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Sottolineai ancora una volta il libro e cercai di riportare le parole esatte sul testo di word del mio computer. Ero visibilmente scossa da quello che era successo il giorno prima, ma avevo fatto finta di nulla, cercando di non far preoccupare nessuno. Gaia aveva tentato di chiamarmi ma io prontamente facevo cadere la linea dicendole poco dopo che stavo studiando e di conseguenza di non disturbare tanto. Mi mancava un solo esame e poi avrei esposto la tesi e mi sarei laureata per la fine di febbraio. Perché in effetti ci ero riuscita, avevo dato tutti gli esami e ora l'ultimo passo, quello decisivo, era anche il più tosto. Lasciai cadere la matita dalle mani appena sentii il campanello suonare, mai come in quel momento avevo l'ansia di sapere chi ci fosse alla porta.
Guardai dallo spioncino e ne rimasi sorpresa, era Federico. Ancora vestito della tutta della Juventus era davanti alla mia porta e aspettava che io l'aprissi. Non avevo alcuna voglia di vedere della gente e tantomeno lui ma le mie mani si erano mosse già in automatico e la porta si aprì. In quel momento non conoscevo le mie condizioni estetiche, avevo evitato di soffermarmi davanti allo specchio per non avere un altro crollo emotivo che mi avrebbe portato all'esasperazione.
"Ciao".
Mi guardò attentamente, cercando di capire ogni mio movimento ed ogni mia espressione che lo intimava di andarsene da lì. Non volevo vederlo né sentirlo, non avrei accettato nessuna spiegazione perché, per me, non ce n'era alcuna che potesse rendere giustizia a quello che avevo visto.
Chiusi la porta di scatto cercando di chiuderla ma, lui, prontamente infilò il piede e la bloccò.
"Ti sei divertito?" gli sputai in faccia. La rabbia mi stava portando a dire e fare cose che mai mi sarei aspettata e lui non si opponeva di certo ai miei gesti per mandarlo via.
"Non ti ho tradito" mi disse mentre bloccava le mie braccia con le sue mani, tenendomi stretta a lui. La sua vicinanza mi stava leggermente offuscando la mia fermezza nel non credergli e per questo mi davo della stupida da sola. Come avevo fatto a far entrare un uomo nella mia vita e a fare in modo che manipolasse, anche inconsapevolmente, il mio umore e il mio atteggiamento in base alla sua persona? Semplicemente mi ero innamorata, e lo avevo fatto con tutta me stessa a tal punto da regalargli il mio cuore.
Lo spintonai, cercando di allontanarlo da me per fare in modo di capire cosa stava succedendo.
"Smettila. Hey calmati" mi bloccò definitivamente portandomi dentro e chiudendo il portone di casa.
"Tu, brutto stronzo, mi hai già dimenticato? È bello divertirsi alle spalle della tua ragazza che, inconsapevole di tutto, si fida di te" gli urlai in faccia. Avevo così tanta rabbia dentro che, ne ero sicura, sarei esplosa da un momento all'altro, finendo per rovinare la nostra relazione, "non dirmi stronzate Federico, finiamola qua. Non sono abbastanza per te, lo capisco, ma almeno potevi risparmiarti il teatrino che sei riuscito a creare" gli dissi ancora.
Lui era lì, fermo ed immobile, davanti a me mentre lo obbligavo a dirmi come realmente erano andate le cose. Rimase fermo anche quando ad un certo punto gli urlai che lo odiavo e che, se mi vedeva in quelle condizioni, era per colpa sua e della sua arroganza e del suo narcisismo, che in realtà non aveva mai fatto parte del suo carattere.
"Ho comprato una casa nuova e lei era la proprietaria. Non ti ho tradito Auri, non ne sarei capace lo sai" mi disse mentre tentava di avvicinarsi a me. Lo ascoltai allontanandomi a mia volta appena lo vidi scattare verso di me, per me non era vero, ancora non riuscivo a credergli.
Negai con la testa, imponendomi di non dargli ascolto, "cazzo almeno dimmi la verità" gli dissi guardandolo negli occhi, cercandoci una parvenza di credibilità. Erano lucidi, spaventati, irrequieti, quasi sbalorditi da tutto quello che stava succedendo. La sua fronte era corrugata in segno di disappunto e lo vidi inghiottire l'aria, che stava iniziando a farsi pesante.
"Non ti farei mai una cosa simile, non ne ho il coraggio cazzo. Ti prego ascoltami" mi implorò, "ti amo da morire, sai tutto di me, non potrei mai tradirti". Lo lasciai sedere vicino a me mentre impercettibilmente iniziai a piangere, dando sfogo a quelle emozioni che ancora non erano uscite fuori.
Non parlai, cercai di elaborare quello che mi aveva detto e cercai di mettere i pezzi insieme. Probabilmente erano più le volte in cui litigavamo per colpa mia che sua, la mia prepotenza, insicurezza e, a volte, convinzione nel credere una cosa per un'altra avevano sempre portato me e Federico a discutere.
"Perché non me lo hai detto?" avevo voglia di capire perché mi avesse tenuto nascosto il fatto che si fosse comprato una nuova casa. Certo mi aveva esternato il bisogno di volere una casa fuori il centro ma pensavo me ne parlasse al posto di agire, senza dirmi il nulla più totale.
"Perché volevo che fosse una sorpresa. Volevo che quando saresti salita su a Torino mi avresti aiutato a scegliere alcune cose." mi disse mentre mi abbracciava, "non pensavo ci fossero paparazzi pronti ad immortalare quel momento. E poi è anche più grande di me. Ti pare che mi metto con una più grande?" mi domandò ancora.
Alzai le spalle non trovando nulla su cui controbattere e mi allontanai un attimo per guardarlo in faccia.
Ci eravamo visti una settimana prima, il tre gennaio, quando lui era tornato ad allenarsi in vista della partita contro il Cagliari era nuovamente partito verso Torino lasciandomi sola in una grande città come Firenze. Ormai era da qualche mese che ci vedevamo solo per pochi giorni se non poche ore, trovando momenti di relax in tempi davvero lontani.
Quando gli era stato chiesto se voleva partire alla volta di Torino per la Juventus, lui, aveva consentito, dicendo che gli sarebbe stato d"aiuto nella sua crescita calcistica. I tifosi del Viola non aveva preso bene la notizia arrivando ad insultarlo e a sputtargli in faccia quello che qualche tempo aveva detto prima, come se fossero la fidanzata gelosa pronta ad attaccare. È vero, la Fiorentina lo aveva fatto crescere, aveva fatto in modo che si creasse il suo nome, era stata come una mamma che alleva il suo piccolo, ma lui, aveva visto l'opportunità di abbandonare il nido e l'aveva colta all'istante. Aveva ribadito sin dal principio di non aver mai rinnegato ciò che la Fiorentina aveva fatto per lui ma sentiva il bisogno di crescere professionalmente e, stando a Firenze, non ci sarebbe riuscito. Il supporto della famiglia lo aveva avuto sin da subito, anche da Gabriele, fan del Viola da sempre, lo aveva spronato, augurandogli il meglio.
La sua lontananza da me non aveva interferito in alcun modo alla nostra relazione se non sino a quel momento,  dove io, ancora una volta, stavo dalla parte del torto.
Avrei dovuto imparare a fidarmi più delle persone, ma era estremamente difficile. Cresciuta tra falsità e finte felicità, per me, era difficile aprirsi tanto ad una persona e, benché, io e Federico, stessimo insieme già da quasi quattro anni, qualcosa mi aveva sempre bloccato dal fidarmi ciecamente delle persone e questo aveva sempre portato a questo tipo di discussioni.
Appena mi calmai un attimo lo guardai, venendo invasa da un'ondata di calore che ero sicura di non essere in grado di possedere. Mi aveva detto la verità, lo capivo, dal suo faccino che sembrava essere bastonato.
"Scusa" dicemmo insieme. Uno che si scusava con l'altro, sembravamo una comica. Forse la mia scusa era più grande della sua ma lui continuava a chiedermi scusa anche quando non c'era bisogno.
"No, è colpa mia, non ti ho ascoltato. Ho pensato subito che mi avessi tradito. Mi dispiace tantissimo" sembrava quasi che lo facessi di proposito,  ma in realtà non era così, ero realmente dispiaciuta.
Lo abbracciai finendo per mettermi sopra il suo corpo tonico e alto quasi venticinque centimetri in più di me. Mi era mancato, benché fossero passati pochi giorni. Mi mancava ogni giorno e non vedevo l'ora, nuovamente, di trovarlo in mezzo ai piedi ogni giorno della mia vita.
"Mi sei mancato" gli baciai tutto il viso facendolo ridere. Ora tutto era sparito, lasciando spazio alla dolcezza.
"Anche tu piccola, tanto".
Mi lasciai sollevare, mentre lui, ormai a conoscenza del mio appartamento, mi appoggiava sul tavolo facendo cadere i libri che erano rimasti per tutto il giorno. Stando attento al PC mi baciò con trasporto mentre con le mani vagava per il mio corpo snello e minuto.
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Ancorata a lui, lo aiutai a togliermi i vestiti di dosso e anche lui faceva lo stesso con i suoi. La voracità con la quale ci toccavamo era bellissima e portava entrambi ad uno stato di eccitazione quasi oltre il limite. Mi finii di spogliare facendolo fare anche a lui e appena eravamo pronti tornò avvinghiato al mio corpo.
Mi prese lì, sul tavolo della cucina, lasciando che la nostra voglia primordiale continuasse a lavorare.
"Ti p...prego" lo implorai mentre con stoccate decise mi mandava in estasi, sapeva cosa volevo e mi accontentò quasi subito. Andò più volece, facendomi gemere ancora più forte e facendomi tremare un po' dal desiderio, quasi compulsivo. Le sue mani continuavano a vagare facendomi quasi girare gli occhi. Amavo il suo tocco, sempre, ma in quel momento sembrava essere ancora più monopolizzante.
Continuammo per ore, arrivando quasi al limite per poi fermarci un attimo e ripartire giusto per stuzzicarci a vicenda.
Mi aggrappai a lui appena intuii la sua volontà di spostarsi sul divano e lasciare che fossi io a comandare quel gioco fatto di possessione e amore allo stato puro. Lo baciai con avidità mentre non mi fermavo, non lasciandolo quasi respirare. Capii che stava arrivando al limite, ancora una volta, quando portò la testa all'indietro dandomi una visione del suo pomo d'amamo che non faceva altro che salire e scendere.
"Aspettami" lo implorai ancora una volta mentre anche io arrivavo al limite.
Alzò la testa guardandomi intensamente negli occhi e fu in quel momento che esplodemmo entrambi, uno dentro l'altro.
"Ti amo".
"Ti amo anche io baby".
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Ancora accasciati sul divano decidemmo di prenderci qualche momento di silenzio lasciando che ci avvolgesse per bene. L'aria stava iniziando a raffreddarsi portando a mia pelle ad alzare i peli dando l'aspetto dell'oca. Il calciatore se ne accorse decidendo che era il momento di farci una doccia, togliendoci di dosso, un po' a malincuore, tutta quella passione di dosso, che sino a qualche attimo prima aveva caratterizzato i nostri stati d'animo. Non mi lasciò camminare, appoggiandomi a terra una volta entrati in doccia. Si prese cura di me e lo lasciai fare mentre io mi rilassavo sotto il suo tocco leggero.
"Ti prego rimani" lo implorai ancora una volta. Lo vidi annuire per poi baciarmi con quella passione che ancora ci caratterizzava.
"Non sarei andato da nessuna parte" me lo disse con tale trasporto che sembrava avermi portato in un altro pianeta.
Preparai la cena, basandomi sulla dieta ferrea alla quale era sottoposto, facendogli preparare il tavolo e raccogliermi i libri che aveva buttato prima.
Una volta seduti ci aggiornammo di tutte le cose che stavano succedendo lasciando che fosse lui a condurre la conversazione, io ero ancora troppo in estasi, ancora troppo presa da quello che avevamo finito poco prima.
"Ho chiesto il permesso per il giorno della laurea e ci sono" mi sorrise capendo quanto fosse importante per me che lui fosse presente.
Avevo già spedito gli inviti facendo in modo che potessi organizzarmi per il pranzo e le bomboniere. Ad aiutarmi erano state Gaia e Paola, a volte anche Sonya ma occupata com'era non la disturbavo più di tanto.
"Bene, perché se no avrei picchiato qualcuno" lo feci ridere.
Era questo che amavo di noi, la spontaneità.
Appena finimmo entrambi di mangiare mollai i piatti dentro il lavandino e andai insieme a lui a coricarmi, su quel letto che avrebbe visto ancora una volta il mostro amore scoppiare come se fosse un geyser. Mi lasciai avvolgere dalla sua passione, mi feci travolgere da lui perché semplicemente glielo facevo fare. Perché l'amavo, sopra ogni cosa.

Lasciai che la sveglia suonasse ancora una volta, in ogni caso non sarei uscita di casa, dovevo studiare ed ero in piena sessione invernale. Tastai il letto rendendomi conto che di Federico non c'era nemmeno l'ombra, se non il profumo sulle lenzuola. Avevo passato, forse, la notte più bella della mia vita sino ad ora e sapevo che di sicuro non sarebbero finite finché stavo con il calciatore. Mi tirai a sedere e appoggiai la schiena al cuscino cercando di svegliarmi entro la mezz'ora. Durante quel periodo mi veniva difficile svegliarmi. Dormivo cinque ore a notte e l'ansia, l'insonnia e un mix letale di emozioni mi rendeva quasi impossibile resistere tutto il giorno. Gaia, che si era preoccupata al fatto che non stessi uscendo, e che, il più delle volte non rispondevo ai suoi messaggi o chiamate mi aveva rimproverato, dicendomi di stare più tranquilla e che avrei potuto chiedere a lei di aiutarmi. L'avevo ringraziata ma, testarda com'ero, non avevo alcuna intenzione di chiedere aiuto. Mi sarei sentita una buona a nulla.
Appena i miei occhi misero a fuoco la camera e la restante parte del letto completamente sfatto rimasero sorpresi.
《Sei mia, mia. E davanti ogni dubbio tu sei lo stesso mia, mia. Per diritto d'amore lo dico adesso. Tu resti l'importante, così naturalmente mia, mia. Per diritto d'amore comunque sia》
Così recitava quel biglietto depositato sul cuscino dove, poche ore prima, ci stava dormendo Federico. Lasciai che una lacrima solitaria scivolasse sulla mia guancia e presi velocemente il telefono. Non ci pensai due volte a fotografarlo e a modificare il filtro facendo in modo che la foto sembrasse un po' più carina. La caricai sul mio profilo Instagram, taggando di proposito Fede facendo in modo che tutti avessero saputo che era già impegnato.
Per comune accordo avevamo deciso di mandare avanti la nostra relazione senza uscire allo scoperto, ma in quel momento, avevo sentito il bisogno di condividere con il mondo intero che io, Aurora Valli, ero la compagna di Federico Bernardeschi.

XoXo
Ciao ragazz* bell*, come state?
Spero bene. In sento in dovere di dirvi, ora che lo Stato Italiano non sta passando un buon periodo di rispettare tutte le norme che ci vengono posti. La saluta è al primo posto e, se, rispettiamo tutte le regole vedrete che finirà tutto molto presto.
Comunque HO APERTO UN PROFILO IG MI CHIAMO "queenelizabethswatpd". Seguitemi perché lì vi aggiornerò e condividerò con voi tante cose.
♡♡.

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