25.

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«Il Signore è con te, William» pronunciarono le sue velenose labbra taglienti, la sua mano accarezzò la gamba del giovane e lo guardò compiaciuto, rimembrando gli attimi trascorsi insieme.
William tentò di sottrarsi da quelle indesiderate carezze, provava molto disgusto ma allo stesso tempo vittoria. Il pastore era ignaro che la sua voce fosse stata catturata dal telefono, si credeva furbo, ma l'agnello era stato più sveglio del lupo.

Il giovane scese dal suo veicolo, contento che il supplizio fosse finalmente finito.

Raggiunse con passo illeso la porta di casa sua, desideroso di ricevere un abbraccio di conforto e un tenero bacio dal genitore, sebbene estraneo a quello che gli era successo.

Avrebbe voluto dirgli tutto, scoppiare in un lago di lacrime e abbracciarlo stretto stretto.
Il pastore lo salutò e gli promise che si sarebbero rivisti la domenica, ma William lo maledì, gli augurò malanni e sciagure.

Bussò alla porta e si fece accogliere dal signor Heinrich, il quale lo salutò con gioia, ma il suo sorriso venne ricambiato con una smorfia infastidita e una spallata.
Il ragazzo indirizzò i propri passi verso le scale, pensando di chiudersi nel bagno e lavarsi.

Ma il padre, vedendolo affrettarsi verso il piano di sopra, lo chiamò proprio sui primi scalini.
«Bentornato amore, vieni a lavarti le mani e siediti» disse apparecchiando la tavola.

Il ragazzo esitò per un istante e guardò le poche scale che lo dividevano dal piano di sopra.

«Non ho fame» disse.

Ma suo padre insistette, quella cena l'avevano preparata lui e Gavriel, e ne sarebbe stato contento mangiarlo in compagnia sia del compagno che del figlio.
«Papà, posso mangiare dopo?» domandò senza sembrare scortese, ma Loris s'irritò comunque e come risposta iniziò a servire per primo il piatto del figlio, quest'ultimo sospirò straziato. Il pensiero d'introdurre altro nella propria bocca lo disgustava, la forma di quelle pannocchie gli metteva ribrezzo e persuadevano la sua mente di marcio.

Si lavò le mani nel lavabo della cucina, si asciugò, e si sedette a tavola in mezzo ai due uomini.
Gavriel posò i bicchieri e le posate, Loris invece si occupò di riempire i piatti con ciò che avevano preparato.

La cena di quella sera comprendeva pannocchie al vapore, maccheroni al formaggio e tuortiere ripiena di salmone.
William fissò amareggiato il danzante vapore che ergeva da quei bitorzoli giallastri che odiava, inoltre detestava il salmone, l'odore di questo gli rivoltava lo stomaco. Imbronciò la faccia e posò entrambi i gomiti sulla tavola, colse la forchetta e punzecchiò i chicchi di mais con disgusto.

Loris si accorse dell'espressione incisa sul volto del ragazzo e se ne adirò molto, lui e Gavriel avevano preparato la cena con passione e impegno, non gradiva lo scarso appetito del figlio.

«E questa faccia?» domandò.

Il giovane alzò gli occhi al padre e dichiarò nuovamente di non avere fame.

«Non ti alzerai da qui finché non avrai finito tutto» rispose l'uomo. «Will, il cibo non va sprecato. E poi, vuoi davvero andare a letto a stomaco vuoto?» aggiunse Gavriel, invitandolo a mangiare.

Il ragazzo ci rifletté, con sé aveva ancora il telefono con cui era riuscito a registrare la voce sua e quella del pastore mentre si trovavano nella sua auto. Egli aveva mentito riguardo i propri figli, si trovavano a calcetto, ma non spettava a lui prenderli e accompagnarli in piscina. Daniel aveva edificato quel disegno perverso solo per trarre William nella sua tela e abusare del suo corpo una seconda volta.

"Tra tutti, tu sei quello più a me gradito" gli aveva detto.

Ciò creava scompiglio nel suo stomaco, incapace di credere che non fosse l'unico di cui Daniel abusava.
Aveva dinanzi a sé tre scelte da prendere quella sera.
Poteva decidere se alzarsi e andare a letto a stomaco vuoto, rimanere e  mangiate tuttosenza dire nulla, oppure si sarebbe rivolto al genitore e gli avrebbe fatto ascoltare la registrazione.

stOrge|| Non voglio il tuo amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora