38. Quiete prima della Tempesta

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Un colpo di tosse coprì le sue ultime parole; Myrhiam attese che nella serra tornasse il silenzio, quindi ripeté la risposta alla domanda che le era stata rivolta.

«Questi fiori si chiamano Loi Fen, e sono un'ibridazione ottenuta unendo stramonio e belladonna.»

«Bene. E a che scopo posso distillare l'essenza di Loi Fen?»

«È un ingrediente indispensabile per tutte le pozioni allucinogene, e utile per diversi tipi di narcotici. Le dosi devono essere minime in qualsiasi caso, o risulterebbero letali.»

Il Lutin Kadna annuì lentamente socchiudendo i grandi occhi verdi senza pupille.

«Bene. Bene. Il sapere che ti ho trasmesso è ben custodito, in una così buona memoria.»

Myrhiam sorrise, mentre la voce rauca del suo maestro si infrangeva in un nuovo accesso di tosse.

«Allontaniamoci, ora. I pollini di questi fiori non giovano alla mia gola irritata.»

Kadna si incamminò lungo uno dei sentieri stretti e tortuosi che innervavano le coltivazioni, e Myrhiam non provò nemmeno a chiedersi dove si stesse dirigendo; semplicemente, lo seguì volando tra le macchie rigogliose di arbusti e fiori che popolavano la serra.

«Myrhiam, soddisfa la curiosità di un vecchio»riprese Kadna. «Sono tramontati sessanta soli, se non di più, da che Fata Feram ti ha affidato alla mia custodia e alla mia guida. Ti prego, dimmi: cosa, di quanto hai appreso, ha maggiormente destato la tua attenzione?»

Myrhiam passò mentalmente in rassegna le proprietà botaniche, le specie arboree, le nozioni alchimistiche e tutte le stranezze sulle piante che aveva annotato sui suoi papiri nel corso delle ultime settimane; scelse con cura la risposta.

«Gli T'karr» disse infine, «senza dubbio, gli T'karr

Kadna annuì più volte, come se stesse meditando, e si torse le dita legnose.

«Gli T'karr» mormorò, assaporando il suono spigoloso della parola. «I sacri rituali che accomunano gli alberi antichi e i giovani fili d'erba. Li hai trovati interessanti.»

«Esatto.»

«E cosa» continuò, «di questo cerimoniale rigido e vincolante suscita la tua ammirazione? Cosa c'è di attraente per te, nelle pratiche che le piante debbono adempiere prima di comunicare fra loro?»

«Più che di ammirazione si tratta di meraviglia» ammise Myrhiam. «Dormo nei fiori da quando sono nata, e non ho mai colto il loro linguaggio; non so quante volte ho scambiato per vento il loro ondeggiare, e per risveglio il loro sbocciare... vorrei aver saputo prima che si preparavano a dire qualcosa.»

«Il rispetto che mostri per le nostre sorelle dotate di radici ti fa onore, e ti pone in sintonia con esse. Se ancora non ne hai udito la voce, presto ne avrai il privilegio.»

«Lo spero» mormorò. «Un giorno vorrei avere il tempo e la pazienza di ascoltare i discorsi delle foreste.»

Kadna assunse un'espressione severa.
«Esprimi un desiderio, ma sarebbe più opportuno che formulassi un proposito. Perseguire un simile intento è impegnativo; se davvero vuoi bearti della saggezza degli alberi, il tempo e la pazienza li dovrai coltivare tu stessa, al prezzo di rinunciare a molto altro... a meno che non ti accontenti di captare sussurri indistinti e frammenti incomprensibili.»

Myrhiam non rispose. Kadna le aveva parlato tante volte della solitudine che doveva sopportare chi desiderava ascoltare i boschi, e delle difficoltà che incontrava colui che cercava di farsi accettare dalle foreste. Non di meno, continuava a subire il fascino degli T'karr e delle parole lente emanate dagli alberi antichi: in un angolo del suo cuore, Myrhiam si diceva che nessun prezzo era troppo alto per essere messi a parte di un tale consesso.

Le Sette Vie. Storia di una Fata della SperanzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora