7.

346 15 1
                                    

Mi era sempre piaciuta Firenze, sin da quando da bambina ci venivo per far visita alla nonna. La adoravo punto e basta. Mi era piaciuta talmente tanto da decidere,una volta finito il liceo, di andare a frequentare l'università lì, proprio a Firenze. La casa ereditata dalla non a mi aveva dato la tranquillità di poter vivere senza dover pagare un affito e con  il fatto di avere dei risparmi mu permetteva di pagare le bollette con tranquillità. Avevo adottato anche diversi metodi, dal fare la lavatrice durante la notte per il risparmio energetico allo spegnere le luci quando non ce n'era bisogno.
La mia memoria si era fermata solo ai primi tempi dell'università e tutto ciò che ricordavo erano i momenti di panico durante lo studio dei primi esami: chimica, biologia, anatomia e tante altre materie che a quel tempo trovavo super impegnative.
Guardai la strada e un locale mi colpì particolarmente, era una discoteca poco fuori dal centro e del tutto intonata con l'ambiente circostante.
"Qua è dove ci siamo conosciuti" dissi sovrappensiero indicando la struttura. E non sapevo se quella affermazione, sino alla conferma, fosse vera o meno, mi era uscita dalla bocca senza neanche pensarci troppo, come la cosa più naturale del mondo. Guardai Federico e il suo volto si illuminò di una luce che non avevo ancora visto, lo vidi annuire piano e confermare quello che avevo detto. "Sì, quel locale è dove ci siamo conosciuti, era inverno era una giornata off per me e avevo deciso di andare con alcuni amici a svagarmi".
Non ricordavo nulla di quella sera ancora, e non vedevo l'ora di tornare a ricordare anche solo qualche istante.

La macchina di Federico si fermò sotto il palazzo dell'appartamento, lo ricordavo enorme e le tapparelle al quinto piano erano chiuse, come le ricordavo appena arrita qua. La gamba era guarita quasi del tutto, zoppicavo ma la mia testardaggine mi obbligava ad aiutare il calciatore nello scaricare la macchina e portare dentro le valige e la spesa appena fatta. Mi era stato raccomandato dal medico di sforzare la gamba, ma non sicuramente quanto lo stessi facendo, e sapevo che a fine serata mi sarei trovata con la gamba dolorante e il ghiaccio sopra di essa.
"Le chiavi sono dentro la tua borsa" mi ricordò e di istinto entrai la mano dentro la borsa enorme e le uscii poco dopo con le chiavi in mano. Le sventolano fiera, emozionata di entrare in quell'appartamento che, a quanto mi aveva detto Federico, non veniva aperto da quando io avevo finito gli studi, e si notava anche parecchio. La polvere primeggiava un po' ovunque e i mobili coperti dai teli trasparenti li proteggevano da essa. Era un appartamento piccolo, la cucina era unita al piccolo soggiorno e le due porte infondo alla parete indicavano il bagno e la camera da letto. La nonna ci era venuta a vivere subito dopo la morte del marito decretando che per lei quel posto andava benissimo. Certo era piccolo ma super accogliente, i toni rustici mischiati a quelli moderni davano alla casa quel senso di casa.
Appoggiai tutte le cose davanti alla porta e la prima cosa che feci fu aprire le persiane ed una finestra per far circolare l'aria senza rischiare di prenderci un malanno. Avevamo deciso di dividerci i compiti per fare più fretta, così tolsi i teli dai mobili e portai le valige in camera mentre Federico si dilettava a riaccendere il gas e la corrente.
La voglia di cucinare qualcosa per cena faceva metà della voglia di una persona e così decidemmo di uscire e mangiare fuori.
"Ora ti porto in un posto" mi disse mentre mi chiudeva la portinaia della macchina e si sedeva dalla parte del guidatore.
Non sapevo dove stessimo andando e tutto ciò che feci fu guardare la strada e capire dove stessimo andando.
"Se è un appuntamento non sono vestita nel modo giusto, Federico. Dai faccio schifo, non sono nemmeno truccata" sbraitai.
Lo sentii ridere, "Primo, tu sei sempre bellissima, secondo è un appuntamento".
Gli diedi uno schiaffo sul braccio e cercai all'interno della mia borsa qualche cosmetico che mi rendesse presentabile agli occhi della gente.
"Sì, dai tanto andiamo al McDrive non ti vedrà nessuno" scimmiottai facendolo morire dalle risate.
Mi guardai l'outfit e mi resi conto che l'accostamento dei panta lucidi e la felpa corta in fondo non erano tanto male.
"Nemmeno la caduta ti ha reso meno maniaca del controllo, ma continuo ad amarti lo stesso quindi non fa nulla".
A quel punto mi resi conto anche io che con lui non stavo affatto male.

Want You Back Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora