenza di spirito per domandare cosa fossero i Karelan-Itha.

«I Lutin abitano nella Dimensione che tra tutte è la meno ospitale: c'è costantemente penuria d'acqua pura e il clima è quasi invivibile. Se questo popolo non fosse così tenace e ingegnoso, sarebbe tornato nella Terra della Radice prima dello scadere di un lustro.»

«Perché Scentyo è toccata proprio a loro?» domandò Nelgon.

«Perché si sono trasferiti a Faerie per ultimi e le Dimensioni più floride erano già state occupate. Purtroppo per i Lutin, condividere la terra con altri popoli era impensabile a quei tempi, e si sono dovuti adeguare.»

Man mano avanzavano, il terreno sotto di loro si trasformava, scurendosi e facendosi carnoso e umido; sorvolarono anche dei canali di irrigazione, simili a rami di un frassino: sottili alle estremità, ma a ogni battito d'ali sempre più profondi e rigonfi d'acqua.

«Questi ruscelli artificiali irrorano tutta l'oasi; i Lutin li hanno derivati dal torrente Falstoff per allargare il suolo abitabile.»

«A Scentyo esiste un torrente Falstoff?» ripeté Myrhiam, colpita. «A nord di Gondre noi abbiamo...»

«Il torrente Halstoff, sì» confermò Feram. «Per secoli, se non per millenni, Fate e Lutin hanno vissuto negli stessi luoghi, a stretto contatto. Le tracce di questa comunanza restano nelle nostre rispettive lingue, al punto che tuttora possiamo capirci senza ricorrere a complesse traduzioni e lunghi periodi di pratica.»

Le Sette Vie. Storia di una Fata della SperanzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora