15.

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Il mattino seguente, la madre di Loris si presentò a casa del figlio come prestabilito. Aveva lasciato casa sua, che risiedeva fuori città, alle prime ore fresche del giorno, non sapendo ancora la vera ragione per cui il figlio l'avesse chiamata a tarda ora. Poteva trattarsi di qualsiasi cosa, ma era insolito chiamare da parte sua, egli dopo la morte del padre non si faceva sentire spesso, anzi, quasi mai.

Quando arrivò a casa, il figlio l'accolse e la fece accomodare in soggiorno dove c'era il figlio addormentato sul divano. La povera donna si presentò in pigiama e cappotto, ai piedi portava un paio di infradito caramello, i capelli eran frettolosamente stati legati in un codino basso e alla spalla reggeva la propria borsetta a tracolla. Non aveva fatto in tempo nemmeno di bersi una tazzetta di caffè, dopo quella improvvisa chiamata, non era  stata in grado di dormire.

«Che cosa succede? Lui sta bene? Loris, figlio mio, come stai?»
Pensò che il nipote fosse ammalato, o che gli fosse successo qualcosa di sgradevole, ma Loris le assicurò che stavano entrambi bene.

«È per lui che ti ho fatto venire, spero che per te non sia un problema portartelo a casa tua» confessò l'uomo, la madre si mostrò piuttosto confusa, non solo il figlio si era fatto vivo, ma ora le chiedeva di portarsi con sé il nipote. Era titubante, non ne comprendeva il senso, tuttavia sarebbe stata disposta a tutto pur di riallacciare i rapporti con il suo bambino. Egli stava crescendo senza di lei, era come se l'avesse tagliata dalla propria vita, aveva sempre preferito il padre a lei e la sua morte aveva provocato uno strappo nella famiglia.

«E perché dovrebbe essere un problema? È mio nipote, casa mia è casa sua. Ma dimmi, perché? Solitamente non gli permetti di stare da me, ora perché all'improvviso vuoi che me lo porto a casa? Che cosa è successo?» domandò.

Loris non si contenne e le narrò liberamente quanto successo la sera prima, e dei fatti avvenuti negli ultimi giorni. Le raccontò delle bugie, della condotta a scuola e di come era sgattaiolato fuori di casa per unirsi a una festa. Non tralasciò nemmeno il nuovo vizio di indossare gli abiti della madre, anche se ne era assai in imbarazzo, sentiva che la donna doveva essere al corrente.
La madre rimase sconcertata, ascoltò tutto con dispiacere, crebbe molto dolore nel suo cuore ma cercò di trattenersi e lasciare il figlio di finire il discorso.
Nel frattempo, mentre il genitore proseguiva, William cominciò a risvegliarsi, attirato dalla voce familiare presente nella stanza.

«Nonna?» farfugliò appena sveglio.
Si rallegrò molto nel vedere la nonna a casa, era da tempo che non la vedeva.
La donna si avvicinò al nipote e lo abbracciò gioiosa di poterlo finalmente riabbracciare.
«Nipotino mio, mi sei mancato tanto, come stai?» domandò guardando con avvilimento quelle guance arrossate.
Il ragazzo si lasciò baciare e accarezzare, le gentili mani della donna riuscirono a medicarlo e fargli dimenticare tutte quelle percosse.

«Nonna! Sono felice che tu sia qui, mi sei mancata un sacco» William non riuscì a trattenersi e cominciò a piangere sulla spalla della donna, quest'ultima gli pulì il volto con il lembo della vestaglia da notte e lo rassicurò.
La sua voce tiepida, il suo dolce tocco e il suo amabile sguardo benevolo, consolarono l'animo ferito del nipote. Quanto gli erano mancate quelle coccole, quei baci, e quei occhi celesti.
Suo padre aveva preservato quel colore da lei, eppure i suoi non erano così caldi, non offrivano alcun riparo e nessuna pacatezza. William invece aveva gli occhi della mamma, i quali andavano gravemente in contrasto con quelli di sua nonna, ciononostante, sembravano fatti per guardarsi.

«William, tuo papà mi ha raccontato tutto. Dimmi, è vero?» sospirò amareggiata, il ragazzo si vergognò e ammise tutto quanto.
«Perché ti sei comportato così? Lo sai che è sbagliato, porti solo dolore a tuo papà. Non sai che è da solo? Non è facile per lui, non complicare le cose»
William ansimò frustrato, non approvava le parole della nonna e pensò che suo padre l'avesse indotta a dire ciò.

stOrge|| Non voglio il tuo amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora