CAPITOLO 67

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Buon San Valentino a tutti e buon onomastico a chi, come me, si chiama Valentina <3. Guarda caso, in questo capitolo ci sarà molta dolcezza e amore ;) .. Mentre lo scrivevo, mi sembrava non finisse più, ma mi è piaciuto, anche se lo trovo -quasi- di passaggio! Spero che sia di vostro gradimento. Lasciate una stellina. Vi voglio bene xxx

p.s: manca poco alla fine, ma non posso dirvi quanto esattamente. Si, dispiace anche a me (non avete idea di quanto) ma la storia prima o poi dovrà pur sempre finire.. Mi farebbe piacere leggere come secondo voi si conclude!

-Val








"Signori, allacciare le cinture di sicurezza. L'aereo sta per decollare." tuonò una voce femminile dagli altoparlanti.

Egoisticamente parlando, ero quasi stufa di volare in aereo; nel giro di un mese, o su di lì, avevo viaggiato fuori dal paese già quattro volte e seppur fosse sempre un'emozione diversa, quella volta non lo era. Io e Liam avevamo quasi il terrore di arrivare a Los Angeles e sapevo che una parte di noi pregava che il viaggio non finisse più o che a causa di una guasto l'areo non sarebbe potuto partite o addirittura atterrare in un'altra città degli Stati Uniti, pur che non fosse quella. L'idea di fare un viaggio intercontinentale mi eccitata e mi spaventava allo stesso tempo; non ero mai stata in America e uno dei miei più grandi sogni era sempre stato visitare alcune delle più grandi città: New York, Seattle, Los Angeles, Dallas e Miami. Quel paese, ogni volta che lo guardavo in cartina, mi trasmetteva una voglia di vivere immensa e l'idea di fare quei classici viaggi "on the road" mi balenava sempre in testa... Quella volta però non stavo volando a L.A per una vacanza, al contrario, dovevo (e volevo) andare lì per l'operazione di Liam, quell'operazione che avrebbe messo in gioco tutto il resto della sua vita.

Spostai lo sguardo dal finestrino quando l'aereo si stabilì in alta quota e lo portai sul moro affianco a me, impegnato a guardare -nel modo più impassibile- un punto indefinito del sedile color caramello davanti a lui. L'ansia lo stava mangiando vivo da qualche giorno prima di capodanno e seppur molte volte avevo cercato di distrarlo o a tranquillizzarlo, non ci riuscivo affatto e non potevo biasimarlo per questo; di fatti, negli ultimi giorni cedetti, sapendo che le mie parole sarebbero volate al vento. Mi limitavo solo a dargli conforto con qualche coccola o qualche massaggio alla schiena, al collo e alle braccia per calmargli i nervi.

"E' tutto okay?" azzardai.

Pensai che forse era meglio se rimanevo zitta per l'occhiata truce che mi regalò e cercai di scusarmi, ma venni interrotta dalle sue parole.

"No Solene, non lo è." sospirò.

"Hai ragione, scusami. Sono stata una stupida a chiedertelo." risposi scuotendo la testa, mortificata.

Passò qualche secondo prima che sentii la sua mano afferrare la mia ed intrecciare saldamente le sue dita tra le mie. Mi voltai di nuovo verso di lui e quella volta, sorprendentemente, mi regalò un sorriso sincero. Fui contenta, perchè non vedevo quel tipo di sorriso da quasi una settimana, esattamente da quando tornammo a Bristol. La permanenza a Parigi si era rilevata perfetta anche per il fatto che Liam fu il più sereno possibile e l'argomento 'operazione' non venne mai affrontato. Ancora ricordavo di come salutò mia mamma e Rosalina, rincuorato, dicendo che sicuramente saremo tornati entrambi a fargli visita. Al momento dei saluti, quando tutte e due lo abbracciarono e baciarono sulle guance pensai che -ironicamente parlando- si fossero prese una bella cotta per quel ragazzo dagli occhi e il cuore caldi e benevoli.
Da quando mettemmo piede a Bristol, fu come se il clima inglese, cupo e triste, si riflettesse sulla sua personalità, rendendolo freddo e quasi distaccato. Pensai che ci fosse un altro motivo oltre il fatto che sarebbe mancato poco all'operazione, ma non glie lo chiesi perchè sapevo che se c'era qualcosa che doveva dirmi me l'avrebbe detto.. o no?

Whisper ; Liam PayneWhere stories live. Discover now