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È quasi mezzanotte e ci intrufoliamo nel liceo di Hawking, lo abbiamo fatto così tante volte in questi ultimi anni che ormai ci sembra la cosa più normale del mondo. Corro in aula insegnanti, lasciando Steve e Dustin ad aspettarmi davanti alla porta dell'ufficio della dottoressa Kelly, afferro le chiavi e torno da loro. I miei passi rimbombano per tutti i corridoi della scuola.
-Per fortuna non hanno un custode notturno.-
Apriamo l'ufficio e facciamo più luce possibile con le nostre torce. L'ufficio è una piccola stanza con le pareti gialle, la scrivania e tutte le librerie sono perfettamente in ordine.
"Ho avvisato Lucas che siamo qui, deve parlarci urgentemente." mi riferisce Dustin.
"Chissà che ha combinato per tutto questo tempo con quelli della squadra di basket. Ancora non riesco a credere che esca con quel coglione di Jason." gli risponde Steve.
"Ce lo racconterà quando arriva, ora però diamoci da fare." li zittisco aprendo lo schedario con forza mentre Dustin e Steve cercano nei cassetti.
Leggo uno dopo l'altro i nomi sui fascicoli cercando un qualsiasi indizio.
"Porca troia. Chrissy non era la sola a vedere la Kelly, anche Fred veniva qui." dico.
Raccolgo i due fascicoli, li poggio sulla scrivania e inizio a leggere ad alta voce: "Soffrivano da settimane di forti mal di testa, insonnia..." resto a bocca aperta.
-No, non è possibile.-
"Spesso il loro naso sanguinava."
-Nel mio caso è colpa del pugno sul naso di Billy. Non c'entra nulla con loro.-
"Incubi costanti dovuti a traumi passati."
-Papà.-
"Meg, che succede?" Dustin mi poggia una mano sulla spalla ma sento tutto come ovattato, lontano. Steve mi osserva sconcertato: ha già capito e viene verso di me.

Dong. Dong. Dong. Dong.
Il suono di un orologio a pendolo è l'unica cosa che sento. Proviene dal corridoio.
"Meg." una voce si insinua nella mia testa. Mi chiama. Mi attira.
Il resto attorno a me perde d'interesse. Voglio capire da dove viene quella voce. Inizio ad avere freddo e un brivido corre lungo la mia schiena.
Mi alzo e vado verso il corridoio buio, c'è così silenzio che i miei passi leggeri rimbombano lo stesso. Seguo il ticchettio e giro l'angolo: sulla parete di fronte a me vedo un enorme orologio a pendolo di legno massello incastrato nel muro.
Suona di nuovo.
"Meg." di nuovo la voce mi chiama.
Mi guardo intorno per capire da dove provenga, ma non c'è nessuno in quel corridoio oltre a me. Provo ad avvicinarmi ancora di qualche passo all'orologio a pendolo ma tutto ritorna buio.

Riapro gli occhi di scatto e le voci di Dustin e Steve tornano a farsi nitide: stanno urlando il mio nome.
"Meg! Meg, ti prego dicci cosa è successo! Stai bene?", Dustin mi scuote.
Senza dire nulla mi alzo dalla sedia e corro nel punto in cui poco prima ho visto l'orologio ma non c'è nulla. Resto immobile a fissare la parete vuota.
-Non sono pazza.-
Steve e Dustin mi raggiungono.
"Era qui. Ve lo giuro. Un enorme orologio a pendolo!" mi volto verso i ragazzi che mi guardano a bocca aperta.
"Era incastrato nel muro! Non sono pazza! Ve lo giuro!"
Inizio a tremare. Steve si avvicina a me, prende il mio viso tra le mani e lo alza per guardarmi gli occhi.
"Prima erano completamente bianchi, ora però sono tornati normali. È di nuovo con noi, a tutti gli effetti." dice a Dustin, poi mi abbraccia forte e sospira.
Nel mentre sentiamo i passi di Robin e Nancy che ci raggiungono, non appena arrivano da noi capiscono subito che qualcosa non va.
"Sembra che abbiate visto un morto." commenta Robin.
Dustin inizia a raccontare l'accaduto: "...era come se fosse in trance, non rispondeva e non reagiva più."
"Lo stesso che è successo a Chrissy!" lo interrompe Robin preoccupata.
"Ho bisogno di sedermi un minuto ragazzi, torniamo nello studio. Vi prego." chiedo mentre i miei occhi iniziano a farsi lucidi, Steve subito mi porta sotto braccio verso la stanza dove eravamo prima e mi fa sedere su una delle poltrone di fronte alla scrivania.
Poggio i gomiti sulla scrivania e tengo la testa tra le mani. Tutti nella stanza mi fissano in silenzio, restano in attesa di una qualsiasi spiegazione da parte mia.
-Devo dire la verità. Non posso continuare a mentire a tutti.-
"Vi devo confessare una cosa." parlo a tutto il gruppo. Non alzo la testa, la lascio tra le mani e tengo gli occhi chiusi, "Sono giorni che soffro di cefalee, incubi notturni e insonnia."
"I sintomi di cui, a quanto pare, soffrivano anche Chrissy e Fred." mi interrompe Nancy che sta leggendo i fascicoli dei due ragazzi poggiata alla scrivania di fronte a me. Alzo la testa e la osservo, poi mi lascio sprofondare nello schienale della poltrona.
"Esatto. Inoltre a un certo punto hanno iniziato ad avere delle visioni. Brutte visioni. Chrissy ha iniziato una settimana fa, Fred sei giorni fa, mentre io ho cefalee da cinque giorni. Non ho idea di quanto tempo mi rimanga però loro sono morti entro le 24 ore dalla loro prima visione stando ai fascicoli.", mentre parlo le lacrime iniziano a scendere e la voce si spezza.
"E' la maledizione." sussurra Robin, come se avesse paura di dirlo, come se dicendolo diventasse realtà.
"E io ho appena visto quel cazzo di orologio, quindi penso che morirò domani.", tiro su con il naso.
"No. Non è possibile, sono solo coincidenze. No.", Steve non riesce ad accettarlo. Cammina avanti e indietro per la stanza in modo nervoso ripetendo sempre la stessa frase, le mani sono ferme tra i capelli.
"Steve, troveremo un modo." cerca di rassicurarlo Robin, invano.
"Ah sì, come sconfiggiamo uno stregone che viene direttamente dal sotto-sopra in meno di ventiquattr'ore? Se hai un piano dimmelo perché io ne sono a corto." risponde in malo modo, poi si poggia alla parete.
"Calmati.", mi alzo e lo affianco, gli stringo la mano, "Andrà tutto bene." mi sforzo di sorridere, lo osservo meglio e vedo che i suoi occhi sono sull'orlo delle lacrime.
-Non ci credi nemmeno tu. Stai per morire, non so se te ne sei resa conto.-
Un rumore in corridoio ci mette tutti in allerta. Steve come al solito è quello che va a controllare la situazione senza pensarci due volte, afferra una lampada ed esce.
"Restate qui." ci ordina.
Ovviamente nessuno di noi resta nell'ufficio e lo seguiamo poco dopo. Il corridoio è buio e si è fatto di nuovo silenzioso.
-Eccolo, è Vecna che ha deciso di prenderti un po' prima.- le stupide voci nel mio cervello iniziano a farsi largo, cerco di scacciarle ma è difficile.
Resto l'ultima della fila, cammino piano perché la paura mi fa cedere le gambe. Arriviamo all'incrocio di due corridoi ed ecco sbucare all'improvviso Lucas. Urliamo tutti terrorizzati, Steve agita la lampada.
"Sono io! Sono io!" urla il ragazzo.
"Ma che problemi hai, Sinclair?! Potevo ammazzarti!"
"Mi dispiace! Ho fatto 13 chilometri in bici per arrivare q-" ma non riesce a finire la frase per il fiatone, si appoggia alla parete per riprendere fiato, poi ricomincia: "Dustin, ero con Jason, Patrick e Andy. Hanno perso la testa, cercano Munson e pensano che tu sappia dove si trovi! Sei in pericolo!"
"Va bene, beh, è una bella rogna, ma qui abbiamo problemi più gravi di Jason." così dicendo si voltano tutti verso di me.
"Hei Lucas, è bello rivederti." e alzo la mano per salutarlo.

Dopo aver spiegato tutto anche a Lucas decidiamo di tornare a casa e ritrovarci il pomeriggio dopo da Nancy. Steve riaccompagna a casa i ragazzi, lasciando me per ultima come al solito. Siamo ancora parcheggiati davanti casa di Dustin quando spegne l'auto. Lo guardo.
"Che ti prende? Devo tornare a casa, Steve."
"No, non ti posso far passare la notte da sola. Non in questa situazione." risponde serio.
"Ma Billy..."
"Se fosse l'ultima notte della tua vita la vorresti passare segregata in casa insieme a Billy?"
Resto in silenzio per qualche minuto, capisco che ha ragione e per la prima volta realizzo la situazione: potrei non vedere un altro tramonto.

-E poi, che può farmi se sono morta?-

"Okay. Allora dimmi: dove vorresti andare? Dormire in auto non è contemplato e nemmeno su una panchina del parco, sia chiaro." rispondo ironica e punto il dito verso di lui.
"Dormirai da me, come già avresti dovuto fare da settimane se vogliamo dirla tutta." mi guarda con disappunto, "Tanto i miei sono partiti per le vacanze quindi abbiamo la villa tutta per noi."
"Va bene, hai vinto." gli sorrido e poggio la testa sul sedile.
Steve rimette in moto la macchina e parte. Il vento fresco della sera mi smuove i capelli, cerco di non pensare a ciò che potrebbe succedere il giorno dopo ma è difficile.

-Domani morirò.-

Scusate il ritardo nella pubblicazione ma questo periodo è molto difficile per me ❤️ Come sempre spero vi sia piaciuto il capitolo e lasciatemi un commento con le vostre opinioni 💖

𝐻𝑒'𝑠 𝐽𝑢𝑠𝑡 𝑎 𝑓𝑟𝑒𝑎𝑘 // 𝗘𝗱𝗱𝗶𝗲 𝗠𝘂𝗻𝘀𝗼𝗻Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora