Il lavoro era tornato a far parte della mia vita come anche la memoria. L'unica cosa ancora sconosciuta al mio cervello era cosa fosse successo il giorno dell'incidente. Nella mia mente continuava a ronzare qualcosa di importante ma non riuscivo a capire cosa.
Il primo giorno di lavoro venni accolta con baci e abbracci da tutti, il primario, le infermiere e gli altri colleghi erano stati così felici che io tornassi che mi avevano regalato un mazzo di fiori enorme e bellissimo.
La giornata era stata lunghissima, avevo studiato tutti i casi dei pazienti in reparto e mi ero aggiornata con i colleghi sulle diverse cure da affrontare e come farle. Ero felice di sapere che gran parte dei pazienti che avevo assistito sei mesi prima stavano nettamente bene e alcuni di loro erano addirittura guariti del tutto. Il giro visite era stato lunghissimo e gli abbracci con quei piccoli esserini mi avevano reso felice di essere tornata a lavoro.
Federico quella mattina mi aveva accompagnato a lavoro e si era assicurato che mi fossi portata il pranzo e qualche snack, mi aveva dato un lungo bacio e poi mi aveva detto 'ti amo' poco prima che partisse per andare alla Continassa per gli allenamenti.
Durante la pausa pranzo io e Sonya avevamo deciso di stare in caffetteria e chiacchierare delle ultime news.
"Ieri mi dicevi che ti ricordi qualcosa dell'incidente", Sonya disse. Il tè freddo era già finito da un pezzo ma doveva sapere quell'ultima cosa.
"Sì, non riguarda proprio l'incidente ma quello che è successo quel giorno. Ricordo solo che fosse importante e che dovevo assolutamente dirlo a Federico ma non so cosa fosse", dissi mentre mi mordicchiavo la pellicina vicino l'unghia.
Erano giorni che mi tormentavo su questo pensiero che mi ronzava in testa. Sapevo che fosse importante, probabilmente era una cosa che avevo appena scoperto e che poi avrei detto a Federico la sera stessa ma non riuscivo a capire di cosa si trattasse. Avevo provato a guardare in casa nella speranza di trovare qualche indizio ma niente sembrava aiutarmi. Ero riuscita a scappare dalle domanda di Federico giusto in tempo ma non riuscivo ancora a capire di cosa si trattasse, non amavo tenergli le cose nascoste ma non lo volevo allarmare più del dovuto e non volevo che pensasse a qualcosa di sbagliato. Poteva essere qualunque cosa, era questo che mi rendeva tanto nervosa.
"Sei sicura che non ci fosse qualcun altro?", la ragazza davanti a me mi guardò seria, "nell'ultimo periodo sembravate avere dei problemi. Da quello che mi raccontavi litigavate per qualcosa".
Mi accasciai sulla sedia cercando di capire. Mi stava tradendo? Io lo stavo tradendo? Mi sembrava impossibile, ci amavamo alla follia e da quando mi ero svegliata non mi aveva parlato di qualcosa del genere.
"Non lo so non credo ci fosse qualcun altro".
"Sono sicura che non sia una cosa del genere, vi amate troppo, magari era una semplice litigata. Magari la cosa che gli volevi dare l'hai lasciata nel tuo armadietto, mi dici sempre che Federico riesce a scovare tutto quindi probabilmente l'hai tenuta lì", Sonya mi suggerì prima di salutarmi perché il suo cercapersone aveva suonato.
Così, avendo ancora qualche minuto di pausa arrivai al mio armadietto e guardai per bene l'interno. Era rimasto uguale a sei mesi prima e ne ero sicura che Federico non aveva toccato nulla al suo interno. Avevo lasciato qualche cambio e dei disegni dei pazienti, il camice di cambio, un paio di sneakers. Poi in fondo, vicino al cambio pulito c'era qualcosa, che appena presi in mano fece tornare tutto alla mente.

Riccardo e Sonya avevano passato con me la pausa pranzo e anche se mi avevano lasciata sola per via di un'emergenza continuai a mangiare la mia insalata di pollo. Erano giorni che sentivo di avere più fame del solito ma anche meno forze, così decisi di trovare la causa. Le avevo escluse tutte ma una teoria ancora mi ronzava in testa. Finii il mio pranzo in fretta e mi diressi verso il reparto di ginecologia cercando la dottoressa che mi aveva seguita durante la gravidanza di Greta, non credevo di essere davvero incinta ma tanto valeva che iniziassi da qualche parte. Il ciclo mi arrivava regolare e con Federico tendevamo ad essere abbastanza protetti.
Bussai alla porta e aprii la porta solo dopo aver sentito 'avanti'.

"Ciao tesoro, posso fare qualcosa per te? Ho qualche minuto libero", le sorrisi prima di sedermi davanti a lei.

"Credo di essere incinta, sono parecchio stanca e ho costantemente fame. Il ciclo è stato regolare e i rapporti sono stati sicuri ma non ne siamo sicuri. Abbiamo festeggiato due settimane fa e non eravamo esattamente lucidi", ricordare quella notte per me era super complicato. Avevamo deciso di lasciare Greta con Paola ed eravamo usciti con amici a divertirci. Avere un figlio non ci implicava di non poter dedicare del tempo alla nostra relazione, tantomeno a lasciarci andare di tanto in tanto.
"Ok. Facciamo un test, se risulta positivo facciamo delle analisi per capire se non sia un falso positivo ma non credo. Tieni questo, vai in bagno e poi torna qua. Il ciclo lo hai avuto prima del rapporto?", mi passò il bicchiere in plastica e annuii.
"Sì, era finito da due giorni. Vado in bagno e poi torno", mi alzai uscendo dalla stanza.
Era un problema se fossi stata incinta? Insomma, Greta aveva appena due anni, stavamo uscendo ora dalla fase dei pannolini e in meno di nove mesi, se fosse stato positivo, avremmo cominciato di nuovo. Federico l'avrebbe voluto? Un sacco di domande mi stavano assalendo e non trovano nessuna risposta, nemmeno una minima spiegazione. Insomma, se fossi stata incinta la mia carriera si sarebbe nuovamente stoppata, facendo finire la mia specializzazione ancora più tardi di quanto avessi previsto. I miei pensieri e desideri erano talmente contrastanti che non riuscivo a ragionare normalmente. Pisciai dentro il bicchiere, lavandomi più volte prima di tornare dalla dottoressa, chiusi la porta dietro di me e appoggiai il bicchiere sulla scrivania aspettando che ci immergesse il test.
"Se lo sei ti faccio delle analisi ora e le invio al laboratorio chiedendo priorità, così abbiamo la risposta subito", mi tranquillizzò un attimo.
"Ok, va bene", risposi mentre fissavo quel bastoncino. Sapevo esattamente leggere quei test e appena vidi le due lineette comparire allo stesso momento il mio respiro si mozzò in gola.

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