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Bussai alla porta della camera dove aveva deciso di dormire. L'avevo capita appena mi aveva chiesto una camera solo per lei, certo faceva male, senza ombra di dubbio, ma a volte bisognava scendere a compromessi e questo era bello grande.
Stava ammirando il panorama e io non potevo che ammirare lei, i lunghi capelli neri le ricadevano sulla schiena, la pelle era tornata del suo colore e i lividi dovuti a tutte le flebo, cateteri erano spariti. Erano passati alcuni giorni da quando era tornata a casa, il mese passato in ospedale non aveva fatto altro che farle venire dubbi alla quale potevo rispondere in parte. La gamba ancora ingessata la costringeva ad usare le stampelle e a chiedere aiuto al momento di farsi la doccia e altri episodi, le visite quasi giornaliere da parte di Sonya e Riccardo aumentavano in lei la voglia di ricordare. Mi aveva chiesto di cercare quanti più possibili ricordi, foto, cimeli per aiutarla a ricordare e l'unica cosa che avevo ottenuto in cambio era stata una faccia schifata alla visione della foto della nascita di Greta. Non era ancora riuscita a concepire il fatto di aver avuto una bambina e quando stavamo insieme tutti e tre la tensione era alle stelle. Non le davo la colpa, sapevo non lo pensasse sul serio, ma faceva male. Per colpa di uno stronzo aveva rimosso qualsiasi cosa compremdesse Greta e faceva male.
Sentii l'acconsentire per aprire del tutto la porta e parlai velocemente. Ero in ritardo, probabilmente il mister aveva già iniziato l'allenamento ma non mi importava, avevo altri problemi per la mente e sapevo che mi avrebbe capito.
"Porto Greta all'asilo, vuoi venire?" Non ero convinto in una sua risposta affermativa ma ci sperai comunque. Lei non era in grado di prendersi cura di una bambina di due anni e io ero tornato agli allenamenti e benché mi avessero proposto di portarla con me avevo deciso di mandarla all'asilo. Aveva il bisogno di stare con bambini non in un campo e vedere ventitré ragazzi allenarsi.
"Sì, andiamo. Poi hai allenamento?" Annuii e la aiutai a scendere i gradini del giardino.
Greta si era fermata appena davanti alla macchina aspettando che la facessi entrare e notavo quanta pazienza avesse quella bambina dentro di lei. In questi mesi ne aveva passate di ogni, i pianti erano diminuiti e aveva capito che la madre aveva bisogno di tempo per ricordare lei. Il fatto che non parlasse ancora bene, a volte, la rendeva irrequieta ma passava quasi subito e subentrava l'attesa che io capissi i suoi bisogni e che la accontentassi, a seconda di quello che mi chiedeva.
Dopo aver aiutato Aurora chiusi la portina e la presi in braccio, aveva ripreso a mangiare senza fare storie, all'asilo non dava problemi e quasi tutto sembrava tornata al suo posto. Le baciai la testa dopo averle allacciato la cintura e mi misi al posto di guida.
"Stasera verranno i miei, terranno Greta, non la vedono da un po'. Se vuoi possiamo andare a mangiare fuori, solo io e te." Ci provavo con tutte le mie forze a farle tornare la memoria, ma a volte era come se lei avesse costruito una barriera che mi impesse di fare progressi. Armeggiava al cellulare e non rispondeva, non volevo farle pressioni ma sembrava che se ne fregasse.
"Si certo. So che, in questo momento, posso sembrare una stronza patentata che se ne frega di tornare alla normalità ma non è così. È solo che tutto per me è come se fosse nuovo, è come se tutto ciò che so sia una menzogna. Ogni cosa che ricordo si ferma a cinque anni fa, e in questi cinque è successo di tutto a partire dal fatto che ho finito l'università. Ho una figlia che è la cosa più bella che ci sia e non lo ricordo, e fa male, tanto. Ho te che sei una persona fantastica e meravigliosa, mi sostieni ogni giorno e fai in modo che io possa ricordare qualcosa anche se poi va tutto a quel paese. Ho degli amici fantastici che tra poco si trasferiscono a casa nostra talmente ci sono dentro, mi aiutano a ricordare e l'unica cosa che vi do in cambio è una faccia sorpresa o schifata. Ma, imperterriti, rimanete qua, sempre presenti e sempre pronti ad aiutarmi in ogni momento, e non basterebbe un grazie per tutto quello che fate. A te non basterebbe un grazie, so come mi guardi, mi brami, mi desideri, e il fatto che la mia mente sia fottuta manda in bestia me perché non ricordo nulla di noi due. Il nostro primo incontro, il nostro primo bacio o la nostra prima vacanza insieme. Qualunque cosa si ferma al mio terzo anno di università quando conoscevo a mala pena Sonya, Dio, non sai cosa darei per tornare quella di prima. Poter ricordare ogni cosa e non vedere le vostre facce ferite." Scosse la testa mentre qualche lacrima scendeva sino al suo collo. Le tocca la coscia, mi venne istintivo, gliela accarezzai infondendole sicurezza. Dovetti fare appello a tutte le forze che avevo in corpo per non fermare la macchina per strada e abbracciarla forte a me. Era indifesa e avrei fatto di tutto per proteggerla.

Le indicai la strada per arrivare agli spalti e io continuai verso il campo. Ero pressoché in orario pur avendo lasciato Greta all'asilo. Le urla dei ragazzi mi fecero sorridere e salutai il mister dicendogli della spettatrice speciale, la salutò con la mano e poi si dedicò completamente a noi, facendoci riscaldare per poi continuare l'allenamento per le tre ore successive.

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