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L'uomo aveva appena riaperto gli occhi, spaesato e privo di ricordi, si trovò dinanzi a dei volti a lui ignoti.
Non lo sfiorava alcuna familiarità, li guardò confuso e con curiosità ammirò il luogo in cui si trovava.

Non riconobbe di assomigliare al suo fratello gemello, e nemmeno a sua madre. Vide il figlio ma il suo nome non gli parve.
William lo guardò con gran dispiacere, ma cercò di trattenere le lacrime. Voleva potergli chiedere perdono per tutto quanto, nulla di tutto ciò sarebbe accaduto se solo lui gli avesse permesso di amare.

Ma le sue scuse non avrebbe riportato la memoria al genitore, sarebbe stato come versare della sabbia sopra un terreno arido.

«Dove sono?» sussurrò confuso, guardò la flebo e il lettino su cui si trovava disteso. Venne colto poi da un pungente dolore alla tasta, ma che venne subito medicato dalla delicata carezza della madre.
Provò conforto quando ella la toccò, percepì un piacevole brivido ma non sapeva come tradurlo.
La donna lo abbracciò e lo baciò in fronte, lo guardò con tenerezza e ringraziò il Signore per averlo sotto la cura delle persone giuste.

«Chi sei?» chiese titubante l'uomo.

La donna cennò un sorriso, si pulì una lacrima, e dichiarò di essere sua madre.
«Mamma?» replicò quasi attonito, guardò negli occhi la donna il proprio riflesso e sentì di attenere a lei. Gli sembrava di averla vista in sogno, la sua presenza gli donava pace e protezione, era una gradevole sensazione averla accanto.

Nel frattempo, presso una graziosa villa in cima a un colle, tra la natura e la quiete; abitava depresso un uomo dal cuore affranto.
Gavriel non riusciva a capacitarsi di quello che aveva fatto, si detestò, ma era la cosa giusta da fare. Amava il suo Loris e voleva solo il meglio per lui, non poteva mettersi in mezzo al rapporto paterno e divino, non poteva infrangere la promessa fatta.
Cercò di alleviare il dolore bevendo e passeggiando per il giardino di casa, rifletteva, piangeva e lottava contro la voglia di tornare indietro.

Il suo amore per Loris era ancora vivo, pulsava vivace e bramava di palpitare assieme il suo. Ma pensò che l'amato avesse ragione.

"Ognuno doveva starsene per conto proprio".

Tuttavia, anche se la distanza fosse stata come il cielo distava dalla terra, l'amore suo non sarebbe mai e poi mai venuto a meno.
Lo avrebbe amato anche dall'altro capo del mondo, lo avrebbe sognato nel giorno che nella notte.
"Magari un giorno mi dimenticherò di te..." pensava.
"Ma in questo momento il mio cuore è in disperata ricerca del tuo".

Trascorsero dei giorni dall'incidente, e Loris si trovava ancora ricoverato all'ospedale.
La sua famiglia gli stette accanto, rammentandogli il suo passato mediante racconti e foto.
Tra queste venne fuori anche quella della moglie, Clara. Quando Loris la vide ne rimase immediatamente folgorato, gli sfuggì un sussulto di scalpore e chiese subito di lei.
«È bellissima, chi è?» domandò.
La madre sorrise e gli disse che la donna nella foto era sua moglie, colei che gli aveva dato un figlio.
Loris guardò il ragazzo, seduto ai piedi del lettino, e notò quanto difatti fosse molto identico alla moglie.

«Mia moglie?» farfugliò ancora incredulo, non riusciva a credere che un essere così meraviglioso, si fosse innamorato di lui.
Clara era molto bella, forse anche troppo, così tanto che la sua bellezza pareva immaginaria.
Loris s'innamorò perdutamente, nacque in lui il desiderio di poterla vedere.
Ma prima che potesse chiedere di lei, il fratello gli colse la mano e gli rivelò lo spiacevole destino a cui la donna era andata in contro.

«Clara è morta anni fa in un tragico incidente stradale, siete solo tu e tuo figlio»

Loris si rattristò molto, guardò nuovamente la foto e se la portò al cuore.

stOrge|| Non voglio il tuo amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora