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 24 dicembre 1996. Hogsmeade.

Il freddo di quella sera d'inverno rimarcava ogni mio respiro. Solo ultimamente mi ritrovavo a percorrere spesso lo stesso tratto di strada, eppure, quel paesaggio non mi era mai sembrato così familiare. 

Il candido velo che donava la neve allo scenario ricopriva tutti i dintorni da un po' di giorni ormai.

Passeggiavo nascostamente per la via principale della città con il viso celato da una mantella cremisi e vestita in incognito per evitare che qualche conoscente dei miei genitori mi riconoscesse mentre gironzolavo per le vie della città senza il loro permesso.

La vigilia di natale era una delle festività più amate dalla gente, me compresa. Era infatti uno dei pochi giorni in cui mi permettevo di sgattaiolare al di fuori della villa senza il controllo di qualche elfo domestico.

Mi ero appena trasferita ad Hogsmeade, l'unico villaggio di tutta l'Inghilterra popolato esclusivamente da maghi, il che mi permetteva di nascondermi e di far passare ancora più inosservate le mie uscite serali. 

Avevo iniziato ad uscire di nascosto più frequentemente nell'ultimo periodo, forse per scaricare la tensione dovuta alla mia ammissione alla scuola di maghi più prestigiosa di tutti i tempi.

Infatti, la lettera non aveva tardato ad arrivare alla nuova casa. Avrei fatto il mio ingresso ad Hogwarts nel giro di qualche giorno e avrei ripreso gli studi seguendo le materie del quinto anno.

L'effluvio dei dolci natalizi appena sfornati mi riempiva le narici con una fragranza dolce e delicata, memorabile. Esaminai il grande quadrante dell'orologio che spiccava sulla parte superiore della torre del campanile. 

Le 20:38.

Sapevo che sarei dovuta rincasare prima che uno degli elfi domestici aprisse la porta della mia stanza per controllare che fossi pronta per il sonno.

Mi rimanevano dunque ventidue minuti. Cinque di essi li avrei utilizzati per raggiungere la villa, tre per entrare dalla finestra della biblioteca, due per raggiungere la mia stanza senza farmi scoprire. Era tutto calcolato alla perfezione. Dodici minuti liberi.

Continuai a camminare per le strade della città, il cielo si faceva sempre più buio e molti dei negozi gioiosi cominciarono a chiudere per prepararsi al giorno seguente.

Una bancarella all'angolo della via attirò la mia attenzione. Seppur quel banchetto fosse ambulante, sopra di esso vi erano gioielli variopinti di una bellezza travolgente. Spille, orecchini, collane, bracciali e qualsiasi altra cosa si potesse trovare in circolazione.

Un'anziana strega invitava i passanti ad avvicinarsi. Non sembrava del posto, dagli indumenti si capiva che non possedesse molto, il che mi incuriosì: come poteva una signora così trasandata essere la proprietaria di una quantità così vasta di simili ricchezze?

Sollevai leggermente il velo che quasi mi copriva gli occhi.

"Oh, che graziosa fanciulla! Vediamo come posso aiutarti." disse l'anziana signora rovistando tra spille di tutti i tipi.

"In te vedo un animo buono... eppure il destino ha deciso in qualche modo di complicarti un po' il cammino. Ecco!" mi porse una piccola ma graziosa spilla a forma di ape. Al suo interno era incastonata una pietra che brillava come un diamante puro. La presi tra le mani incuriosita.

"Una pietra cristallina come il tuo cuore, tuttavia il colore tende al grigio. Come i suoi occhi." affermò con decisione e fierezza.

"Gli occhi di chi?" la confusione  fu sufficiente ad illuminare visibilmente i miei occhi smeraldo.

"Del tuo destino." si avvicinò e me la puntò sulla spalla, facendola passare da un lato all'altro della stoffa, per poi richiuderla su di essa.

La spilla incantevole nella sua semplicità e la previsione breve ma convincente della signora mi spinsero a desiderare di portarla con me alla villa.

Scostai un lato della mantella scoprendo parte del mio abito e, proprio legato con un sottile nastro di cuoio alla vita, prima della gonna del vestito, vi era il mio portamonete in velluto, nel quale avevo qualche galeone.

Lo slacciai con facilità, ma prima che mi potessi accorgere di un qualunque spostamento d'aria, una figura alta si precipitò verso di me, strappandomi di mano il borsellino per poi affrettarsi rapido e fulmineo a correre nella direzione opposta alla mia. In un attimo mi resi conto di cosa fosse appena successo.

Con uno scatto mi voltai e cercai di affrettarmi per rincorrerlo mentre l'anziana venditrice cominciò ad urlare attirando l'attenzione di molta gente.

Dopo pochi metri però, mi accorsi non sarei mai stata in grado di raggiungerlo. Mi fermai arresa perdendolo di vista.

Certo, un furto per quanto piccolo ed insignificante possa essere lascia il segno, ma i soldi non mi mancavano e non avrei sprecato il mio tempo a rincorrere un borsellino con all'interno tre o quattro galeoni.

Mi voltai: la vecchia strega era scomparsa assieme alla bancarella.

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Facevo parte di una delle famiglie più influenti ed importanti nel mondo dei maghi: i Blishwick

I miei genitori? Due maghi purosangue che avevano frequentato, come avrei fatto io, la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

Entrambi erano Serpeverde e non era difficile per me presupporre in che casa sarei entrata a far parte. La conferma mi arrivò dal cappello parlante nell'ufficio di Silente.

-Serpeverde!-

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Salve fiorellini <3

Eccoci qui con il primo capitolo di questa storia. La nostra protagonista ha subito un furto e abbiamo scoperto in che casa sarà smistata... chi incontrerà nel prossimo capitolo? o-o

se vi è piaciuto il capitolo lasciatemi una stellina e commentate per farmelo sapere! <3

𝑫𝒊𝒇𝒇𝒆𝒓𝒆𝒏𝒕 - 𝑫𝒓𝒂𝒄𝒐 𝑴𝒂𝒍𝒇𝒐𝒚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora