45. Le Loro Maestà

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Era entrato tutto trafelato il principe Jorio.

«Ben ritrovata, Myrhiam» disse, malgrado il fiato corto. «Vedo che indossi ancora l'amuleto.»

«Chi? Chi arriva?» chiese Vejasor, balzando in piedi. «Perché non ti ho sentito?»

«Forse per questi» si giustificò, indicando i calzari argentei che indossava. «Sono stato alle esercitazioni.»

«Ma chi è che arriva?»

«Papà» rispose, come se fosse stato ovvio. «La mamma mi ha detto che siete d'accordo, ma ho pensato che preferissi essere avvertito qualche minuto prima.»

Myrhiam fece andare lo sguardo da Jorio, che sembrava completamente ignaro della pessima notizia che aveva recato, alla scultura di marmo che era diventato Vejasor nell'apprenderla.

«La mamma mi ha detto che ti ha avvisato» ripeté Jorio, accorgendosi della reazione. «Ha detto che gli devi presentare Myrhiam.»

«No, non ha detto così! Doveva solo nascondere che è una Fata!»

«Io non so altro» si difese. «Comunque papà sta arrivando.»

Vejasor imprecò.

«Cosa gli dirai di Gysil? Credo che l'abbia vista con Prath'ma, vorrà spiegazioni.»

«E chi se ne importa di Gysil!» sbottò. «Perché diamine hai dato il medaglione a Myrhiam?»

«È un'idea di Prath'ma.»

«Ah, una delle più brillanti! Cosa credevi di fare?»

«Volevo aiutarti!»

«Scusa se non ringrazio!» esclamò. «Almeno potevi avvertirmi.»

Jorio parve innervosirsi.
«Non ho avuto il tempo di farlo... Ma adesso sono qui apposta per dare una mano.»

«Non posso andarmene prima che arrivi? O nascondermi?» propose Myrhiam d'impulso.

«No!» esclamò Jorio, inorridito alla semplice idea. «La mamma vuole che lo incontri!»

«Ma, Vejasor» supplicò, «se mentiamo sul mio conto...»

«Lo so, Fatina. Però andare contro la mamma è l'errore più grande che potremmo fare» rispose, cupo. «Peggio che mentire alla Corona.»

Meraviglioso. Prima la regina e poi il re. Myrhiam avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare indietro e non indossare quel maledetto talismano.

«Cosa conti di fare?»

Vejasor non rispose a suo fratello; invece si volse verso Myrhiam.

«Resta col capo chino finché non ti parlerà.»

«Credi che le parlerà?»

«Ma certo che le parlerà» sibilò, tra i denti. «È per questo che viene.»

«Conviene dirgli che è un'Elfa. La mamma gli ha riferito così.»

«Grazie» ribatté Vejasor, trattenendosi a stento. «Ero proprio indeciso se dirgli che è la Fata della Speranza per cui ha minacciato di mandarmi in esilio.»

Myrhiam si sentiva sprofondare.
«Cosa devo fare?» chiese, implorante.

Vejasor cercò di assumere un tono più rassicurante.
«Con la mamma è andata benissimo. Basterà fare la stessa cosa. Parlerò io per te. Dirò che fai parte del seguito di Taentil.»

«Posso dire che è una mia conoscenza» si offrì Jorio.

«Ma io non so neanche chi sia Taentil!» gemette Myrhiam.

Le Sette Vie. Storia di una Fata della SperanzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora