NUOVO RISVEGLIO

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Quando mi svegliai attonita, scoprì che mi trovavo ancora sulla scrivania del laboratorio di videoproiezione, con la schiena a pezzi, e con una pancia deforme, perché Denis si era messo in una strana posizione.
La prima cosa che feci, fu quello di muovere il braccio ferito, perché lo sentivo fastidiosamente informicolato. Quando vidi che faticavo a muoverlo, scoprì che il braccio era stato bloccato con delle lunghe fasce ben strette, limitandomi nei movimenti.
A vedere la fasciatura, i miei compagni avevano fatto un buon lavoro, nonostante non fossero dei medici.
Dolorante cercai di tirarmi su per mettermi seduta.
Notai a terra una piccola pallottola da una forma insolita, che emanava una luce pulsante di colore viola, alla sua vista mi venne un brivido, a pensare che quel oggetto qualche ora fà, era dentro di me.
Mi osservai a torno, circondata da un insolito silenzio, da far fischiare le orecchie.
I miei occhi trovarono subito Ness, seduto su una sedia davanti a me, con la testa appoggiata sulla scrivania in cui mi trovavo, come se stesse cercando di riposare.
Gli altri erano a terra, a dormire vicini per avere più calore.
Guardai fuori dalle vetrate per capire che ore potessero essere, e dalla luce sembrava tardo pomeriggio.
Un crampo improvviso mi fece sussultare, svegliando Ness.
Il suo sguardo assonnato e confuso, subito si assicura che stessi bene.
Io cercai di massaggiarmi la zona colpita dal dolore, per cercare di alleviare il fastidio:
<<Come ti senti amore mio?>> mi domanda subito il ragazzo dei miei sogni, con voce impastata dal sonno:
<<Mi sento uno schifo. Sono indolenzita, non sento più Denis muoversi.>> spiegai un po' preoccupata, toccandomi la pancia deforme:
<<Purtroppo non posso sapere se Denis sta bene, forse e solo scombussolato anche lui per tutta questa situazione.>> sentendoci parlare tutti gli altri si svegliarono, tranne Ylenia che finse di continuare a dormire:
<<Si è svegliata?>> domandò Vanessa con tono allegro, come se fosse stata tutto il tempo in pensiero per me:
<<Ora che siamo svegli possiamo provare a metterci in cammino.>> suggerì Klaus:
<<Prima proviamo a vedere se Camilla riesce a stare in piedi.>> propose Ness, alzandosi dalla sedia, per aiutarmi a scendere dalla scrivania.
Come al solito, la testa mi prese a girare fortissimo.
Di istinto mi aggrappai a lui che mi sostenne con pazienza.
<<Quando te la senti, proviamo a fare quattro passi qui in laboratorio, ok?>> mi disse con voce dolce.
Rimasi in piedi, il tempo che servì al mio corpo per riprendersi.
Ness mi fece camminare avanti e indietro per la vasta stanza un paio di minuti, mentre gli altri si preparavano per la partenza.
Poi, quando tutto fu apposto, Ness mi aiutò a vestirmi e a indossare il mio pesante cappotto.
Tutti caricarono in spalla i propri zaini, ovviamente il mio lo portò Ness.
Così, ci incamminammo fuori dall' laboratorio in totale silenzio.
Ammisi di avere paura.
Paura di beccarmi un'altra pallottola, di stare male durante il tragitto, o di mettere in pericolo i miei compagni.
Ero stanca di stare in ansia per tutta questa situazione, i miei pensieri iniziavano a diventare troppo angoscianti per la mia mente, che necessitava di tranquillità, di un posto davvero sicuro per tutti noi.
Mi ritrovavo ferita, affaticata, con in grembo un bimbo di cui ero già follemente innamorata, senza nemmeno averlo mai conosciuto.
Nell' atrio, subito davanti a noi, trovammo un gruppetto di alieni, che sembravano distratti da qualcosa che noi non vedevamo.
Vanessa e Klaus davanti a noi, ci fecero il gesto di rimanere in silenzio, e attraversammo l'atrio con cautela.
Proprio per destino, in quel momento mi venne un altro forte crampo alla pancia, ma soffocai il lamento, tappandomi la bocca con le mani, e proseguì.
Ness mi cinse la vita, in segno di incoraggiamento, invitandomi a non smettere di camminare proprio in quel momento.
Non avrei mai pensato che un ragazzo come lui diventasse cosi protettivo, aveva fatto un bel cambiamento, solo per me, mi sentivo fortunata.
Camminammo sempre in silenzio, e questa volta, per fortuna, non accadde niente di brutto, riuscendo ad oltrepassare gli alieni.
Dopo molta tensione, riuscimmo a raggiungere l'uscita dell'edificio. una volta fuori, mi resi conto di quanto facesse davvero freddo.
Ci stringemmo tutti nei nostri cappotti, e rimanemmo vicini.
Ness mi chiuse in un caldo abbraccio.
Quando ci accorgemmo che dei piccoli e veloci robottini dall'aria strana e aliena, giravano per le strade, di fretta, per non farci beccare, ci nascondemmo dietro a una grande siepe.
Potevano anche essere dei semplici robot, gestiti dai soccorsi, ma noi non ci sentivamo tranquilli, non dopo tutto quello che abbiamo visto:
<<Sembrano i figlioletti degli alieni grandi.>> commentò fantasioso Klaus osservandoli:
<<Ad ogni modo meglio non fidarsi, agiamo sempre con cautela.>> consigliò Ness, tenendo sempre sotto d'occhio la situazione davanti a lui, da dietro il folto cespuglio:
<<Per andare sul sicuro, dietro l'università ce una botola sotto ad uno storico pino, io ed un altro mio compagno di corso l'abbiamo scoperto facendo manutenzione quest'estate, e una specie di tunnel, e se non mi sbaglio dovrebbe portare proprio in direzione del l'ospedale.>> spiegò Abel:
<<Ma in questo modo non potremo passare per il supermercato.>> fece notare Ylenia:
<<Potremo andare prima al supermercato poi ritornare qui, e andare in questa botola.>> consigliò Vanessa.
<<Ottima idea, ma dovremo essere agili.>>.
Ness mi osservò: <<Te la senti?>> sinceramente non mi sentivo in forma, ora mai mi sentivo una zombie, non sarei riuscita a essere veloce.
Feci un triste cenno di "no" con il volto a Ness come risposta:
<<Potrebbe rimanere ad aspettarci nella botola.>> suggerì Abel:
<<Da sola, in queste condizioni?>> le rispose preoccupato per le condizioni in cui mi trovavo:
<<Lasciala da sola per una volta. Potrebbe esserci da ostacolo.>> disse Ylenia, con tono critico, ritornando la vecchia antipatica:
<<Si. Va bene, vi aspetterò lì.>> decisi, per non fare litigare i compagni.
Non avrei tollerato un altra delle loro discussioni per colpa mia.
<<Io non ti lascio da sola!>> ribadì Ness, preoccupato di lasciarmi, questa volta non per sua volontà:
<<Dovete cercare di prendere più cibo che potete.>> dissi come se fosse un ordine: <<Io in queste condizioni, potrei solo rallentarvi la corsa.>> le ricordai, toccandomi la pancia con il braccio buono, in modo affettivo.
Ness sospirò, per niente felice:
<<E sicuro la sotto?>> domandò Ness a Abel: <<Amico, credo che non ci siano posti sicuri qui. Se Camilla non fa rumore non dovrebbero esserci problemi.>> spiegò.
Ness pare ragionare un istante. Stava provando ad auto convincersi, ma non cera altra alternativa. Se sarei dovuta morire sarei morta lo stesso, e non perché Ness mi avrebbe lasciata sola:
<<Ness, davvero non ti preoccupare. Ce la farò, posso aspettarvi. Magari riposerò ancora un po'.>> insistetti, cercando di apparire più tranquilla possibile, anche se in realtà avevo il terrore di stare da sola in quella botola, dove poteva esserci di tutto.
<<Ok cucciola come vuoi. >> riuscì a convincerlo.
Tutti mi accompagnarono dietro l'edificio, raggiungemmo un piccolo boschetto mezzo spoglio per il freddo inverno, lo attraversammo fin quando non ci trovammo davanti un grande e vecchio pino, da un tronco immenso.
Il terreno era coperto da terra umida e pigne, la botola ancora non si vedeva:
<<Mi ricordo che era nascosto qua.>> Abel raggiunse pensieroso un punto vicino al grande tronco, e con la scarpa spostò un po' di foglie dal terreno.
Comparve la botola, e Abel l'aprì subito senza timore, come se fosse sicuro di quello che faceva.
<<Quella volta siamo scesi sotto per poco tempo, perché il nostro turno ormai era finito e dovevamo andare via. Poi non c'è interessato ritornare.>> spiegò Abel, mostrandoci una scala coperta di muschio e di edera.
Ness andò giù per primo, per controllare che fosse tutto apposto, e sicuro per soggiornarci per qualche ora.
Quando mi chiamò giù, confermandomi che era tutto apposto, con molta fatica lo raggiunsi.
Il posto era tremendamente buio, freddo e umido, mi trovai davanti ad un lungo tunnel fatto di mattoni scuri, per niente invitante.
Difronte a me avevo Ness, la luce che ci illuminava dall'alto pareva un faro puntato solo su di noi.
I suoi occhi erano profondamente tristi, che quasi mi dispiaceva vederlo così:
<<Non voglio lasciarti sola, ma più cibo prendiamo meglio è per tutti noi.>> mi fece ricordare il motivo per cui mi avrebbe abbandonata:
<<Lo so. Saprò come cavarmela, vai tranquillo.>> lo rassicurai accarezzandomi il pancione, ormai in un gesto abitudinario.
Poi lui, dalla tasca del suo cappotto recuperò il telefono di Abel:
<<Qua giù e buio, tieni questo.>> mi consigliò:
<<Ok. Ma ora vai prima che cambio idea.>> le dissi, con aria insicura e spaesata.
Lui mi sorrise beffardo, e poi mi baciò, in un bacio che sembrava non finire più.
I compagni da sopra le nostre teste, lo chiamarono frettolosi:
<<Dai sbrigati Ness.>>.
Allora le nostre bocche furono costrette ad allontanarsi.
<<Arrivo!>> rispose Ness scocciato.
<<Non è mai stato così sdolcinato con me.>> sentì Ylenia commentare da sopra di noi, io e Ness ignorammo il suo commento.
Il ragazzo davanti a me, mi osservò un'ultima volta come se mi stesse dando un ultimo saluto, per poi raggiunse i compagni.
Fu Ness a chiudere la botola sopra alla mia testa.
Rimasi ferma dove ero, in compagnia del buio.
Sbloccai il telefono di Abel, e accesi la torcia illuminando attorno a me.
Ero completamente sola.
La mia più grande fobia, era proprio la solitudine, perché avevo avuto la sfortuna di conoscerla grazie a Ness, che dopo la nostra rottura aveva iniziato a fare il bullo mettendomi in cattiva luce.
Allora mi misi seduta a terra, e iniziai ad aspettare, rimanendo in allerta a qualsiasi cosa sentissi o vedessi.
Non cera anima viva, nemmeno un topo di passaggio, dei rumori. Nulla.
Sembrava mi trovassi in un'altra dimensione.
Decisi di perdere qualche minuto per disturbare Denis, per incoraggiarlo a muoversi, visto che non lo sentivo più.
Quindi iniziai a tamburellare giocosamente e insistente sulla pancia, chiamandolo.
Gli parlai a bassa voce, confidandogli che non vedevo l'ora di incontrarlo.
All'improvviso partì quel suono fastidioso che faceva sanguinare i timpani delle orecchie.
Il panico iniziò ad invadermi, pensando che i miei compagni si trovassero in pericolo, visto che quel suono si pensava partisse per stordire le prede che capitavano sotto tiro degli alieni.
Di istinto gridai, ero già a pezzi di mio, e ora capitava anche quel terribile suono, che questa volta stava durando molto di più del solito.
A quel punto, credevo di morire sola, e di infarto.
Iniziai a piangere sentendo Denis muoversi forte, come se fosse spaventato, o se sentisse dolore anche lui, ma almeno lo stavo sentendo.
Mi trovavi nel panico.
In agitazione piu totale, mi diressi verso l'unica direzione che potevo andare, davanti a me.
Quando il telefono mi scivolò dalle mani, cadendo a terra.
Fu come se mi avesse svegliato da uno stato di trance.
Quella situazione mi bastò, per farmi ricordare, che dovevo aspettare i miei compagni.
Nel fra tempo, e finalmente il suono cessò.
Caddi in ginocchio, a terra.
Mi osservai con orrore le mani sporche del mio sangue, non só quanto tempo fosse passato, vidi solo Ness correre con aria stravolta verso di me, e mi abbracciò forte, quasi da farmi male.
Le orecchie mi fischiavano ma riuscì a sentire la sua dolce voce che mi diceva: <<Siamo tornati non avere paura.>>
Mi osservai a torno confusa, in stato di shock.
I miei compagni si erano gettati a terra stanchi e con il fiatone, tutti avevano le orecchie sporche di sangue.
Ma almeno gli zaini erano belli gonfi di cibo, segno che la missione era compiuta.

FRAMMENTI DEL CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora