Megan's POV.
“Meg.” mi chiama di nuovo quella voce.
Tutto è buio, sono sempre a Lover’s Lake ma è come se improvvisamente fosse sprofondata nel sotto-sopra. Mi alzo di scatto, mi guardo intorno e vedo solo un’ombra in lontananza. Si avvicina lentamente e dopo un po’ lo riconosco: papà.
“Ciao Megan.”
“Papà, no, non può essere. Tu sei...”
“Morto, Meg. Sì. A causa tua.”
“No, ti sbagli, il Mind Flayer ti ha preso e io non potevo...”
“Tu non hai fatto niente per evitarlo: potevi fare qualcosa per farmi uscire dallo Starcourt oppure potevi non essere in quel dannato centro commerciale quella notte!”
“Io non lo sapevo! E’ vero, sarei dovuta restare a casa quel giorno, mi avevi messa in punizione, ma...”
“Esatto, DOVEVI ESSERE A CASA.”, urla quello che sembra mio padre, la faccia deforme per la rabbia.
“Non potevo sapere che sarei rimasta bloccata sottoterra fino a notte fonda!”
“SONO MORTO PER COLPA TUA!”
Indietreggio lentamente ma inciampo sulla radice di un albero, cado a terra e batto la testa. Provo dolore, massaggio il retro della testa con la mano. Riapro gli occhi e Billy ha preso il posto di papà.
Cerco di alzarmi il più velocemente possibile, inizio a correre verso il capanno.
“STEVE!” urlo, “STEVE, AIUTAMI!”
Arrivo alla rimessa per le barche, apro la porta ma i ragazzi non ci sono. Sale il panico e inizio a tremare. Mi nascondo dietro una delle pareti esterne e mi accuccio per riprendere fiato.
“Megan.” mi chiama Billy, sento i suoi passi avvicinarsi, “Non puoi scappare da me, lo sai che io riesco sempre a trovarti.”
Mi volto e ricomincio a correre cercando di prendere più distanza possibile da lui. Dopo qualche istante noto di essere circondata da una strana nebbia rossa, è la prima volta che appare nelle mie visioni e ne sono incuriosita, decido di seguirla fino ad arrivare a una specie di muro fatto di essa.
“Meg, vieni da me e non ti farò niente. Te lo prometto.” continua a chiamarmi Billy.
Lo attraverso senza pensarci due volte.
Mi ritrovo in uno spazio sconosciuto, completamente scarlatto. A terra è pieno di quelle che sembrano delle radici e delle enormi pozzanghere.
-Questo è…sangue??-
In lontananza vedo dei pezzi indefiniti di legno che fluttuano in un punto, ci sono anche delle finestre e una porta con una vetrata su cui è disegnata una rosa, noto anche il famoso orologio a pendolo che suona i suoi quattro rintocchi.
-Ecco quella merda di orologio.-
“Perché sei qui, Meg?”, la voce mi parla di nuovo.
Cammino lentamente seguendo un sentiero creato dai ciottoli rotti fino ad arrivare a quelli che sembrano i resti di una casa. Davanti a me ci sono due enormi alberi fatti delle stesse radici che ci sono a terra, li osservo meglio e noto che i corpi di Chrissy e Fred incastrati all’interno: i loro volti sono deformati dall’espressione di terrore e gli occhi sembrano essere stati risucchiati all’interno della scatola cranica.
Mi spavento, faccio qualche passo all’indietro.
-Finirò anch’io lì dentro.-
“Vorresti unirti a loro?”
Mi volto e sono faccia a faccia con quello che penso sia il vero aspetto di Vecna: un mostro di forma umanoide ma fatto delle stesse radici che si ramificano in questo luogo, posso notarne anche alcune che si muovono su di lui.
Mi volto e cerco di correre via, ma subito qualcosa afferra la mia caviglia e mi fa cadere faccia a terra, il naso batte sulla superficie e ricomincia a fare male. Mi volto e noto che è una di quelle strane radici, inizia a stringere sempre più forte e urlo di dolore, poi mi trascina verso Vecna mentre cerco inutilmente di aggrapparmi al terreno con le unghie ma lui ha la meglio e in pochi secondi vengo legata anche io a uno di quegli strani alberi.
Le radici stringono i polsi fino a far male, poi una di esse cinge il mio collo e inizia a stringere sempre di più. Il fiato si dimezza, respiro a fatica e boccheggio.
Vecna è fermo di fronte a me che osserva, come un predatore che punta la preda. Muove lentamente la sua mano artigliata verso il mio viso. L’unica sensazione che provo ora è la paura.
D'un tratto una musica familiare rieccheggia in quel luogo, sento le voci dei ragazzi che mi chiamano e li vedo da lontano, attraverso un varco che si è aperto.
“Non possono aiutarti, Megan.”, mi dice il mostro tornando a fissarmi, “C’è un motivo se ti nascondi da loro. Tu sai di appartenere a questo posto.”
“Non sei reale.” cerco di rispondere, con quel poco fiato che mi rimane.
“Certo che lo sono.”
Così dicendo avvicina la sua lunga mano al mio viso. Le radici stringono sempre più forte e la vista si offusca, mi sento sempre più debole.
-E’ arrivata la fine.-
Running Up That Hill continua in sottofondo e in un attimo i ricordi riempiono la mia testa: le mie catastrofiche lezioni di guida con Steve, le notti passate a giocare a D&D con i ragazzi, il primo appuntamento con Eddie, il ballo d’inverno insieme a Dustin, le serate al drive-in con papà, gli abbracci di Steve e tutte le risate con Robin.
Tutto sembra così importante in questo momento e sembra valere la pena combattere per riavere tutto questo.
Una forza che non credevo più di avere si impossessa di me, riesco a sfuggire dalla presa di una delle radici e afferro il collo del mostro cercando di fargli male strappando una delle parti di cui è composto. Subito si distrae per il dolore e lascia la presa che aveva su di me.
-E’ il mio momento.-
Inizio a correre più veloce che posso verso il varco, al suo interno vedo e sento i ragazzi che mi chiamano mentre mi vedo fluttuare.
“Non mi lasciare, Meg!”
La voce di Steve e la musica accompagnano la mia disperata fuga.

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𝐻𝑒'𝑠 𝐽𝑢𝑠𝑡 𝑎 𝑓𝑟𝑒𝑎𝑘 // 𝗘𝗱𝗱𝗶𝗲 𝗠𝘂𝗻𝘀𝗼𝗻
ФанфикA quasi un anno dall'incendio dello Starcourt Mall, io e il mio fratellastro torniamo a Hawking e cerchiamo di riprendere in mano le redini della nostra vita. Finalmente rivedo i miei più cari amici e conosco anche uno strano ragazzo di nome Eddie...