Erano passate tre settimane da quando avevo scoperto che la sera dell'incidente ero incinta. Continuavo a guardare quel test ormai sbiadito e cercavo un modo nella mia testa sul come dirlo a Federico. Ormai ricordavo tutto e, anche se la sera dell'incidente era ancora un'incognita, mi sentivo felice di essere tornata alla normalità.
"Devi dirglielo", Riccardo arrivò alle mie spalle facendomi saltare in aria dallo spavento. Era bravissimo a non farsi sentire mentre si avvicinava alle persone.
"Dio mio! Lo so, penso di farlo stasera quando torna dal ritiro. Mi vuole portare in un ristorante, ma credo che sarà troppo stanco anche solo per pensare di muoversi dal divano".
Federico era in ritiro da una settimana con la nazionale, si avvicinavano gli europei e lui era stato convocato insieme ad altri compagni della Juventus.
Il mio lavoro iniziava ad essere sempre più impegnativo e iniziavo a sentirmi di nuovo stanca, la nostra routine a casa non si era ancora stabilizzata e riuscire a far quadrare tutto era ancora difficile. Il fatto che Greta a settembre sarebbe entrata a scuola mi faceva stare più tranquilla, significava che a casa tornava più stanca e sicuramente potevamo gestirla molto meglio.
Era inevitabile che crescesse, certo avevo perso parte di quella crescita ma tutti stavamo iniziando ad abituarci nuovamente alla nostra quotidianità.
"Ora pensa alle visite che hai da fare, deve arrivare anche un nuovo bambino", Riccardo continuò e io non feci che annuire.
"Sì, ho visto la sua cartella. Speriamo che il trattamento lo faccia riprendere subito. Senti, io e Fede stavamo pensando di andare in vacanza in Sardegna. Ci vuoi venire con noi? Viene anche Sonia", cercai di convincerlo dicendogli di Sonia. Avevo scoperto solo qualche giorno prima che entrambi avevano sentimenti l'uno per l'altro e non vedevo l'ora di fare da cupido così da vedere i miei due migliori amici insieme.
"Cosa stai cercando di fare?", assottigliò gli occhi, "lo sai perfettamente come la penso. Rovinerò la nostra amicizia per una cotta inutile. Comunque ci penso e ti dico, va bene?", mi lasciò un bacio sulla guancia e andò via pronto ad iniziare il lavoro.
"Vi fidanzerete e mi ringrazierete. Pensaci e poi dimmi", urlai per il corridoio mentre vedevo alzare il suo dito medio. Sorrisi ritornando a dare attenzione alla macchinetta del caffè che stava gorgogliando mentre mi dava quell'oro degli dei che non bevevo da troppo tempo.
L'orologio segnava le dieci meno un quarto, la mia pausa era finita da qualche minuto e il cerca persone stava già iniziando a squillare. Buttai il bicchiere finito del caffè e volai verso le emergenze dove già sentivo un pianto acuto.
Una volta entrata nella stanza la mia testa si svuotò dando la mia totale priorità nel curare quella creatura.
Avevo passato il mio intero turno di lavoro a correre tra una stanza e l'altra, era stato talmente caotico che quell'unico caffè che avevo ingerito mi aveva fatto venire un mal di stomaco terribile. La babysitter, durante la giornata mi aveva mandato qualche messaggio per aggiornarmi e non avrei mai smesso di ringraziarla. Durante la mia mancanza Federico aveva iniziato a mandarla al nido, se non fosse per il fatto che erano più le volte che si ammalava che quelle in cui stava bene così avevamo deciso di tenerla a casa ancora un po'. Grazie al fatto che gran parte dei compagni di Fede avessero figli della sua età o comunque quasi ne aveva diversi con cui iniziare a fare amicizia.
Il pranzo l'avevo bellamente saltato e sapevo che una volta arrivata a casa Federico mi avrebbe sgridata non prima di avermi ordinato qualcosa da qualche fast food. Sapeva quanto io in realtà ci tenessi alla mia linea, benché non facessi alcun allenamento specifico quando tornavo a casa mi intrufolavo nella stanza della palestra facendo un po' di cardio. Amavo il buon cibo e anche il più delle volte era lo stesso carrarese a farmi sgarrare il mio solito pasto con la scusa che lui non poteva assolutamente mangiarlo.
"Quasi finito?", ero appena entrata nello studio quando la voce di Sonia mi aveva risvegliato dai miei pensieri. Il test l'avevo appoggiato sulla scrivania e ogni volta che ci buttavo lo sguardo mi domandavo come avessi potuto dire al mio compagno che quella sera avevamo perso un bambino.
"Sì, è già arrivato il collega in turno gli sto lasciando solo qualche nota sui diversi casi. Devo darti un passaggio vero?", ormai conoscevo i miei polli.
La vidi sorridere mentre mi faceva gli occhioni dolci, "cazzo sei peggio di mia figlia e Federico". Si perché come si suol dire: 'tale padre tale figlia'.
"Andiamo a cambiarci. Mi aspetta una serata di pianti e bagni e poi ancora pianti e forse del sesso riparatore", la buttai sul ridere prendendo il test e il cellulare.
"Sai vero che non ti darà la colpa? Perché non lo è, non hai deciso di buttarti te sotto una macchina".
"Lo so è solo che lo volevamo davvero un altro figlio, credo che con tutte le aderenze che ho ora non potrò più averne", le lacrime ormai scendevano sulle mie guance. Era la prima volta che lo dicevo a voce alta.
Sonya mi abbracciò, "vedrai che andrà bene e sono sicura che resterai nuovamente incinta".
La abbracciai forte, "grazie per essermi stata accanto sin da subito. Probabilmente se non ti avessi conosciuto durante quel semestre sarei morta di noia".
Ci eravamo conosciute mentre in un periodo in cui i miei genitori stavano cercando di riallacciare i rapporti per una strana questione di eredità che mi aveva reso, per il restante semestre all'università, un inferno difficile da affrontare.
"Lo so cara", si vantò "ora mi accompagni a casa e appena arriva Federico gli racconti tutto. Per qualunque cosa mi chiami e se non lo fai so che state bellamente scopando e non hai voglia di sentirmi".
Le feci una linguaccia, "so già che l'unica cosa che succederà sarà piangere".

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 05 ⏰

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