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Mi infali in fretta le scarpe, cercando di non inciampare con i miei stessi piedi, raccattando la borsa e il cappotto dal divano.
Federico mi aveva invitato a partecipare, con lui, alla cena della società in un locale a Firenze. Completamente riservato alle dipendenze della società calcistica.
Avrei incontrato tutti i suoi compagni di squadra e anche le altre ragazze e questo mi metteva parecchia ansia addosso. Ero timida, riservata, difficilmente, alla prima sera, riuscivo ad aprirmi a qualcuno per questo avevo seri dubbi di come sarebbe finita la serata. Io e il calciatore stavamo insieme da poco più di un mese e, ancora, non ero del tutto abituata alla vita che gli riservava fare quel lavoro. Io ero solo all'inizio del mio quarto anno di università e ancora vivevo tra libri, ansie, esami, scadenze; cose che lui aveva finito in fretta, dedicandosi completamente al pallone.
Il vestito color lavanda non l'avevo scelto sicuramente a caso, giusto per rimanere in tema, mi arrivava sopra il ginocchio lasciando le mie gambe corte e ben proporzionate in vista. Non mi vantavo di avere un corpo perfetto, erano più le volte che mi ritrovavo a disprezzarlo che ad amare ciò che Dio mi aveva donato.
Presi l'ascensore utilizzando quel tempo per mettere, ancora una volta, i capelli al loro posto ed infilando il cappotto che copriva quello che non faceva il vestito. Tanto saremo stati dentro per parecchio e i riscaldamenti sarebbero stati accesi, quindi non c'era nessun rischio che io mi prendessi un malanno.
Appena uscii dall'ascensore vidi la macchina di Federico appena fuori il cancello ad aspettarmi, cinque minuti prima mi aveva avvisato che mi stava aspettando di sotto e io avevo fatto il più veloce possibile per non farlo aspettare ulteriormente.
Mi strinsi il cappotto e corsi dentro la macchina alla ricerca di una fonte di calore che tornasse a scaldarmi rapidamente.
Anche lui era super elegante, con il suo completo dato dalla società sembrava quasi un uomo d'affari, facendomi ridere al pensiero.
"Ciao piccola, come siamo belli". Mi lasciò un bacio sulle labbra facendo in modo di non rovinare il trucco per la quale mi ero impegnata tutta la sera. Aveva capito sin da subito che, se mi fossi truccata, la mia opera d'arte, il più delle volte mal riuscita, era da lasciare intatta per lo meno fino al momento della cena, quando poi si sarebbe tolto da solo. Lo ringraziai constatando che anche lui era particolarmente affascinante nel suo completo con lo stemma fiorentino sul lato sinistro.
"Grazie, siamo pronti, possiamo andare?" mi domandò per esserne sicuri. Voleva lasciarmi tutto il tempo e lo avevo ringraziato parecchie volte per questo. Se volevo stare con lui mi ci dovevo abituare a quegli avvenimenti, sperando che il mio futuro lavoro da chirurgo pediatrico me ne avrebbe dato la possibilità.
"Si puoi andare, anche se sono un po' in ansia" gli dissi e capendo subito il mio stato d'animo mi baciò la mano fermandosi al semaforo rosso. Eravamo quasi arrivati, mancavano si e no quattrocento metri.
"Vedrai che ti adoreranno, e poi sei sempre magnifica quindi non preoccuparti" mi tranquillizzò ancora una volta.
Appena scesi qualche fotografo mi abbagliò gli occhi facendoli strizzare, annebiandomi un po' la vista. D'istinto strinsi la mano del calciatore che mi tirava leggermente per farmi entrare più in fretta dentro il locale, completamente allestito per l'occasione. Il viola primeggiava un po' su tutto e io sembravo far parte della tappezzeria, rendendomi un po' insicura sulla mia decisione dell'outfit, che ormai, non potevo cambiare.
"Sei bellissima" mi ricordò Federico, alzandomi un po' l'autostima.
Da molte ero reputata una bella ragazza, la tipica mediterranea con capelli e occhi scuri e la pelle ambrata tutto l'anno. Ma in realtà, sin da piccola, mi ero sempre sentita fuori luogo, qualsiasi fosse la situazione. Certo, non ero mai stata una ragazzina sovrappeso che veniva bullizzata per il suo peso. Sin da piccola mia madre, ossessionata dall'ordine, tendeva a sottopormi ad una dieta abbastanza equilibrata, quasi sempre senza sgarri. Avevo tenuto solo quello di lei, il resto avevo deciso di dimenticarlo, forse per il mio bene.
"Vieni ti faccio conoscere gli altri" mi disse trascinandomi qua e la per farmi conoscere tutti.
Avevo conosciuto quelli che reputava i più vicini, come Chiesa e altri compagni che avevo visto già precedentemente conosciuto quando lo aspettavo al bar.
Dopo aver fatto le presentazioni rimasi sorpresa nel constatare che tutti erano molto simpatici e genuini, e questo mi rendeva del tutto a mio agio. Mi avevano accolto tutti benissimo, nessuno aveva tentato di importunarmi come invece avevo paura sarebbe successo. Appena le presentazioni arrivano per i piani alti mi resi conto di quanto Federico era ben visto da parecchie persone e questo mi rendeva entusiasta. Ero orgogliosa di lui, benché lo conoscessi da poco, ero orgogliosa di quello che era e che stava diventando. Mi aveva raccontato quando, che, quando era più piccolo gli avevano diagnosticato un problema al cuore tenendolo fermo sei mesi, nei quali non aveva fatto altro che sperare di tornare sul campo verde. Potevo capire il suo stato d'animo era successa la stessa cosa a me, solo che io avevo smesso di mettere piede all'interno della palestra, dove praticavo per quasi sei ore, ogni giorno, la ginnastica artistica. La lussazione alla spalla, dovuta ad una caduta dalla trave, aveva reso impossibile il mio reinserimento agonistico all'interno di quello sport, che era tutta la mia vita.
La conoscenza di alcune ragazze super simpatiche aveva alleggerito la mia permanenza all'interno di quel ristorante.
Emily, Ginevra e Martina mi avevano accolto più che bene all'interno del loro gruppo di pettegolezzo. Erano genuine, simpatiche e sempre sul pezzo, aggiornandomi sugli scoop più spinosi della società.
"Luca mi ha detto che studi medicina" mi domandò Emily indirettamente, iniziando una nuova conversazione della quale sarei stata la protagonista.
Annuii entusiasta, amavo parlare di quello che avrei sempre voluto fare nella mia vita, "sì, sono al quarto anno, ma a quanto pare riesco a saltare un anno e fare il quinto con il sesto. O per lo meno finire per l'inizio dell'anno del 2018. Dovendo dare anche il test per la specializzazione finirò a luglio dello stesso anno" spiegai in breve quello che volevo fare.
Si complimentarono con me per poi passare ad altri mille argomenti che sembravano essere interessanti.
Come, ad esempio, criticare gli outfit di tutta la sala o commentare la parlantina fuori controllo di qualche dirigente già mezzo sbronzo.
Federico, seduto accanto a me, conversava allegramente con i suoi compagni bevendo vino e finendo di mangiare il pesce che avevano messo sui nostri piatti. Era tutto buonissimo ed ero estremamente convinta che tutto fosse stato adattato alle diverse diete alla quale venivano sottoposti un po' tutti. Ogni tanto mi stringeva la mano, cercando di capire come stessi, e capendo che mi ero ambientata più che bene, a quell'ambiente che sembrava essere, ancora, tanto maschilista continuò a parlare con Borja, super contento per Federico che sembrava aver trovato la donna della sua vita. Non avevo mai fatto parte di quei ambienti, che sembravano essere riservati al solo sesso maschile, forse perché essendo figlia unica ero sempre stata propensa a stare dietro a mia madre che mio padre o forse perché mio padre aveva sempre odiato quel tipo di ambiente, classificandoli troppo mondani. Lui preferiva il golf e altri sport che, principalmente, venivano praticati dai ricchi snob, nella quale inserivo mio padre.
"Perché non balliamo?" mi chiese alzandosi incitandomi ad alzarmi a mia volta. Mi tolsi il tovagliolo da sopra le gambe, lasciando al calciatore la possibilità di tirarmi in quello spazio lasciato libero per far scatenare un po' tutti. Sicuramente, ero molto più sciolta di quando ero entrata in quel ristorante, e i diversi bicchieri di vino mi avevano un po' dato alla testa, rendendomi un po' più leggera. Non avevo mai imparato a darmi una regolata, ma quella sera, cercai in tutti i modi di sapermi regolare, giusto per non apparire una pazza scatenata.
Ballammo sino a quando una persona, che aveva deciso di rubare il microfono annunciò la fine della festa. Qualcuno, già triste della chiusura dei battenti, si lamentò fischiando, per poi venire trascinato fuori dalla ragazza, o moglie, già esasperata, che se lo sarebbe dovuto tenere così per tutta la nottata.
Non ricordavo l'ora, forse le tre o le quattro, ma riuscimmo a prendere le nostre cose dal tavolo ed andare via.
Non conoscendoci ancora da tanto, avevo messo in chiaro le cose dicendo che avrei voluto aspettare e lui, rispettoso di quella scelta, mi accompagnò sotto casa.
"Vedi? Sei piaciuta a tutti, non c'era nulla di cui preoccuparsi" mi disse facendomi un sorriso smagliante.
"Hai vinto tu, Chicco, ma ti ricordo, che tu, non mi hai posto nessuna domanda e io non ti detto di sì" non aspettai una sua risposta, gli lascai un bacio a fior di labbra sgattaiolando immediatamente subito dopo dentro il mio palazzo lasciando un po' interdetto il mio accompagnatore
Ero sicura che l'indomani avrebbero parlato della nuova fiamma del Carrarese.

XoXo
Ciao a tutti, come state? Spero bene.
Innanzitutto auguri al nostro bel Federico che oggi compie 26 anni, spero li passi in serenità visto quello che gli sta accadendo in questo periodo.
Poi volevo dirvi che vorrei sapere cosa ne pensate di questa storia, se c'è qualcosa da migliorare o altro. I commenti sono ben accetti. ♡♡

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