Continuai a ballare in mezzo alla pista piena zeppa di persone, chi completamente fatto a chi rideva a chi si avvicinava nella speranza che qualche ragazza gli degnasse di uno sguardo. Federico era sparito andando a prendere da bere, erano passate alcune ora da quando avevamo messo piede qua dentro e sicuramente una bevuta ci voleva, nella speranza che mi trovasse subito. Avevamo deciso, quel venerdì notte, di andare a ballare nella discoteca in cui c'eravamo conosciuti e tutto ricordavo fuorché quella notte. Non avevo mai amato particolarmente le discoteche eppure, sin da piccola, la finivo per essere la più sfasciata. Tendevo a prendere alla lettera 'Bere per dimenticare' per poi dimenticare solo il mio nome. Finivo col dormire a casa delle amiche e a vomitare sul cesso finché la bile non finiva.
Avevo deciso di indossare un maglioncino nero con la gonna di velluto del medesimo colore e gli scarponcini che mi tenevano i piedi caldi. La decisione di accantonare i tacchi per un po' era stata più che quotata visto la mia instabilità nel riuscire a camminare dei tacchi alti. Amavo indossare delle scarpe che mi alzassero di qualche centimetro rendendomi più sicura e più slanciata, ma questo non poteva avvenire se praticamente non riuscivo a stare ancora in equilibrio per bene. Diverse persone avevano tentato di approcciarsi a me e tutto avevano tranne che me, il calciatore tendeva ad essere particolarmente geloso. Lo lasciavo fare e ogni qualvolta questo succedeva mi sentivo amata e protetta. Certo sapevo difendermi da sola ma ciò non toglieva che magari avrei reagito anche io. Le canzoni che passavano attraverso quelle casse erano a me sconosciute e non le amavo particolarmente, ma l'alcol stava facendo effetto e la voglia di divertirmi c'era e non vedevo nessun motivo per sedermi a respirare a pieni polmoni.
Qualcuno mi toccò la spalla e appena mi girai trovai federico a porgermi il drink tanto atteso. Sapevo quanto lui ci tenesse a rispettare la sua dieta e per questo il suo era pieno di una sprite con ghiaccio. Gli mimai un grazie e sorridendogli continuai a ballare, questa volta su di lui.
Bevvi il contenuto del bicchiere dimenticando il bruciore alla gola e concentrandomi più sul calciatore tatuato. Era bello da morire e questa serata sapevo che sarebbe finita in un solo modo. Non sapevo nulla di lui, o per lo meno non lo ricordavo e questo mi eccitava ancora di più. Aveva la possibilità di farmi innamorare di nuovo di lui e sembrava anche riuscirci.
"Sei bella da morire stasera".
Sonya si muoveva vicino a me. Ero circondata da ragazzi che, famelici, tentavano di rimorchiare ma fallivano miseramente. Riccardo era sparito da qualche parte con qualche ragazza e io non smettevo di ridere alle battute che la mia amica continuava a ripetere.
Sapevo di essere sensuale e che quando azionavo quelle gambe con movimenti sensuali il genere maschile perdeva la testa. E così era successo anche con lui. Era da parecchio che mi fissava, io non lo conoscevo, ma sapevo che avrebbe tentato la conversazione. Non so per quale ragione mi sentissi così sicura di me quella sera, forse era l'alcol o forse il semplice lasciarmi andare.
Risi insieme a Sonya e decisi di avvicinarmi al banco per chiedere un bicchiere l'acqua appena notai l'ora sul mio orologio. Le lancette segnavano le quattro del mattino e questo segnava la fine del divertimento. L'indomani avrei dovuto studiare e sicuramente la sbornia colossale che sarebbe arrivata non avrebbe aiutato.
"Pago io alla signorina" quella voce mi arrivò alle orecchie e alzai gli occhi d'istinto. Un altro morto di figa pensai.
"Grazie, ma so fare da sola" insistetti. Non avevo voglia di stare dietro a qualche stupido che di me ne avrebbe fatto una conquista da una notte, sapevo di essere ben altro, e non volevo cadere sicuramente così in basso. I tatuaggi sulle braccia, visibili grazie all'aver arrotolato le maniche mi si piazzarono davanti. Non avrei mai negato fosse un bel ragazzo e tutto sembrava tranne che un morto di figa. Puntai i miei occhi nei suoi e mossa non fu più giusta. Mi penetrò con solo il verde di quei occhi grandi e del tutto perfetti, mi fecero sentire piccola e indifesa.
"Quindi vuoi fare da sola?" chiese ancora cercando di capire le mie intenzioni. E allora non cedetti. Mi impossessai nuovamente delle mie capacità intellettuali ancora funzionanti e annuii con forza, non avevo sicuramente bisogno del suo aiuto. Tantomeno ora. Sapevo mi stesse ancora guardando, bevevo piano sperando che quell'acqua mi facesse tornare alla normalità. Avevo sempre avuto la capacità di non vomitare e con il solo bere acqua il mio organismo riusciva a tornare sobrio. Molte persone me lo invidiano.
"Aurora piacere" gli allungai la mano mentre sorridevo a trentadue denti. Non ero sicuramente una ragazza scortese e tutto non mi andava fuorché fare amicizia nella città dove ero appena arrivata. Conoscevo solo Sonya, collega d'università e Riccardo, amico della ragazza fiorentina.
"Federico piacere" scuotè la mano con forza e sorrise pure lui.
"Sei bella da morire stasera, Aurora".
Lo guardai sbalordita e lo abbracciai, con tutte le mie forze. Probabilmente qualche lacrima scendeva incontrollata e me ne accorsi solo quando Federico ci passò la mano sopra.
"Mi volevi pagare un bicchiere d'acqua. Ti credevo più intraprendente Federico".
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Want You Back
FanfictionLui voleva solo che tornasse. Che si ricordasse di quello che erano stati e che tutto tornasse alla normalità,Federico voleva solo questo, che la sua Aurora si ricordasse. Che le tornasse alla mente di quanto amore avesse messo affinché si arrivasse...