31.

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Le lacrime si seccarono sulle guance, gli occhi restarono lesi dall'incessante pianto e il corpo suo si rifiutava di alzarsi.
Scorreva il dito lungo il parquet, rimembrando con doglia, le bugie digerite da quelle labbra da cui sembrava stillar miele.
Venne appena appena sfiorato dai ricordi di quella stravagante notte, l'immagine sua veniva alterata e sostituita con quell'uomo.

«Hui...»

Incise il suo nome sul cuore, creò uno spazio solo per lui, dove riservargli privatamente tutto quanto il suo odio.
Avrebbe voluto scriverlo sopra un pezzo di carta per poi gettarlo tra le fiamme del camino, sperò per lui tutto il male del mondo, tra vaioli e pesti, sciagure e disdette.

«Che gran cazzata» disse alzandosi.

Si rimise in sesto, ma solo perché presto il figlio avrebbe fatto ritorno da scuola. Non poteva farsi vedere così, se ne sarebbe preoccupato.
Così decise di svolgere semplici attività quotidiane giusto per farsi trovare sereno, partendo con il passare la scopa per il soggiorno.

Mentre spazzava qua e là, canticchiò a mente il celebre brano di Sinatra per diluire i pensieri.
Era un pezzo su cui lui e la moglie ballavano spesso, se Gavriel glielo avesse concesso, gliel'avrebbe cantata con gioia. Immaginò cosa potevano diventare, magari si sarebbero sposati e insieme avrebbero condotto una vita calma e benestante.

«Patetico» ridacchiò, oramai non ci credeva più e il sol pensiero pareva bizzarro.

Finito di spolverare, posò la scopa e si diresse al piano di sopra.
Era da un po' che non faceva il bucato e con il sole che c'era, era un peccato non usufruirne.
Cominciò a cogliere dalla stanza del figlio i vari indumenti lasciati sopra la sedia e il letto, poi sollevò le lenzuola, intenzionato a lavare pure quelle.
Mentre cercava altri panni da mettere dentro la lavatrice, la sua testa venne rinfrescata da un vecchio ricordo.

«Se io fossi un adolescente, dove lo metterei il mio diario?»

Ricordò l'esistenza di quel maledetto diario, esso conteneva i segreti che suo figlio gli teneva nascosti, leggendolo avrebbe scoperto molte cose.
Indossò i panni di un adolescente e iniziò a dedurre dove mai si poteva trovare il diario.
Frugò tra i cassetti, sotto la scrivania, sulla credenza dei libri e sotto il materasso. Guardò addirittura nei luoghi più banali come sotto il cuscino, dentro il cestino e sulla scrivania.

«Hmm, se io fossi William, dove lo metterei il mio diario?» questa volta si calò nel personaggio di William, e pretese di voler nascondere il proprio diario.

Il suo intuito lo guidò verso il guardaroba, sopra il quale ci stavano delle scatole per le scarpe, pensò che il diario dovesse trovarsi dentro una di queste.
Così tese le braccia e cominciò a scuotere ciascuna scatola, in attesa di udire un suono diverso da quello di un paio di scarpe.
Non era la prima, e nemmeno la seconda dacché vuota, la terza invece, emise un rumore particolare.
Era leggermente pesante rispetto la prima e sembrava contenere qualcosa di più piccolo e mobile all'interno.

«Dev'essere questo»

Prese la scatola e ne tolse il coperchio.
Aveva trovato il diario segreto del figlio, il nascondiglio era ottimo, ma quasi ovvio per una persona come Loris.
Non esitò e non ebbe sensi di colpa, si sedette a letto e lo aprì sulla prima pagina.
Sì trovò davanti alla scrittura del figlio, pasticciata, frettolosa e danzante. Sembrava aver scritto da bendato e con la mano destra, Loris cennò un sorriso e proseguì.

Sorvolò sopra alcuni sciocchi scarabocchietti, egli si ritraeva come un piccolo omino stilizzato con occhi grandi e orecchie da elfo, e notò che assieme a lui fosse sempre presente Adric. Lo aveva riconosciuto dalle treccine stese e dalla notevole altezza.
Lo descriveva come suo "principe moretto", colui che lo faceva sentire sempre a suo agio.
Loris soffiò e proseguì, arrivando dunque alle pagine scritte.

stOrge|| Non voglio il tuo amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora