20. from friends to strangers

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La festa in questione di cui parlava Claus, si teneva sulla spiaggia ed era stata organizzata dal chiosco più affluente della zona. Non avevo idea che al mio ritorno in hotel, per potermi cambiare, avrei trovato Chan ad attendermi di fronte alla porta della mia camera.

Mi avvicinai lenta – non perché avessi paura di spaventarlo – ma per ritardare il più a lungo possibile il mio affronto con lui. Non avevo la benché minima voglia di continuare a litigare. Eppure mi sembrava una prospettiva inevitabile.

Tirai fuori la chiave dalla tasca dei miei pantaloncini, ed il cozzare metallico lo fece balzare sul posto. Intravidi i suoi occhi scuri riprendere luce, per qualche secondo, poi ritornarono ad incupirsi. Voleva farmi sentire in colpa, per caso? Per quanto tempo ancora avrei dovuto sopportare i suoi giochetti e la sua immaturità?

Caspita, doveva essere divertente prendersi gioco di me.

Avanzai spedita senza domandarmi se si sarebbe spostato o meno: il blu fece qualche passo titubante verso di me, impedendomi di entrare nella mia stanza. Si piantò lì davanti con una faccia tosta tale da farmi salire l'istinto omicida. ''Spostati'' ruppi il silenzio risoluta. La mia voce fredda sembrò quasi spaventarlo. Chan sospirò pesantemente. ''No Oph, dobbiamo parlare-''

'''Si, dici sempre la stessa cosa ma finisci comunque per aggredirmi! Lasciami in pace una buona volta, sei solo un'egoista! Hai bisogno di me perché ti faccio comodo, eh?'' - il suo sguardo si riempì di rabbia, e senza pensarci due volte afferrò le mie spalle e mi fece scontrare con la porta.

''Sono incazzato perché non vuoi ammettere di esserti innamorata di me!'' replicò sfacciatamente. Io mi congelai immediatamente sul posto, come se non mi stesse schiacciando col suo corpo imponente.

Lui, dannatissimo bastardo, aveva sempre saputo come mi sentivo, ma aveva continuato a trattarmi di merda ugualmente.

''Ti sembra giusto avermelo fatto pesare? Pensi che siano tutti come te, aperti emotivamente?''

Le mie guance si inumidirono immediatamente, come la notte prima sotto al temporale e le orecchie tappate per la disperazione di non voler udire quelle oscenità.

''Non hai avuto un minimo di riguardo, Chan. Dovresti conoscermi..-''

La presa delle sue mani sulle mie spalle si allentò gradualmente, come a rendersi finalmente conto della posizione in cui eravamo conciati. Sentivo il suo fiato caldo solleticarmi il viso bagnato di lacrime.

''Cazzo Oph, mi dispiace..''

''Non è vero.. puoi mentire a te stesso, ma non a me.''

Skin to Bone [Bang Chan]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora