CAPITOLO 1

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N/A: MI SCUSO ADESSO PER EVENTUALI ERRORI GRAMMATICALI, E NON, PRESENTI IN QUESTO E IN TUTTI GLI ALTRI CAPITOLI. CON IL FATTO CHE SCRIVA DI FRETTA E AL COMPUTER, PURTROPPO NON ME NE ACCORGO SEMPRE; SONO IN FASE DI CORREZIONE, COMUNQUE. BUONA LETTURA :)

Guardai mia madre stringendo il mio zainetto, mentre lei mi rivolgeva un sorriso felice e al tempo stesso nervoso, sicuramente per il fatto che da li a pochi minuti sarei partita.

"Mi raccomando tesoro, stai attenta, sii sempre sorridente, ascolta i tuoi insegnanti e..."

Mi affrettai a finire la solita ramanzina che mi aveva ripetuto almeno dieci volte da quella mattina.

"..e chiamami appena arrivi." imitai la sua voce squillante.

Continuò a dirmi cose di cui non prestai molta attenzione, pensai solo al fatto che già la sera stessa sarei stata in una città diversa, in una stanza diversa e soprattutto che avrei cominciato quello che avrebbe dato una svolta alla mia solita e monotona vita. Dagli altoparlanti fuoriuscì la voce di una donna che annunciò che l'areo Parigi-Bristol sarebbe partito tra una decina di minuti.

"E' arrivato il momento, cara mamma" dissi prima avvinarmi e abbracciarla forte.

"ti voglio bene, e ti verrò a trovare appena ci saranno giorni di festa o qualcosa del genere."

La sentì singhiozzare e le diedi un bacio sulla guancia

"Ti voglio bene anch'io bambina mia." mi rispose.

Dopo di che, raccolsi i miei bagagli e mi incamminai pronta a dire addio, o meglio, arrivederci alla mia città.

-

Durante il viaggio, pensai a quando, circa un mese prima, mi arrivò la lettera dall'Accademia delle Arti di Bristol, in cui diceva di esser stata ammessa; sorrisi al ricordo di una me piangente prt l'emozione. La danza era letteralmente la mia vita, la praticavo dall'età di cinque anni e essere a conoscenza di esser stata presa da una delle accademie più importanti dell'Inghilterra, mi riempiva il cuore di gioia. Sapevo però che non sarebbe stato così facile, perché i professori in quell'istituto erano molto più esigenti, severi e professionali rispetto a quelli a cui ero abituata io. Cosa più importante, speravo vivamente di farmi nuove amicizie. 

Atterrai verso le due di pomeriggio e appena uscii dall'aeroporto il clima inglese si fece sentire: faceva molto più freddo rispetto alla mia bellissima Parigi, il cielo era su una chiara tonalità di grigio e c'era un leggero venticello che mi portava i capelli davanti al viso, solleticandomelo. "Il clima Inglese era quel genere di cosa al quale era impossibile abituarsi per qualcuno che non ci aveva mai vissuto: il freddo secco sapeva entrarti dentro nelle giornate d'inverno ma poi c'erano quei giorni d'estate così luminosi e caldi che potevano sciogliere anche i cuori congelati" ricordai questa frase immediatamente, faceva parte di uno dei miei libri preferiti e l'avevo letta talmente di quelle volte che l'avevo imparata a memoria.
Cercai un taxi e una volta trovato dissi all'autista la via dell'accademia che per mia fortuna si rilevò distare solo mezz'ora.  Arrivata, diedi i soldi al signore di nome George, un uomo molto gentile, il quale durante il viaggio cominciò a conversare con me dicendo anche che somigliavo a sua figlia Jessie; presi i bagagli e prima di incamminarmi verso la bellissima struttura feci un respiro profondo e sussurrai tra me e me un "Eccoci, finalmente".
Il cortile era pieno di ragazzi, c'è chi era sotto gli alberi a leggere, chi provava qualche coreografia, chi giocava a pallone e chi suonava; sembrava la classica scena dei film. Mi fermai un attimo ad osservare l'enorme palazzo: tutto fatto in mattoni con finestroni enormi; era mozzafiato. Salii le scale che portavano ad un grosso portone di vetro, spinsi la maniglia e una volta dentro mi inoltrai nel lungo corridoio che avevo d'avanti, camminai per un po' guardandomi intorno e cercando la segreteria; alla fine del corridoio girai a destra, c'erano varie porte e su una di questa c'era scritto "Ufficio segreteria", era aperta così entrai. Dietro il bancone  una donna sulla cinquantina era distratta a scrivere qualcosa sul suo computer, così cercai di attirare le sua attenzione.

"Mi scusi?!"

"Le serve qualcosa?"

"Sono Solene Parker, ho vinto la borsa di studio e..."

"Oh, la signorina Parker, che piacere incontrarti! Sono Margaret e sono stata io stessa a inviarti la lettera d'ammissione! Un secondo che prendo i fogli che devi compilare e le chiavi della tua stanza." Mi disse raggiante e gli sorrisi di rimando.

"Posso sapere dove sarà il mio alloggio?" chiesi una volta finiti di firmare i fogli.

"Certamente tesoro, ma prima lasciami spiegarti un po' di cose: questa struttura è divisa in tre parti, quella in cui ci troviamo noi ora è dove si svolgono le lezioni mattutine, in questo foglio" disse tirandone fuori uno da un cassetto "ci sono scritti gli orari dei corsi, le aule e gli insegnanti. Ovviamente tu frequenterai solo a quelle che hai scelto, arte e danza, dico bene?"

Risposi annuendo.

"Nella sede dietro la nostra ci sono i dormitori; in quella affianco invece c'è la mensa, il teatro, la libreria e le palestre per i corsi pomeridiani. Con questo ho finito, spero di esserti stata molto chiara e per qualsiasi cosa puoi venire da me quando vuoi."

"Grazie mille signorina Margaret, è stata molto gentile!" dissi e feci per uscire ma la sua voce mi richiamò.

"Solene, le chiavi della tua stanza" disse sorridendo.

"Giusto, le chiavi." risposi imbarazzata.

"Spero ti troverai bene cara e passa una buona giornata."

Una volta uscita dall'edificio, cominciai a guardarmi attorno, cercando di prendere confidenza con il luogo, quando il mio cellulare cominciò a squillare, lo presi e lessi il nome di mia madre. Mi diedi mentalmente della sbadata per essermi scordata di averla chiamata.

"Pronto mamma!"

"Solene, che diamine, ero così preoccupata, perché non mi hai chiamata?"

"Scusami, ma ero troppo presa e indaffarata fino a pochi minuti fa che me ne sono dimenticata, ti avrei chiamata prima o poi."

"Ti credo solo perché sei appena arrivata e immagino tu abbia cose da fare e sistemarti, giusto!?"

"Esattamente" risposi alzando gli occhi al cielo.

"Allora come ti sembra?"

"E' tutto perfetto mamma, sono passata in segreteria prima, la signorina Margaret si è mostrata molto disponibile e mi ha spiegato un po di cose."

"Sono contenta che ti piaccia, tesoro." disse come se stesse per piangere.

"Mamma tranquillizzati per favore, ti chiamerò sta sera, adesso devo andare a cercare la mia stanza."

"Certo bambina mia, a sta sera." e con questo attaccò.

Riagganciai ed infilai il telefono dentro la tasca posteriore dei miei jeans e mi incamminai, desiderando solo di raggiungere i dormitori, la mia stanza e di posare le valigie. Appena svoltato l'angolo, un corpo pesante mi venne violentemente addosso, cosicché il mio fragile corpo cadde a terra. (Come se quel bastardo di destino voleva darmi il corretto benvenuto)

"Cazzo scusami, è tutto ok?"

Alzai gli occhi infastidita, pronta a sfidare con lo sguardo la persona che aveva causato tutto quello, ma fallii, poiché appena incontrai quei occhi così caldi, sentii i miei tratti addolcirsi. La sua mano era tesa verso di me e l'accettai.

"Si non preoccuparti, sto bene." Risposi impegnata a stirare con le mani i miei pantaloni.

"Scusami ancora, stavo andando di fretta e n.." non riuscì a finire la frase che qualcuno in lontananza lo chiamò.

"Forza Payne, muoviti che dobbiamo andare!" girai la mia testa verso quella voce e vidi in lontananza un gruppo di ragazzi guardare dalla nostra parte.

"Arrivo Niall!" e detto questo, corse da loro, lasciandomi li, da sola, mezza stordita per l'accaduto, pensando al ragazzo di pochi secondi prima..

Merda.

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Salve a tutti, sono Valentina :)

E' la mia prima storia, spero questo capitolo vi abbia incuriositi abbastanza!

Alla prossima

-Val.

Whisper ; Liam PayneWhere stories live. Discover now