10. Lerbag

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Da quando Rahae ne aveva parlato, Myrhiam aveva pensato così a lungo e così intensamente alla storia delle Bludhon che aveva temuto di esplodere; ogni volta che chiudeva gli occhi, si sentiva oppressa dall'idea di avere una larva nel sangue, e il pensiero che presto o tardi una creatura sarebbe vissuta con il solo obiettivo di ucciderla continuava a spaventarla.

Si sentiva intrappolata in una rete di ragnatela, perché da qualsiasi parte vedesse la cosa, si impigliava in nuove paure che la soffocavano. Era smarrita e non sapeva come riordinare le idee, tanto più che Rahae, forse per rispettare la solita Regola del Silenzio, non era tornata sull'argomento.

Myrhiam non era abituata a sentirsi sola. A Gondre c'era sempre stata la sua famiglia ad aiutarla a prendere le decisioni più importanti... ma casa era lontana, e non era sicura di voler parlare di argomenti tanto gravi per lettera.

Per fortuna che c'era quella benedetta mattina a settimana; per fortuna che c'era Vejasor.

* * *

«E quando sarò pronta, mi ha detto di farglielo sapere» fece Myrhiam, terminando la sua lunga confidenza con un sospiro.

Vejasor la guardava con cipiglio attento, passando di quando in quando le dita sulla guancia spruzzata di barba.

«Sembra che questa storia dei Pixie ti abbia proprio turbato. Come mai?»

«Perché non ne avevo idea! Nessuno mi aveva detto che i Pixie nascono in questa maniera.»

«E come pensavi si generassero?»

«Non ci pensavo e basta.»

«E adesso che lo sai...?» chiese Vejasor. «Cosa ti preoccupa?»

Myrhiam si lasciò cadere sulla sua piuma di Ippogrifo.

«Mi sento... infetta

«Cioè?»

«È come se sentissi la Bludho dentro di me. E di notte, quando non riesco ad addormentarmi, mi sembra di sentire dei sussurri» sbuffò. «È tutto così sinistro...»

Vejasor ascoltò concentrato e, quando rispose, si servì del suo tono più tranquillo e rassicurante.

«Rahae ti ha solo spaventato, Fatina. Finché non si incarnano, i Pixie non possono sussurrare o comunicare con te. Le voci che senti nel buio devono essere delle suggestioni.»

«Lo credi davvero?»

«Lo sono; per forza» asserì. «E voglio aggiungere un'altra cosa... non dovresti sentirti contaminata; il male è una parte di te, come lo sono le ali, la testa e tutto il resto. Tutte le creature hanno un po' di malvagità dentro di sé.»

Myrhiam lo dardeggiò scherzosamente con lo sguardo. «Anche gli Elfi?» lo sfidò.

«Anche gli Elfi» ripeté lentamente Vejasor, senza abbandonare il tono serioso del discorso. «Ma per le stirpi di Faerie non valgono le stesse regole. Noi, per esempio, non possiamo sbarazzarcene, perché il male è ancorato alla nostra natura corporea.

Le creature di carne non possono purificarsi una volta per tutte, ma devono combattere contro il richiamo dell'oscurità una battaglia lunga tutta la vita.

In questo, lasciami dire che voi Fate avete una gran fortuna.»

«Un Pixie che cerca di uccidermi mi spaventa» mormorò Myrhiam, saltando alla parte del discorso che la sconvolgeva di più.

«Ti credo, che ti spaventa. È normale.»

«Sì, ma perché devo farlo? Perché devo infliggermi volontariamente questo supplizio?»

Le Sette Vie. Storia di una Fata della SperanzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora